23- E quindi so n'caso disperato, eh?

2.8K 96 52
                                    

"Sara, hai finito? Stiamo andando a pranzo da mia mamma, perché non metti un paio di jeans e una maglietta?" Ero davanti all'armadio cercando qualcosa di decente da mettere, lanciando qualsiasi vestito che mi passasse davanti agli occhi sul letto dove Niccolò era ancora steso e guardava la scena con sguardo confuso, mentre io riuscivo a trovare soltanto difetti in ogni capo che era nel mio armadio.

"Perché è tua madre e non mi vede da prima che io e te ci lasciassimo. Sono sicura che ha già ha una brutta opinione su di me per averti fatto stare male e.." io continuavo a prendere vestiti nell'armadio lanciandoli poi sul letto, fino a quando non sentì il respiro di Niccolò sul collo e la sua mano che fermava la mia.

"Guardami" io mi voltai lentamente verso di lui che prese il mio viso tra le mani.

"Mia mamma ti vuole bene come se fossi sua figlia, pensi che quello che è successo tra noi cambi le cose? O pensi che ciò che indossi cambi l'opinione che ha su di te?" Io scossi la testa tenendo gli occhi puntati sui suoi color cioccolato mentre lui non disse più nulla e mi lasció un dolce bacio sulle labbra.

Era impossibile come una persona avesse sempre le parole giuste nel momento giusto, eppure con Niccolò era così.
Lo guardavo mentre  osservava ogni singolo indumento che avevo lanciato sul letto, per poi prendere  un vestito e passarmelo.

"Metti questo che è già tardi" osservai il vestito che avevo tra le mani, era di un color verde smeraldo non troppo scollato e che arrivava a metà coscia. L'incarnato abbronzato delle mia pelle faceva ben risaltare quel colore e così lo indossai, seguendo i consigli del mio ragazzo, per poi abbinare ad esso un sandalo di color oro.

Eravamo appena arrivati a casa di Anna e non riuscivo a capire perché ma l'ansia mi stava divorando, il che non era normale dato che conoscevo già Anna e anche molto bene.
Da quando eravamo scesi dalla macchina Niccolò aveva preso la mia mano stringendola e non l'aveva mollata nemmeno per un secondo, aveva capito perfettamente il mio stato d'animo senza che io dicessi nulla e non smetteva di sghignazzare.

"Niccolò piantala o ti arriva un calcio" dissi mentre strinsi anche io la sua mano per poi voltarmi verso di lui e guardarlo in cagnesco.

"Sei divertente Sarè, nemmeno quando ti ho presentato mamma per la prima volta stavi così" lui mi stampô un dolce bacio sulle labbra per cercare di tranquillizzarmi.

"Ero una ragazzina ingenua al tempo, ora vorrei solo scappare" dissi mentre arrivammo davanti al portone e Niccolò non fece in tempo a rispondermi che senza che suonassimo il campanello la porta si aprí rivelando la figura di Anna, che con mia grande sorpresa e come al solito ci accolse calorosamente.

"Troppo tardi, piccolè" sussurró poi Niccolò avvicinandosi al mio orecchio evitando di farsi sentire da Anna, per poi salutare sua mamma.

"Ciao ragazzi. Sara, quanto tempo! Non sai quanto sono felice di vederti. Come stai? Ma stai mangiando? " Anna mi strinse in un abbraccio caloroso e soltanto in quel momento tutta la mia ansia e tutte le mie preoccupazioni svanirono. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo di nuovo amata e in una famiglia, non che Niccolò non lo facesse ma era diverso. Anna per me era sempre stata la madre che mi era mancata, quando avevo qualche problema era lei che chiamavo.

"Ciao mà, sto bene anche io, grazie" disse poi Niccolò mettendo il muso per non essere stato calcolato, mentre entrava in casa seguito poi da me ed Anna che sentendolo in quelle condizioni non riuscimmo a non scoppiare a ridere.

"Non è cambiato per niente eh?!" Anna si rivolse a me mentre  notai Niccolò andare a salutare i suoi fratelli.

"Per niente" dissi poi scoppiando a ridere insieme ad Anna dirigendomi poi anche io verso Lorenzo e Valerio, che con mia sorpresa erano felice di vedermi.

Dietro a te, er Colosseo nun se vede. -UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora