Dietro a te, er Colosseo nun se vede. -Ultimo

20- Tu ne vali la pena.

Cinque giorni, cinque fottutissimi giorni di silenzio tra me e Niccolò. O almeno da parte mia, dato che dopo quella sera lui aveva provato a chiamarmi e scrivermi ogni giorno, insistentemente, eppure io avevo declinato ogni chiamata e avevo evitato ogni messaggio. Era venuto a casa ed era venuto anche al bar, e nonostante non fosse d'accordo, Gaia mi aveva sempre coperto dicendogli però la verità, ovvero che in quel momento non me la sentivo di vederlo o di parlargli. Non era che non volevo vederlo, era semplicemente che ancora non mi sentivo pronta, ero ancora troppo delusa da lui e avevo bisogno di tempo.
Sapevo che lui questo lo aveva capito eppure sembrava non arrendersi.
Mi mancava? Come l'aria.
Lui era l'unico uomo in grado di farmi mancare l'aria quando era troppo vicino e in grado di farmela mancare quando era troppo lontano.
Probabilmente in quel momento il mio orgoglio stava prendendo il sopravvento su ogni cosa, persino sul grande amore che ci univa.
Sapevo benissimo come stava, non riuscivo a non preoccuparmi per lui e non riuscivo a non chiedere almeno tre volte al giorno a Gaia e Adriano come stava Niccolò, nonostante tutto lo amavo alla follia, se ne stava sul divano con le sue amate birre e sigarette tutto il giorno, era uscito soltanto quelle poche volte che aveva provato a venire da me e nei giorni successivi alla nostra litigata si era anche rifiutato di andare in studio.

Gaia per l'ennesima volta era davanti a me a raccontarmi di come stesse male il mio ragazzo e di quanto io fossi testa di cazzo a non volergli nemmeno parlare, ma stavolta anche Priscilla era d'accordo con la bionda.
Quando per l'ennesima volta anche Adriano mi disse che anche quel giorno si era rifiutato di andare in studio, ricomparve in me un minimo di lucidità e decisi di andare da lui.

Indossai la prima felpa che trovai in camera, senza far caso che fosse la sua felpa che aveva lasciato da me giorni prima e sotto lo sguardo attento delle mie due migliori amiche indossai le scarpe e presi la borsa.

"Non guardatemi così, vado da lui" non sapevo nemmeno io dove avevo trovato il coraggio di fare quel passo, dato che fino a qualche minuto prima continuavo a dire che non mi sentivo pronta di affrontarlo.

Notai che Gaia e Priscilla si rivolsero un sorriso a cui però non diedi nemmeno poi di tanto peso, dato che uscì subito di casa e prendendo la macchina sfrecciai per le vie di Roma.
Fortunatamente non abitavamo molto lontani e in una decina di minuti ero sotto il palazzo di casa di Adriano, dato che Niccolò era ancora da lui.
Avevamo deciso di tornare a casa nostra ma non avevamo mai deciso quando e adesso sembrava tutto un grosso punto interrogativo.

Entrai nel portone del palazzo e salì le scale arrivando poi davanti alla porta dell'appartamento, fortunatamente appena bussai fu Adriano ad aprirmi.

"È in sala" ringraziai il castano salutandolo anche, dato che stava uscendo,  e poi mi diressi verso la sala dove trovai Niccolò stravaccato sul divano circondato da bottiglie di birra, vino, e sigarette. L'odore nella stanza non era del tutto gradevole, dato che l'odore di alcool ricopriva qualsiasi altra fragranza.

"Adrià vattene, t'ho già detto che nun ce vengo in studio" lui non si era nemmeno voltato dato che probabilmente non aveva sentito bussare e sapendo che l'unica presenza che era in casa insieme a lui era Adriano, pensava che fosse il suo migliore amico.

"E invece ora alzi il culo e ci vai" ero sotto lo stipite della porta con le braccia incrociate e soltanto nel momento in cui riconobbe la mia voce, si voltó di scatto verso di me lanciando il telefono che aveva in mano con il quale stava cazzeggiando su Instagram.

"Nun c'ho voglia. Te lo ha chiesto Adriano di venire per cercare di farmi alzare, vero?" Lui si sedette sul divano, sul quale era steso per poi voltare lo sguardo da me alla Tv accesa davanti a se.

"No, non me l'ha chiesto nessuno. Non ce la facevo più a saperti in queste condizioni" lui non disse nulla e io provai ad avvicinarmi a lui ottenendo in risposta soltanto uno sguardo.