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Elizabeth

«Secondo me la McGranitt ha preparato tutta questa cosa dei Capitani solo per far vedere che abbiamo una campionessa del mondo a scuola...» scherzò Jack, finendo di legarsi una delle due trecce.

James rise: «Nah, l'ha fatto perché sa che sono uno schianto con la divisa da Capitano di Grifondoro.»

«Convinto tu, Potter...» la ragazza si strinse nelle spalle.

Io mi voltai verso di lei: «Mi fai la treccia come la fai tu? Io non sono capace...»

Lei rise: «Tua madre è una parrucchiera!»

«Io no, però!»

Eravamo nell'ultimo vagone in fondo al treno, stavamo finendo di prepararci per fare l'"entrata ad effetto" di cui ci aveva parlato la Preside. Ero sempre più convinta che Jack avesse ragione.

Potter, Bolt, eravamo abbastanza conosciuti nel mondo magico, quindi probabilmente voleva vantarsene con gli altri Presidi.

«Ehi, novellino! Smetti di fissare la mia ragazza o vuoi un autografo?» James urlò verso l'altra parte del vagone, dove c'era il ragazzino di Serpeverde.

Io sospirai: «È Capitano al quarto anno, probabilmente è più forte di te, James.»

«In realtà volevo parlare di tua sorella, Potter. Secondo te le potrei piacere?» il ragazzo sembrava in imbarazzo, grattandosi la nuca.

James spalancò la bocca, guardando me e Jack, poi il Serpeverde: «Mia sorella è troppo piccola per pensare a queste cose, riprova tra dieci anni. Anzi, mai.»

«Finito!» esclamò l'altra ragazza per alleviare la tensione.

Per nostra fortuna, il treno si fermò e, poco dopo, la McGranitt entrò nello scompartimento per avvicinarsi che era il momento di andare. Ci disse che i nostri bagagli sarebbero stati trasportati direttamente nella torre dedicata alla scuola e non avremmo dovuto preoccuparci di nulla.

La Preside ci fece mettere dietro tutti gli altri ragazzi, in fila ordinata. Quando si spalancarono le porte, noi eravamo nascosti in modo che non ci vedessero, fino a quando i due Caposcuola, alzando la bacchetta, formarono lo stemma di Hogwarts.

A quel punto inforcammo la scopa e, dopo un breve giro intorno tutta la sala della Beauxbatons, attraversammo lo stemma, ognuno nella porzione della sua Casa. Tutti quanti applaudirono, mentre noi atterravano vicino alla McGranitt.

Qualcuno ebbe persino l'audacia di indicarmi, mentre tutti quanti continuavano a guardarmi e sussurrare. Ormai ero abituata e non ci feci quasi caso, più interessata ad osservare l'interno del castello.

Era tutto così luminoso. Io ero abituata ad Hogwarts che, per quanto bellissima, era parecchio tetra. Lì invece sembrava quasi di stare in una serra.

La luce filtrava, leggermente bluastra, dal soffitto traslucido. Le pareti erano ornate da tessuti delicati, che si abbinavano bene alle divise azzurrine degli studenti.

Ci accomodammo al tavolo che ci indicò Madame Maxine, la Preside, lasciando spazio all'entrata della Durmstrang.

Avevo sempre avuto un certo timore di quella scuola, più per come ne avevo sentito parlare e perché sapevo che praticavano anche le Arti Oscure. In un certo senso, però, quel velo di mistero mi incuriosiva parecchio.

La stanza sembrò quasi rabbuiarsi quando gli studenti della Durmstrang fecero il loro ingresso. Indossavano divise pesanti, con una pelliccia, non adatte al clima mite della Francia.

Dopo uno spettacolo da mangiafuoco spaventoso ma affascinante allo stesso tempo, anche loro si accomodarono dalla parte opposta della sala.

A quel punto Madame Maxine si alzò in piedi, invitando i due colleghi a fare lo stesso. Conoscevo il Preside dell'altra scuola di nome: una volta era un giocatore di quidditch parecchio famoso, Viktor Krum, poi aveva avuto una specie di vocazione, pareva.

«Porgo il mio caloroso benvenuto a tutti gli studenti e ai Presidi delle scuole straniere in visita. Da questo momento, fino al resto dell'anno, mi esprimerò in inglese come il resto del corpo docenti e vi pregherei di cercare di comunicare il più possibile con i vostri colleghi stranieri.» sorrise agli altri due.

La mezza gigantessa mosse una mano, scoprendo un telone dietro di lei e rivelando un gigantesco calice, ricolmo di un liquido svavillante: «Questo è il Calice di Fuoco. Potrete mettere il vostro nome all'interno di esso per avere la possibilità di diventare Campioni, tempo ventiquattro ore. Scrivete il vostro nome e la vostra scuola su un pezzo di carta, poi mettetelo nel Calice. Ciò ovviamente sará consentito solo agli studenti con più di diciassette anni, prenderemo tutte le precauzioni necessarie.»

Guardai James, accanto a me, che era incantato con lo sguardo verso il Calice. La preoccupazione per lui saliva, avevo letto diversi libri e sapevo quanto era pericolosa una cosa del genere. Non volevo perderlo.

Gli afferrai la mano e lui la accarezzò, senza staccare lo sguardo da quella che per me appariva più come una condanna a morte. Almeno avevo la speranza che non l'avrebbe scelto.

James

«Immaginati venire ricordato fino alla fine dei tempi! Devo assolutamente mettere il mio nome in quel Calice!» esclamai alla mia ragazza.

Eravamo appena arrivati nella nostra ala del gigantesco castello, nella piccola Sala Comune che avevano affidato ad Hogwarts.

Elizabeth continuava a toccare la collanina che le avevo regalato, mormorando qualcosa sottovoce. Sembrava davvero tesa, non se la stava godendo come avrebbe dovuto a causa di questa sua preoccupazione.

«Ehi, smettila di stare in ansia in questo modo, Ellie...» mormorai; avvolsi un braccio attorno alle sue spalle e la strinsi a me.

Lei appoggiò la sua testa sulla mia spalla: «Io non voglio perderti.»

Sospirai, sentendo quelle parole. Non me ne sarei andato. Non l'avrei lasciata sola, avevo promesso che l'avrei sempre protetta.

«Sono qui, sono al sicuro. Qualunque cosa accada, io tornerò sempre da te, amore.» la rassicurai.

Si raggomitolò di più su di me: «Questo non lo decidi tu, se entri in quello stupido torneo. Ti prego, James, sei tutto ciò che ho...»

«Voglio solo rendere fiero mio padre e tutti quelli che si aspettano qualcosa da me. Voglio essere come te.»

Lei alzò la testa di scatto, in modo da guardarmi negli occhi: «E io voglio che la persona che amo sia al sicuro, accanto a me e lontano da ogni possibile minaccia. Tu sei l'unica cosa bella dell'essere me, James Sirius Potter. Quindi smettila di dire stronzate, hai tutto ciò che ti serve anche senza quel torneo.»

La accarezzai, appoggiando la fronte contro la sua: «Tu sei tutto ciò che mi serve, quindi su questo hai ragione. Ma proverò ad entrare e se lo farò vincerò quella coppa per te. Giuro che sarai fiera di me alla fine, e contenta di avermelo lasciato fare.»

Una lacrima solcò la sua guancia: «Non morire, ti prego, amore.»

«Non prima di averti sposata, Ellie.»

A/N:
Ecco qui il nuovo capitolo! Oggi andiamo di romanticismo, specialmente nella parte finale. Bene, quindi James proverà ad entrare nel torneo, ce la farà? Nel prossimo capitolo lo scopriremo! La relazione riuscirà a resistere alla pressione? Non vi resta che continuare a leggere!
Au revoir!

Legacy - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora