A/N: avete atteso questo capitolo con impazienza. Servitevi miei adepti!
James
Davanti a me si stagliava la creatura più grande che avessi mai visto. Era un gigantesco rettile, molto più grande dei draghi di mio zio Charlie, con tre teste che guizzavano da tutte le parti. La morsa della paura strinse il mio petto, mentre osservavo la zona.
Al collo centrale era appesa una piccola scatola rossa, a circa dieci metri d'altezza e contornata dalle spine della creatura. Il resto dell'arena era contornato da un paesaggio roccioso e impervio, ma con molti punti per ripararsi da qualsiasi attacco quella cosa mi lanciasse addosso.
Cosa c'era di così difficile in prendere una scatoletta?
Il rettile stridì, prima di guardare nella mia direzione e cercare di colpirmi. Mi spostai dietro una roccia, il cuore che batteva a mille.
Mi serviva un piano. Non potevo, né volevo ucciderlo, quindi dovevo trovare un modo per arrampicarmi sul suo collo. Usare Accio non avrebbe avuto senso, dato che la scatola era legata all'animale.
Prima di tutto dovevo salire sul suo corpo. Sembrava si muovessero solo le teste, quindi almeno era un punto di appoggio stabile. L'unico problema erano i grandi aculei.
Un colpo di coda distrusse la roccia dietro cui ero nascosto, aprendomi anche uno squarcio sulla guancia. L'adrenalina diminuì il dolore, mentre correvo dall'altra parte avvicinandomi di più al corpo spinoso.
Dovevo distrarre le teste, tenerle impegnate almeno fino a quando non fossi salito sul collo in mezzo. Oppure potevo bloccarle.
Puntai la bacchetta verso il mostro: «Petrificus totalus!»
Un fascio di luce si sprigionò dal legno: in un attimo tutte le teste di fermarono immobili, gli occhi colmi di ira che mi osservavano. Ora non c'era più pericolo di un attacco, ma dovevo ancora salire fino in cima per prendere la mia scatola.
Cominciai ad arrampicarmi usando gli aculei più grandi come appigli. All'inizio fu facile, ma mano a mano che salivo la distanza tra uno e l'altro si faceva sempre maggiore, fino a che facevo fatica a raggiungere quello successivo.
Ero a parecchi metri di altezza, le vertigini cominciavano a colpirmi, insieme alla stanchezza. Il mio cuore batteva forte e riuscivo a sentire solo quello, senza il fragore del pubblico, e il sudore sulle mie mani appoggiate agli aghi d'osso.
L'unica soluzione era far cadere la scatola da lontano, anche se non ne conoscevo il contenuto. Era una mossa rischiosa, avrei potuto rompere ciò che c'era dentro e rischiare di perdere la prova. Non avevo altra scelta, però, se non volevo rischiare di farmi male sul serio cadendo da quella posizione.
Puntai la bacchetta verso il collo del rettile, più precisamente la corda che teneva la scatola. Dovevo fare attenzione a non fargli male: «Recido!»
La corda si tagliò con uno schiocco, per fortuna senza ferire l'animale, e si sfilò. Dovevo pensare in fretta, avevo pochi secondi prima che si schiantasse a terra, non potevo permettere che qualunque cosa ci fosse al suo interno si rompesse: «Accio scatola!»
Come al rallentatore, vidi la scatola cambiare direzione, completamente contro la forza di gravità. Il contenitore rosso mi arrivò direttamente in mano, ed io la alzai in aria. Finalmente tornai a sentire gli applausi e le urla del pubblico mentre il mio cuore, finalmente, rallentava un pochino.
Cercai il viso della mia ragazza tra le centinaia di persone del pubblico e, quando lo trovai, mi accorsi che stava esultando più di tutti gli altri. Era sicuramente orgogliosa di me, come anche i miei fratelli e mio padre.
Ora non restava che vedere se gli altri avrebbero fatto meglio di me. Dentro la tenda non si vedeva nulla, quindi non sapevano quale fosse la prova e come superarla.
Presi un respiro profondo e cominciai a scendere piano dal collo dell'animale, facendo attenzione a non rompere quella maledetta scatoletta. Dovevano esserci 500 galeoni, almeno, per quello che avevo fatto.
Quando arrivai con i piedi per terra, per poco non mi cedettero le ginocchia. Camminai lentamente verso la tenda, la stanchezza e il dolore del taglio cominciavano a farsi sentire.
«Che c'è là dietro, Potter?» mi chiese Edmund, riscaldandosi prima di uscire.
Io risi, buttandomi su una sedia mentre la signora Paciock accorreva per medicare la mia ferita: «Roba mortale, Hoffmann. Non farti ammazzare alla prima, altrimenti non c'è competizione.»
«Draghi?» domandò Lucille, che sarebbe andata per ultima, curiosa di sapere se aveva ragione.
«Molto peggio, cugina.»
Elizabeth
Appena James aveva preso quella scatolina, avevo tirato un gigantesco sospiro di sollievo. Almeno per un altro po' di mesi sarei potuta stare tranquilla.
Guardammo il resto delle prove in estasi, specialmente quella di Lucille. Era molto aggraziata e domò il rettile con grande abilità, mentre il ragazzo tedesco era molto più impacciato.
Quando finalmente uscimmo dall'arena, trovai il mio ragazzo già fuori, con una maglietta pulita e la ferita medicata. Per fortuna stava bene e anzi, sembrava euforico.
«Ehi, Ellie!» esclamò, dandomi un bacio «Visto? Sono tutto intero come promesso.»
Sorrisi: «Mh mh, per questa volta forse. Sono sicura che mi darai ragione alla fine...»
Lui si passò una mano tra i capelli, poi prese la mia con l'altra e cominciammo a camminare verso il castello: «È stato spaventoso, ma divertente. Sono sicuro che sei molto invidiosa della mia grande abilità...»
Oh, se lo scorda va proprio: «Nah, l'avrei fatto meglio ed in meno tempo. Io sapevo che cos'era quella creatura.»
Ed era vero. L'avevo letto da qualche parte in un libro di Cura delle Creature Magiche e in più era anche un simbolo nelle Rune Antiche.
«Ah sì? Allora dimmelo un po', sapientona.» mi sfidò.
Mi spostai i capelli sulla schiena, poi mi schiarii la voce: «Runespoor, rettile proveniente dall'Africa, Burkina Faso, precisamente. Le sue teste hanno tre personalità ben precise: quella a destra prende decisioni su dove andare, quella in mezzo è una sognatrice e quella a sinistra, con zanne velenose, giudica le altre due. Molte volte quest'ultima manca, perché staccata a morsi dalle altre. Rappresenta il numero tre nelle Rune Antiche ed è classificato con il numero massimo di pericolosità dal Ministero della Magia.»
Lui mi guardò un secondo: «Woah, ok, ok... Non metterò mai più in dubbio le tue conoscenze!»
Risi, poi lo baciai: «Sarà meglio, Potter.»
A/N:
L'ora è giunta! Vi piace come prima prova? Ho soddisfatto la vostra curiosità? Ma... Cosa c'è dentro la scatolina rossa? Vi dò un indizio: c'entra con la prossima Prova! Comunque, oggi mi è partito l'embolo, quindi vi dico come sono fatte le bacchette di James ed Ellie. Liz ce l'ha di castagno, crine di unicorno, undici pollici, flessibile, mentre James di cipresso, piuma di fenice, dodici pollici e mezzo, rigida. Andate a cercare i significati se ne avete voglia!
Au revoir!P.S.: vi lascio la scena cancellata del Runespoor in Animali Fantastici!
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Legacy - James Sirius Potter
FanfictionSEQUEL DI RIVALRY (DISPONIBILE SUL MIO PROFILO) James ed Elizabeth stanno finalmente insieme, niente amici gelosi, niente stampa, niente Bolidi. Il settimo anno ad Hogwarts sta per iniziare ma insieme ad esso una antica tradizione, che li trasporter...