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Elizabeth

Era passato un mese dal Ballo del Ceppo. Io e James eravamo in una specie di limbo, come se non riuscissimo davvero a tornare alla normalità ma allo stesso tempo non volessimo litigare. Quella situazione di stallo ci aveva dato tempo per rilassarci prima della Seconda Prova, dato che ormai mancavano meno di ventiquattro ore.

Avevo letto e riletto la fiaba che il mio ragazzo aveva recuperato ed ero arrivata alla conclusione che avrebbe dovuto affrontare un Incantesimo del Sonno, anche se non capivo in che modo. Non potevano di certo farlo addormentare, altrimenti come avrebbe potuto svolgere la Prova?

Ero immersa nei miei pensieri quando Alex entrò nell'aula di Antiche Rune praticamente di corsa. Si gettò nella sedia accanto a me, facendo cadere per terra una penna, e mi guardò negli occhi: «È pronta.»

Per poco non mi venne da ridere per l'emozione: «Dici sul serio?»

Lui annuì: «Hai l'ora buca dopo?»

«Sì, finalmente possiamo risolvere questo maledettissimo mistero!»

Mi agitai un po' troppo, causando un'occhiataccia del professore appena entrato in classe.

Passai la lezione a giocherellare con la collanina. Mi si era formato un nodo in gola, pensando a tutto quello che potesse significare quella Pozione.

Volevo che Alex fosse mio fratello e magari, in fondo, volevo anche un padre. Questo avrebbe risolto tutti i miei problemi con James, ma significava anche generarne di nuovi.

Se fossi stata veramente la figlia del Ministro Dubois, non avrei potuto semplicemente dirlo casualmente. Si sarebbe creato uno scandalo e probabilmente sarebbe cambiata totalmente la percezione del pubblico verso di lui e me. Non era una cosa da poco.

Quando suonò la campanella ci alzammo immediatamente dal banco e, senza attendere un secondo di più, camminammo fino alla stanzetta dove avevamo nascosto il calderone.

Non mi accorsi di avere le mani sudate fino a quando il ciondolo non mi scivolò via. Ricalcai con le unghie la scritta, incisa nella parte posteriore:

Alla ragazza più incredibile del mondo, sul campo e fuori. Dal tuo rivale numero uno, James.

Sorrisi, ma fui riportata presto alla realtà quando Alex mi strappò un capello.

«Ahi! Ma che diavolo-» protestai.

Lui mi zittì con un cenno, poi prese uno dei suoi e lo buttò nel calderone, che conteneva un liquido praticamente trasparente. Gettò anche il mio, poi osservò la pozione.

«Dovrebbe diventare verde scuro se siamo parenti, o rosso se non lo siamo. Come una specie di semaforo.» spiegò.

Non capii l'ultima parola: «Una specie di che?»

Lui sbuffò: «Giusto, tu non sei mai stata in una città babbana... Un semaforo è-»

Questa volta fui io ad interromperlo, quando il mio sguardo cadde sul liquido gorgogliante in mezzo a noi: «Sta cambiando colore!»

Fui grata di non dover bere quella pozione. Stava assumendo un colore verdastro ed emanava un odore molto forte. Non era cattivo, ma stava cominciando a darmi la nausea.

Finalmente, la Pozione raggiunse la tonalità che ci aspettavamo. Sembrava il colore di un'erba che avevo fatto crescere l'anno prima nella serra di Hogwarts. E questo significava eravamo imparentati.

Alexandre si alzò in piedi sorridendo a trentadue denti: «Sei davvero tu! Non sai quanto ho aspettato questo momento!»

Mi abbracciò e io risi ricambiando. Era una sensazione così strana, mi ero liberata da un grosso peso. Mi sentivo come se avessi respirato un palloncino pieno di elio, e non riuscivo a smettere di ridere.

Avevo un fratello. Avevo un padre.

Dopo qualche minuto, finalmente ci staccammo dall'abbraccio, continuando a sorridere.

Alex appoggiò la fronte contro la mia: «Incredibile... Sei mesi fa eri una perfetta sconosciuta e ora-»

«Ora cosa?»

Mi voltai di scatto. James era sulla porta, i pugni chiusi e lo sguardo di chi aveva capito una cosa completamente diversa da quello che era in realtà.

Fu come se tutto l'elio che avevo ingoiato si fosse di colpo trasformato in cemento. Il mio ragazzo girò i tacchi e se ne andò, senza dire una parola. Io gli corsi subito dietro.

«James! Ti prego, aspetta! Lasciami spiegare, non è come pensi!» lo presi per un polso, e lui mi guardò negli occhi.

Le sue guance erano rigate dalle lacrime, la bocca tesa e gli occhi erano fissi verso di me, completamente impassibili: «È colpa mia. Non avrei mai dovuto innamorarmi di te.»

Il mio cuore smise di battere. I miei polmoni si svuotarono. Volevo urlargli di non andarsene, di lasciare che gli spiegassi tutto, ma le parole non uscivano dalla mia bocca. Lo guardai allontanarsi senza fare nulla.

Lo avevo seguito e non avevo idea di dove fossi, né di quanto tempo fosse passato. Stringevo forte la mia collanina, aggrappandomi disperatamente a tutto ciò che mi rimaneva di lui.

Non potevo averlo perso. Non così. Non dopo tutto quello che avevamo affrontato così tante cose insieme.

Lo amavo così tanto.

«Liz... Tutto bene?» Robert Whig mi guardò, mettendomi una mano sulla spalla.

Scossi la testa.

«Lo ha scoperto vero? E ha frainteso tutto.»

Sentirlo ad alta voce mi spezzò ancora di più il cuore. Annuii, sempre in silenzio.

«Sono venuto a cercarti perché la McGranitt ci vuole urgentemente nell'ufficio di Madame Maxine. Mi dispiace trascinarti via così, ma sembrava davvero importante...» cercò di tirarmi via.

«Devo parlargli, Rob. Devo spiegargli tutto.» mormorai, cercando di non scoppiare di nuovo in lacrime.

Lui sospirò: «Magari andrà meglio se lo lasci sbollire un po'. Andiamo, o la Preside ci ucciderà. Dopo potrai parlargli quando vi sarete calmati entrambi. Andrà bene, tranquilla.»

Piano piano, mi lasciai guidare verso l'ufficio dalla mano gentile di Rob. Mi imposi di non versare altre lacrime e di rimanere composta davanti alla McGranitt.

Avevo rovinato tutto.

A/N:
... Mi scuso. Ma era importante. Non odiatemi vi prego ╥﹏╥... Eccoci qui. Beh, c'è la seconda prova domani, James riuscirà ad affrontarla? O avrà il cuore troppo ridotto in frantumi? E cosa vuole la McGranitt da Rob e Liz? Lo scoprirete solo continuando a leggere! Scusatemi ancora,  vi voglio bene <3 ma era necessario.
Au revoir!

Legacy - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora