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James

«Un po' più a sinistra, signor Hoffmann! Ecco, très bien!» esclamò la fotografa francese.

Era il giorno dopo la rivelazione dei Campioni e giornalisti da tutto il mondo magico erano venuti a farci visita. Rita Skeeter, la donna più odiosa d'Inghilterra, ovviamente era venuta per rappresentare la Gazzetta del Profeta.

«Posso intervistarti, James? Sai, mi ricordi molto tuo padre, nella tua stessa posizione. Certo, lui era molto più importante di te, ma sicuramente i miei lettori apprezzeranno un po' di scoop esclusivi sul nuovo Campione! Vieni, vieni!» mi trascinò via senza nemmeno lasciarmi il tempo di dire nulla.

La Skeeter mi spinse su una poltrona in una saletta laterale, la sua fastisiosissima penna che prendeva appunti accanto a lei e gli occhiali che brillavano con la luce del sole francese.

«Dimmi James, come ci si sente ad essere offuscato da tutte le persone intorno a te? Tuo padre, tua zia, la tua ragazza... Per una volta ti senti importante anche tu, com'è la sensazione?» ghignò.

Sbuffai. Che razza di domanda era? Non mi sentivo offuscato proprio da nessuno, avevo tutto ciò che mi serviva.

«Uhm... Non dovremmo parlare del Torneo?» mi grattai la nuca, lanciandole un'occhiataccia.

Lei rise, in modo acuto e fastidioso: «Ai miei lettori non importa del Torneo, James caro... Piuttosto, parlami della tua vita amorosa. Come vanno le cose con Elizabeth?»

Sospirai, non c'era niente da fare con lei: «Bene. Non che ti debba importare, sia chiaro.»

«Suo padre non si è fatto avanti dopo la Coppa del Mondo?» mi chiese, una luce maliziosa nei suoi occhi.

Quello mi fece arrabbiare. Se pensava che sarei andata a parlare della vita privata della mia ragazza davanti a tutti, si sbagliava di grosso.

Mi alzai in piedi, senza guardarla in faccia: «Se ti viene in mente qualche domanda sul Torneo, sarò ben lieto di rispondere. In caso contrario, arrivederci signora Skeeter.»

Uscii dalla stanzetta, sbattendo la porta alle mie spalle.

Elizabeth

Mi sedetti nel banco da sola, il professore di Antiche Rune appoggiato alla cattedra che aspettava tutti gli studenti.

La luce filtrava dalle finestre e mi riscaldava, ma si prospettava davanti a me una noiosissima lezione, dato che nessuno dei miei amici era nello stesso corso.

Mi legai i capelli in uno chignon, fermandolo con una matita come facevo sempre per evitare che mi intralciassero nella lettura. Chiusi gli occhi, godendomi il calore.

Quando li riaprii, per poco non mi presi un infarto. Un ragazzo era seduto di fianco a me, con un sorriso smagliante e un libro in francese in mano.

«Bonjour Ellie! Ti dispiace se mi siedo qui?» esclamò Alexandre Dubois.

Annuii: «Uhm... Sì, ok. Potresti chiamarmi Liz?»

«Perché? Ellie non ti piace? Il tuo fidanzato ti chiama sempre così...» appoggiò la faccia alla sua mano sul banco.

«Sì, ehm, è diverso...»

Lui sorrise: «Non gli sto molto simpatico, vero?»

Quella conversazione stava prendendo un piega decisamente divertente, quasi da farmi ridacchiare sotto i baffi: «Beh, tendenzialmente non gli piacciono gli esseri di sesso maschile che mi rivolgono la parola per più di un minuto... Comunque sì, forse tu hai un posto speciale nel suo cuore.»

Lui rise, allargando le braccia sulla mia sedia. Lo faceva sempre anche James, e la cosa mi dava non poco fastidio se non era fatta da lui.

«Non mi interessi, comunque. In realtà è più mio padre quello interessato a te, io ti vedo come una specie di... Sorella.» spiegò.

A quel punto scoppiai a ridere anche io: «Sorella? Ma se mi conosci da un giorno, neanche! Se tuo padre vuole sponsorizzarmi o qualcosa del genere, non sono interessata.»

«Nah, è più una cosa personale, ma sicuramente non posso parlartene in una classe vicino ad orecchie indiscrete. Vieni in biblioteca, dopo le lezioni.» propose.

Suonava decisamente come una trappola, un tentativo di rapimento o qualcosa di simile. In più, il gossip volava fin troppo in fretta, specialmente quando si parlava di me. Non volevo che si pensasse che stavo tradendo James.

«Come so che non mi tramortirai e trasporterai in qualche scantinato per estorcermi informazioni che non so?» strinsi gli occhi, osservandolo.

Mi ricordava molto qualcuno, ma non riuscivo a capire chi. Aveva i capelli scuri e il sorriso ammaliante, ma non mi piaceva particolarmente. Era troppo simile a qualcun'altro.

Per un secondo pensai a Robert, ma non era lui. Alexandre era molto più mingherlino e slanciato, con una corporatura più vicina alla mia.

«Non sono una specie di spia politica, Elizabeth. Non ho nemmeno diciott'anni e sinceramente non mi potrebbe importare di meno della carica di mio padre. Per quello, dovresti preoccuparti di più di Lucille...» ridacchiò.

Incrociai le braccia al petto: «Mi devo fidare?»

«Sono trasparente come l'acqua, sœur...» alzò le mani in alto, come se stessero provando ad arrestarlo.

La lezione passò tranquilla. Io ero più avanti nel programma, quindi aiutai Alex per la maggior parte del tempo. Era un ragazzo simpatico, non se la tirava troppo come diceva James.

Chiacchieravamo del più e del meno e scoprii che voleva visitare Londra e il Regno Unito, che adorava il quidditch ma che non sapeva giocare e che non aveva mai assaggiato una cioccorana.

Era la prima volta che stringevo una vera e propria amicizia con qualcuno non inglese, nonostante tutti gli stranieri che avevo incontrato alla Coppa del Mondo.

Promisi anche di firmargli un autografo e lui mi invitò di nuovo a conoscere suo padre di persona, sarebbe venuto ad assistere alla Prima Prova.

Magari James aveva ragione. Potevo godermi il soggiorno alla Beauxbatons.

A/N:
Eccomi qui amici! Scusate per il capitolo un po' più corto, almeno contiene un po' più di storia rispetto al precedente. Che ne pensate del personaggio di Alexandre? Cosa vuole questo monsieur francese da Liz? E come reagirà James alla loro nuova amicizia? Stay tuned per scoprirlo!
Au revoir!

Legacy - James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora