15 ~ potresti venire da me

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Erano ormai quasi arrivate le vacanze di Natale, erano giusto rimasti quei due giorni di scuola totalmente inutili sia per gli studenti che per i professori. Avevo già dato gli esami, che probabilmente erano andati uno schifo, ma non me ne poteva fottere niente. So che avrebbe dovuto fregarmene, dato che se non li avessi superati sarei stata costretta a passare un altro anno in quello schifo di posto, ma non ci riuscivo proprio, la vita è troppo breve per essere sprecata sui libri a studiare.
Ruby l'avevo vista molto raramente, a colazione andava sempre via prima che arrivassi io e a cena spariva. La vedevo qualche volta a pranzo, all'inizio era completamente ostile, stava in silenzio e non parlava neanche se qualcuno le puntava un fucile addosso. Con il tempo la situazione è leggermente migliorata, se così si può considerare parlare solo quando Mary Margaret o Belle le facevano una domanda, senza però lasciare trasparire alcuna informazione. Avevo più volte cercato di chiarire, ma ogni mio tentativo si era rivelato vano. Avevo anche provato con dei messaggi sul cellulare, che prontamente ignorava, e anche con menzioni e DM su Twitter il cui unico risultato fu avere un follower in meno.
Mary Margaret mi aveva raccontato che con lei e Belle si comportava in modo normale e che probabilmente non ce l'aveva davvero con me, ma che era troppo orgogliosa per accettare le mie scuse e  ammettere di avere sbagliato.
Spesso mi sentivo in colpa perché la litigata con Ruby non aveva allontanato solo noi due, ma anche Ruby da Belle e Mary Margaret, che non c'entravano nulla con questa storia. Non perché ce l'avesse con loro, ma perché stavano spesso con me e per evitare me, evitava anche loro. Per questo a volte la sera andavo a mangiare al tavolo di Regina e Zelena, per poterle lasciare un po' di spazio con le sue amiche, che in fondo conosceva da prima di me.
Ok, forse non era solo per quello che lo facevo, ma giuro che per una buona parte era veramente quella la ragione.
Con mia grande sorpresa una volta a noi tre si era aggiunta anche Belle. Inutile dire che le persone erano tutte stupite da questo fatto: per quasi un anno non si era avvicinata anima viva a Regina e ora, oltre a me, si era aggiunta anche Belle. Ciò suscitava ancora più scalpore poiché quest’ultima non aveva mai nascosto il suo terrore nei confronti di Regina e ora si ritrovava a ridere e a scherzare al suo tavolo.
Ovviamente io sapevo che la vera ragione per cui era lì era Zelena e non Regina.
Era incredibile quanto avessero legato quelle due. L'uscita era partita per un caso, per colpa di una mia idea folle, ma, dopo di essa, Belle e Zelena avevano continuato a parlare e a sentirsi. Non che anche io non parlassi con Zelena, ma quelle due erano proprio diventate amiche per la pelle, andavano in giro per tutta la scuola ridendo e facendo le coglione. Se avessi dovuto scommettere, avrei detto che era proprio questo che le accumunava, il fatto di essere delle complete idiote.
Avevo anche il sospetto che stessero complottando contro di me visto che a volte quando mi avvicinavo a loro mentre parlavano sobbalzavano e cambiavano argomento immediatamente, mettendosi a parlare di cose senza senso, come del fatto che le scale della scuola sarebbero state più belle dipinte di arancione con i corrimani blu o della nuova marca di ammorbidente usato per le divise.
Regina in un momento di debolezza mi aveva confessato che le dava fastidio il fatto che stessero sempre insieme, perché nella sua opinione era segno che Zelena si stava stancando di lei. Io ovviamente avevo insistito sul fatto che non era assolutamente così, che Zelena le voleva bene e che l'avrebbe sempre considerata la sua migliore amica. Non penso che mi credette, ma ad ogni modo non riaprì più la questione.
Il mio rapporto con Regina aveva fatto enormi progressi e allo stesso tempo non aveva mosso un passo.
Era migliorato perché adesso parlavamo molto più frequentemente, spesso anche nei corridoi o in giardino, sotto gli occhi di tutti, che nel frattempo si erano abituati a noi. Inoltre la prima volta che le avevo chiesto se potevo cenare con loro, non si era messa ad urlarmi contro o a fare storie, aveva solo annuito e detto "Ok."
Un giorno mi aveva anche chiamato ‘amica’. Va be', nello specifico aveva detto: "Hey amica, mi passi un tovagliolo?"
Lo so benissimo che è una frase che si dice anche al primo che passa, però questo non aveva impedito al mio stomaco di attorcigliarsi peggio delle cuffie per ascoltare la musica dopo essere state in tasca. Mi rendo perfettamente conto di quanto tutto questo fosse patetico, alla fine non mi aveva detto nulla di che, non mi aveva detto che mi amava o chissà cosa, aveva solamente pronunciato una tipica frase senza pensarci, ma ormai la pateticità era diventata la mia caratteristica principale.
Ed è per questo che nonostante tutto non riuscivo ad essere totalmente appagata dai miei progressi con Regina.
Il fatto è che il giorno dell'uscita avevo pensato veramente che mi stesse per baciare, ma evidentemente non era così, stava solo scherzando, visto che dopo quella volta non ci siamo più neanche toccate. Niente baci, niente abbracci, niente strette di mano, neanche un ‘batti cinque’! La cosa più vicina a uno sfioramento è stato, appunto, quando mi ha chiesto di passargli il tovagliolo. Sembrava quasi non mi volesse toccare; una volta le avevo dato una pacca sulla schiena e lei era sobbalzata, per cui avevo pensato di avergliela data troppo forte, ma dopo la stessa cosa si è ripetuta con una gomitata che non avrebbe fatto male neanche a un bambino di cinque anni.
In più, se possibile, era ancora più lunatica, una volta mi sorrideva e l'istante dopo mi urlava contro.  La parte peggiore era che ero sempre più cotta di lei, avevo provato in tutti i modi di farmi passare questa cosa, ma era stato tutto inutile.
L'unica con cui mi sfogavo era Belle, anche se penso che ormai si fosse stufata di sentirmi blaterare di Regina. Avevo pensato di dirlo anche a Mary Margaret, ma avevo paura. A Belle l'avevo detto in un momento di debolezza, ma se tornassi indietro non so se lo rifarei. Quello era un problema che riguardava solo me, non avrei dovuto assillarla con la mia stupida ossessione.
Ma ora il problema più grande era un altro. Mancavano due giorni alle vacanze di Natale, poi sarei tornata dalla mia famiglia a Boston e ciò significava che non avrei visto Regina per un mese. Io sarei stata in quella schifosa metropoli e lei lontano da me a... ‘Lei dov'è che abita?’
"Regina, tu dov'è che abiti?" La ragazza da parte a me alzò gli occhi dal frappuccino che stava bevendo e mi guardò negli occhi.
"Nel letto accanto al tuo." Cercai di capire se stesse scherzando, ma il suo viso era rilassato e serio.
"No, intendo dire, in che città vivi o vivevi prima di venire in questo college, dove abita la tua famiglia?" La vidi rabbuiarsi un po' e capii che non avrei dovuto fargli quella domanda.
"A Storybrooke."
"E andrai lì per le vacanze?"
"Sì." So che non avrei dovuto insistere visto le sue risposte molto secche e restie, ma in quel momento prevalse la mia curiosità di conoscere qualcosa di più su Regina, qualcosa sulla sua vita al di fuori di quelle quattro mura.
"E andrai dalla tua famiglia?"
"Purtroppo non ho altra scelta."
"In che senso?"
"Nel senso che non posso permettermi un albergo."
"Perché non vuoi stare con la tua famiglia?"
"Te l'ho già detto mi sembra, io odio la mia famiglia e la mia famiglia odia me."
"Ma se vi odiate così tanto, come farete in questi giorni?"
"Immagino che dovremo entrambi stringere i denti. Io, dal canto mio, cercherò di farmi vedere il meno possibile."
"Potresti venire da me" buttai lì cercando di farla sembrare una proposta disinteressata, mentre in realtà ero in ansia, speravo tanto che dicesse di sì. So che non avrei dovuto, ma sperai che l'odio per la sua famiglia fosse così profondo e radicato da indurla ad accettare il mio invito.
Lei strabuzzò gli occhi, incredula, poi si rilassò e scoppiò a ridere.
"Sì, certo bionda! Come no!"
"Perché no? Siamo amiche e..."
"Non siamo amiche." Alzai gli occhi al cielo.
"Sì, come vuoi. Allora siamo compagne di stanza, condividiamo la stanza ventiquattr'ore su ventiquattro, condividere la casa per qualche settimana non sarà un problema, è anche più grande! E poi mi annoierei a morte, probabilmente tutti i miei amici  si sono dimenticati della mia esistenza e io sarei costretta a stare a casa da sola e finirei per fare cose come studiare!" Sembrò tentata dalla mia proposta e stette un po' a valutarla prima di rispondere.
"Non si può fare, bionda." Con quella frase distrusse tutte le mie speranze.
"Oh... E perché?" Si mise di nuovo a ridere.
"Perché ti vedo ogni singolo giorno, mi serve una pausa da te!" Stiracchiai un sorriso per non stonare con la sua risata, ma dentro mi sentivo morire. Davvero mi considerava così asfissiante? Davvero non mi sopportava più?
"Beh se cambi idea fammelo sapere."
"Non lo farò."
 
 
 
Domenica sera eravamo tutti invitati alla festa di Natale.
Una volta lì mi ricordai quello che aveva detto Ruby alla festa del compleanno del preside: senza ragazzi non era una vera festa. Era una cosa stupida, era come se fossimo in un locale gay senza essere gay.
Anche se forse lo ero, non lo sapevo. Mancando l'oggetto dei miei desideri non riuscivo a capirlo. Regina non era venuta alla festa. Avrei dovuto aspettarmelo, era domenica e lei la domenica non c'è mai, pensavo facesse un eccezione per quella sera, quindi rimasi male quando Zelena mi disse che non era venuta.
Alla fine la festa era un modo per salutarsi prima delle vacanze; c'era cibo a volontà e questa volta ci avevano concesso pure l'alcool, anche se continuavo a pensare che Ruby avesse ragione. Senza ragazze non era una festa.
Ruby... Mi mancava veramente tanto e questa era la mia ultima occasione per rimediare, se no avrei dovuto aspettare un altro mese. La cercai fra la massa di persone nella stanza e la trovai dopo un po' in un angolo, vicino al tavolo con gli alcolici a bere. Era sola, né Mary Margaret né Belle né nessun'altra delle sue amiche era nei dintorni, era il momento perfetto.
Arrivai da dietro e le misi una mano sulla spalla.
"Hey Ruby." Sobbalzò quando sentì la mia voce.
"Cazzo Emma, che cosa devo fare per farti capire che non voglio parlare con te? No, seriamente, dimmelo perché io non lo so proprio!"
"Per favore Rubs, io voglio solo chiarire!"
"Non c'è niente da chiarire!" iniziò a gridare.
"Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare! Farò qualsiasi cosa!" Mi guardò per un attimo con aria di sfida.
"È molto semplice Emma, devi smettere di parlare con Mills per sempre e allontanarti da lei." Mi mordicchiai il labbro, tentennante.
"No, questo non posso farlo."
"Porca troia, Ruby, che cazzo ha quella ragazza di tanto speciale?"
"Non so spiegartelo neanche io." E mi resi conto che era la verità. Cosa aveva Regina di tanto speciale? Certo lsi è bellissima, stupenda oserei dire, con degli occhi in cui ti ci potresti perdere e non trovare più la strada del ritorno, ma non era quello. No, era qualcosa di più, qualcosa di molto più profondo che neanch'io sapevo esprimere. E tutto d'un tratto mi venne voglia di dirle tutto, di spiattellarle tutti i sentimenti che provavo per Regina, in modo che forse avrebbe capito perché non la potevo semplicemente lasciare andare.
Ma quando lo stavo per fare mi trattenni. Non potevo dirglielo innanzitutto perché eravamo in un luogo pieno di gente e qualcuno avrebbe potuto sentirmi e poi perché mi resi conto che non avrebbe capito un bel niente, anzi probabilmente sarebbe stata ancora più ostile nei miei confronti.
"Lo sapevo, è solo un capriccio."
"No, cazzo Ruby, non è solo un capriccio! Tu... Tu non puoi capire!"
"Spiegamelo allora!"
"Non posso!" gridai.
"Bene... Senti Emma, tu hai fatto la tua scelta consapevolmente, quindi non cercarmi più."
"Ma..."
"Goodbye, Emma." Si voltò e se ne andò lasciandomi da sola.
Dopo quella discussione non mi andava più di rimanere in quel posto caotico così andai nella mia stanza, resa ancora più silenziosa dall'assenza di Regina.
Semplicemente mi buttai sul letto e iniziai a fissare il soffitto lasciando che i pensieri mi invadessero, ma senza ascoltarli veramente.
Non so quanto tempo stetti in quella posizione, ma quando sentii la porta sbattere seppi che era comunque troppo presto perché Regina fosse già tornata. Mi tirai su con i gomiti e la vidi appoggiata alla porta appena sbattuta, con la testa bassa e il respiro affannoso. Non riuscivo a vederle gli occhi perché i capelli le ricadevano giù e li ricoprivano e questo non faceva altro che aumentare la mia preoccupazione, odiavo non poterle vedere gli occhi. Mi alzai di scatto e andai subito verso di lei.
"Regina! Regina, stai bene?" Non ricevetti risposta; lei continuò a stare immobile, attaccata alla porta con il respiro affannato. Le misi un braccio dietro la schiena e uno sul petto e praticamente la costrinsi a spostarsi da lì e a sedersi sul mio letto. Io ero agitatissima, iniziai a muovermi per la stanza senza sapere bene cosa fare.
"Vuoi qualcosa? Un bicchiere d'acqua, una coperta, del tè, un..."
"Lei era lì." La sua voce era bassissima e tremava, sembrava quasi stesse parlando con se stessa.
"Lei era lì e io potevo sentirla e non se ne voleva andare" continuò, poi tirò su le ginocchia contro il petto e ci appoggiò la fronte, mentre le sue mani andavano a torturare i suoi capelli come a voler rimuovere i pensieri dalla testa, di qualunque natura fossero. Io mi avvicinai lentamente, quasi fosse un animale ferito.
"Regina?" Le appoggiai una mano sulla spalla e fu quello che la fece scattare. Tirò su la testa di scatto e finalmente riuscii a vedere i suoi occhi. Lucidi. Spalancati. Più ambrati che mai. Non ero sicuro che riuscisse a vedermi veramente. Mi sedetti di fianco a lei, mentre continuava a fissarmi con quegl'occhi che seguivano ogni mio movimento, quasi non capisse chi ero o se fossi veramente lì.
"Regina, mi vuoi dire quello che è successo?" Continuava a stare zitta e a fissarmi.
"Regina? Sai che a me lo puoi dire..." Sembrò riscuotersi un attimo perché rimise giù le gambe, smise di torturarsi i capelli e abbassò lo sguardo.
"Ero lì, nel solito il posto il posto in cui..." Fece fatica ad andare avanti, io stetti in silenzio per permetterle di prendersi il suo tempo.
"Il posto in cui è successo. Ero lì e ad un tratto l'ho sentita. All'inizio pensavo fosse solo il vento, ma poi ho capito che non lo era, era lei, era Dorothy. Io non potevo vederla, ma la sentivo, era lì. Non so cosa volesse, ma non voleva andarsene. Non sono riuscita a restare lì, quella presenza mi stava uccidendo." Alzò la testa e mi guardò sorridendo, un sorriso che non aveva neanche un po' di allegria.
"Ora penserai che sono pazza." Le sorrisi sinceramente, scuotendo la testa.
"No, penso tu sia solo spaventata."
"Però non mi credi. E io ti giuro che era lì, la potevo sentire, mi voleva rinfacciare che è morta a causa mia. Sono solamente un mostro, un'assassina. Dovrei essere io quella morta, non lei..." Stava tornando nel panico, lo leggevo nei suoi occhi, non ascoltava neanche più quello che provavo a dirle per calmarla, così feci l'unica cosa che mi venne in mente. La baciai. La mia bocca premette contro la sua e le nostre lingue si incrociarono. Lei rispose subito al bacio, le sue labbra erano anche più morbide di quello che mi ero immaginata e combaciavano perfettamente con le mie. Dopo un tempo troppo breve mi staccai, perché ero sicura che a lei avesse dato fastidio, ma appena mi allontanai leggermente, fu lei a riappropriarsi delle mie labbra. Continuammo a baciarci per un tempo davvero infinito, anche da sdraiate. Le mie braccia erano avvinghiate alla sua schiena per tenerla vicina, le sue facevano lo stesso sul mio volto. I minuti passavano e noi non davamo alcun segno di voler smettere. Quando infine ci staccammo, perché esauste, prima di addormentarmi ancora abbracciata a lei, pensai che quella era la giornata più bella di tutta la mia vita.
 
Il mattino dopo quando mi svegliai ero sola. Regina e tutte le sue cose erano sparite.

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