DIVERSA

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Diversa.
Conoscete quella sensazione di svegliarsi, un giorno , e sentirsi diversa?
Questa é una di quelle mattine.
Il sole é appena sorto e si insinua tra le persiane semiaperte della mia piccola finestra.
É caldo, dorato, piacevole sulla mia pelle.
Mi sgrano gli occhi, poi mi giro dall'altro lato del letto.
La osservo.
Lei uno sguardo severo , come sempre d'altronde, delle ciglia nere lunghissime e la frangia scompigliata e ormai troppo lunga che le cade lungo la fronte .
"Sembra quasi un angelo mentre dorme", penso tra me e me.
Ma in realtà é un diavolo.
Si, proprio così.
Questa donna dal faccino dai lineamenti semplici e dal corpo gracile e minuto, in realtà é un vero e proprio demone , e sta rendendo la mia vita un maledetto inferno .
Vorrei ucciderla qui, nel mio letto, mentre é indifesa come una bambina, finire la sua vita senza darle la possibilità di infliggermi altro dolore, senza la possibilità di guardarla negli occhi mentre emana il suo ultimo respiro.
Ma non ne sono capace.
Non sono un'assassina.
Non sono come lei.
O forse queste sono solo un mucchio di bugie per nascondere una sola verità: lei é un diavolo, ma a me il paradiso non é mai piaciuto.

<<Hai l'aria di chi dorme poco e male>> afferma Zulema entrando in cucina con lo spazzolino che le pende tra le labbra.
<<Io dormo fin troppo bene, Zulema>> mento, mentre sbatto le uova per preparare i pancake.
<<Lo spero, altrimenti non toccherai nemmeno un coltellino da caccia>> afferma ironica, alludendo alle armi che invece dovremmo usare per esercitarci.
In effetti non sono nella mia forma migliore, però posso cavarmela anche con le occhiaie e un po' di ore di sonno arretrate.
<<A meno che quel coltellino non finisca accidentalmente sulla tua carotide>> affermo.
Da dietro le spalle sento la sua risata, fragorosa com'è.
Giuro che l'ammazzerei in questo momento se solo avessi un po' di quella presunzione e crudeltà che appartiene a lei.
<<Attenta che potresti morire già dissanguata mentre fai queste minacce>> afferma, sputando nel lavandino accanto ai fornelli.
<<Quante volte ti ho detto che devi lavare i denti sotto la doccia?>> le chiedo infastidita.
<<Quante volte devo ripeterti che mi fa schifo sputarmi da sola addosso? Ho una certa autostima>> ironizza, mentre lega i capelli in una coda morbida e si sposta la frangia dietro le orecchie.
Osservo il suo lungo collo che sembra essere scolpito a marmo per quanto risulta essere molto femminile.
<<Allora lavali nel cesso , ma non nel lavandino della mia cucina>> mormoro.
Lei ride di gusto.
<<La pazienza non è il mio forte, ricordalo Maca>> dice in modo prepotente, poi mi guarda e si riscioglie i capelli, spostandoseli sul collo sensualmente.
A volte non capisco perché lo fa, ma sembra che voglia apparire sempre impeccabile davanti ai miei occhi, e soprattutto le piace farsi guardare.
<<Non vuoi fare colazione?>> le chiedo.
<<Non mi fido delle tue uova>>
<<Tranquilla, non contengono esplosivi come le tue>> ironizzo, alludendo a uno dei momenti più critici di quando eravamo in carcere poiché Zulema aveva fatto saltare in aria il pollaio a causa delle sue "galline-bomba".
<<Te l'ho sempre detto, se dimentichi il passato rendi tutto più facile>>
<<Non posso cancellare il passato>>
<<E perché non puoi?>> mi chiede, accavallando le gambe e prendendo una mela dal tavolo.
<<Non ti odierei allo stesso modo>> affermo.
Lei morde la mela, poi sorride.
<<E a che serve l'odio?>> chiede.
<<A non ucciderti subito, ma a farti morire lentamente come tu hai fatto con la mia famiglia>>
<<E tu pensi di essere capace di uccidere una come me?>> domanda ironica.
<<Io sono capace di tante cose da quando ho conosciuto te>>

I hate you, I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora