SENZA PAURA

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Dopo una settimana passata ad esercitarci, finalmente é arrivato il grande giorno.
Zulema ha scelto come prima rapina una gioielleria non molto lontana dalla periferia di Madrid.
Il piano é entrare travestite come due signore benestanti per non destare sospetti, prenderci qualche gioiello, scappare ed eliminare tutte le tracce dandole fuoco.
Zulema conosce molto bene quella gioielleria.
Ne conosce i protocolli di sicurezza, le entrate e le uscite, gli addetti alla sicurezza, i gioielli che hanno più valore.
Si può dire che conosce ogni metro di quel posto.
Nulla può andare storto.
Sono le 06:00 del mattino quando la sveglia suona. Ma io sono sveglia già da un pezzo, anche se non mi sono ancora alzata dal letto.
Zulema continua a dormire nonostante la sveglia stia suonando incessantemente, ma ha lo sguardo infastidito.
Sembra quasi una persona dalle emozioni normali di ogni essere umano.
Cerco di prendere la sveglia dal suo comodino e accidentalmente cado su di lei.
Si sveglia di soprassalto e mi afferra per i fianchi.
<<Vuoi uccidermi, bionda?>> mi chiede furiosa.
<<Stavo solo prenendo la sveglia>> affermo ad un centimetro dal suo volto.
Lei non molla la presa, tiene stretti i miei fianchi tra le sue mani e mi guarda fisso negli occhi.
Rimaniamo così per vari istanti, poi molla la presa e si alza di scatto dal letto, mentre io rimango a fissarla.
Si gira dal mio lato e sorride.
<<Cosa c'è, ti ha emozionata cadere come un sasso sopra di me?>> ironizza.
Dentro sento un imbarazzo mai provato fin ora nei suoi confronti, e prego ogni Dio esistente che io non stia arrossendo.
Mi alzo senza proferire parola e come programmato inizio a prendere gli abiti che dovrò indossare per fare la rapina.
Un tubino nero aderente e una parrucca nera.
Zulema va in bagno nel frattempo, per cui decido di iniziare a vestirmi in camera visto che lei ci mette sempre molto per prepararsi.
Tolgo il pigiama e indosso il tubino nero che scende aderente sul mio corpo, che mette in risalto il mio décolleté e il mio sedere.
Non so come abbottonare la cerniera dietro, per cui passo molto tempo davanti allo specchio cercando di chiuderla da sola.
All'improvviso Zulema entra in camera con solo l'intimo addosso e mi lancia un'occhiataccia, mentre lei si avvia verso l'armadio per prendere le sue cose.
Io continuo invano a cercare di chiudere la zip, mentre di tanto in tanto la osservo attraverso lo specchio mentre cerca le sue cose e nel frattempo bestemmia.
<<Che cazzo>> mormoro, arrendendomi davanti allo specchio.
Lei alza lo sguardo, getta i vestiti che stava per infilare e viene dietro di me.
Mette le mani sulla mia schiena, afferra la zip e lentamente la porta su' fino a chiuderla del tutto. All'improvviso sento una strana sensazione esplodermi nel petto, e sento una scia di brividi corrermi lungo la schiena.
Lei mi guarda, poi sorride con fare malizioso, mentre é ancora in intimo dietro di me.
<<Ti sta molto bene, bionda. Sembri una segretaria del cazzo>> ironizza, mordendosi un labbro. Poi prende i suoi vestiti e li indossa velocemente.
Un tailleur rosa alto in vite che slancia molto la sua silhouette, un top nero velato e sopra una giacca dello stesso colore del pantalone.
Mentre mi sistemo la parrucca nera nello specchio, non riesco a evitare di guardarla ogni tanto. Mi incuriosisce molto la sua vanità, il suo vedersi impeccabile ad ogni costo.
Dopo un po' viene accanto a me e inizia a specchiarsi.
Si gira, rigira, si guarda attentamente e anche io la guardo. In effetti questi pantaloni le stanno davvero molto bene e mettono in risalto il suo sedere di modeste dimensioni.
Dopo mezz'ora siamo pronte.
Prendiamo due pistole, l'occorrente per la rapina e ci mettiamo in macchina.
Lei guida spensierata, come se stessimo andando ad una cerimonia così ben vestite, e non a fare una rapina.
Accende la radio, canta di gusto, mastica un chewing-gum, mentre io mi torturo le mani per il nervosismo.
Come potrebbe finire male una rapina in cui la tua partner si comporta come se stesse andando in vacanza ?

Non appena arrivate fuori alla gioielleria, Zulema trova il posto migliore per parcheggiare l'auto rubata giorni fa' con cui fuggiremo dopo la rapina.
La sistema in una posizione strategica, la lascia aperta in modo che debba solo metterla in moto dopo.
Prima di scendere dall'auto, Zulema mi consegna una pochette con all'interno una pistola, mentre la sua la mette nell'interno della sua giacca.
Entrambe mettiamo un paio di occhiali da sole per essere meno riconoscibili.
<<Pronta?>> mi chiede, sistemandosi la parrucca bionda nello specchietto retrovisore.
Annuisco, mentre dentro sento la tensione salire alle stelle.
Scendiamo dall'auto e ci incamminiamo verso l'entrata, dove all'esterno vi é un bodyguard.
Accenniamo un saluto all'uomo, poi entriamo.
Inizialmente facciamo un giro nella gioielleria per renderci conto più o meno della situazione.
Dietro gli occhiali da sole di Zulema si nascondono due occhi scrutatori che in questo momento staranno osservando attentamente ogni minimo dettaglio di questo posto.
Il piano era valutare la circostanza: quante persone ci sono all'interno, quanti clienti, quanti addetti alla sicurezza, quante telecamere, anche se in realtà Zulema un'idea già se l'era fatta.
La parola d'ordine per metterci in azione che avevamo scelto era: come luccica!
Zulema mi guarda dietro i suoi occhiali pieni di glitter color argento, poi mormora "come luccica!"
In men che non si dica, lei estrae la sua pistola e la punta contro un addetto alla security, io seguo puntandola contro un altro dipendente.
<<Questa é una rapina, ma se vi comportate bene , nessuno si farà male, intesi?>> urla Zulema a voce alta.
Tutte le persone si abbassano spaventate, si nascondono dietro i banconi con le mani sopra la testa.
<<Tu, inizia a mettere questa fila di gioielli in questa pochette!>> esclamo contro il dipendente contro cui ho la pistola puntata .
Gli porgo la pochette che lui afferra impaurito.
Il dipendente esegue il mio ordine, mentre apre la vetrina con una di quelle card speciali e inizia a mettere i gioielli nella mia pochette.
Zulema nel frattempo mi guarda attentamente, mi segue con lo sguardo continuamente, mentre tiene il suo ostaggio con una pistola puntata alla testa.
Il mio ostaggio finisce di riempiere la pochette, me la porge, con gli occhi impauriti.
In questo momento mi chiedo come io sia passata dall'essere una segretaria d'azienda ad una rapinatrice armata.
Zulema costringe il suo ostaggio a riempire la sua di pochette con altri gioielli ancora più preziosi.
Ad un certo punto noto che i gioielli che Zulema sta prendendo sono di gran lunga molto più valorosi dei miei, se non il triplo, almeno il doppio.
<<Spero che anche quelli li divideremo>> le dico.
Lei mi guarda divertita.
<<Ad ognuna la sua parte, bionda>> afferma.
Dentro di me la rabbia prende il sopravvento .
Perché deve sempre considerarsi superiore a me?
Un attimo dopo le punto la pistola contro, guardandola minacciosamente.
In un millisecondo il mio ostaggio di cui per la rabbia mi ero assolutamente dimenticata, mi punta una pistola contro e con un calcio fa volare la mia sul pavimento.
Zulema mi fulmina con lo sguardo.
Ha l'aria di chi vorrebbe davvero vedermi morta in questo momento.
<<Non ti muovere altrimenti sparo la tua amichetta>> sbotta il dipendente dietro alle mie spalle. Mi avvolge il collo con un braccio mentre con l'altro mi punta una pistola alla tempia.
Zulema ha lo sguardo confuso, per la prima volta nella mia vita la vedo impaurita, nel pallone, ha lo sguardo perso e un'espressione severa.
<<Abbassa l'arma>> afferma Zulema, ma l'uomo dietro di me stringe ancora più la presa.
<<Abbassala tu>> afferma lei, mentre tiene la sua pistola puntata contro il suo ostaggio.
<<Allora significa che la tua amichetta bionda morirà>>
Non appena Zulema sente queste parole, con una mossa agile estrae un'altra pistola dalla sua giacca.
<<Ora chi deve abbassare l'arma?>> chiede lei furiosa, puntandone una contro l'uomo dietro di me e una contro il suo ostaggio.
Il mio ostaggio molla la presa, lo sento tremare dalla paura dietro di me.
Finalmente molla la presa, si abbassa per posare l'arma a terra quando all'improvviso Zulema le spara un colpo giusto in testa.
Tutto il sangue di quell'uomo schizza contro di me, sporcandomi tutte le scarpe .
Lei ha lo sguardo perso nel vuoto, io sento una scarica di adrenalina assurda, per cui prendo la mia pistola , quella del mio ostaggio morto sui miei piedi, la pochette, e insieme scappiamo lentamente dalla gioielleria, continuando a tenere la pistola puntata contro l'altro dipendente che invece non é armato. Chiudiamo le porte della gioielleria, Zulema in fretta e furia digita sullo schermo elettronico della porta blindata un codice pin per non permettere a nessuno di uscire finché non saremmo scappate.
Ci dirigiamo velocemente verso la nostra auto, gettiamo le pochette stracolme di gioielli sotto i sedili, poi Zulema accelera lungo una collina alta che porta alla periferia di Madrid.
Per tutto il tempo stiamo in silenzio, lei ha lo sguardo severo e concentrato e pensa solo a guidare, mentre io ho il cuore che mi batte in gola. Non faccio altro che chiedermi perché lei abbia sparato a quell'uomo per proteggermi.
Avrebbe potuto farmi ammazzare da quell'uomo e lei avrebbe ammazzato entrambi e poi sarebbe scappata con entrambi i bottini.
Invece no, ha ucciso quell'uomo proprio sotto i miei occhi. Per dimostrare cosa, poi?
Che é forte?
Che ha coraggio?
Perché mi ha salvata se mi odia?
In men che non si dica arriviamo nel posto dove abbiamo progettato di bruciare l'auto e i vestiti e dove abbiamo pronta un'altra auto per ritornare al camper.
Prendiamo le nostre cose, ci svestiamo e rivestiamo velocemente, poi con una tanica di benzina presa dall'altra macchina, diamo fuoco
all'auto che abbiamo usato per fare la rapina.

Non appena ritorniamo al camper, la prima cosa che faccio é gettare la mia pochette sotto il letto, poi vado in bagno per farmi una doccia. Addosso ho ancora le tracce di sangue di quell'uomo morto.
Morto a causa mia e dei miei capricci, della mia voglia di sentirmi uguale a lei, al suo stesso livello.
Mi getto sotto la doccia e piango.
Le mie lacrime si confondono con il getto d'acqua caldo che cade sulla mia testa e scivola lungo il mio corpo.
Piango perché a causa mia un povero uomo oggi ha perso la vita.
Piango perché doveva essere un colpo pulito.
Piango perché anche se non ho premuto io il grilletto, la vera assassina sono lei.
Piango perché non sono come Zulema.
Non uccido a sangue freddo come fa lei.
Dopo un quarto d'ora esco dalla doccia, e mi prendo un colpo quando mi ritrovo Zulema appena fuori le ante.
<<Che cazzo ti é saltato in mente?>> mi chiede con una scia di furia negli occhi.
<<Se tu ti togliessi quell'aria di superiorità dalla faccia, tutto andrebbe meglio>> affermo, noncurante del fatto che sono completamente nuda di fronte a lei.
All'improvviso lei afferra il mio collo, stringe le sue mani sempre di più intorno ad esso per strangolarmi.
Io do calci, pugni, cerco di liberarmi dalla sua presa stretta, poi lei mi lancia contro la parete della doccia, dove entra anche lei.
Stringe sempre di più, mentre a me manca l'aria ogni secondo che passa.
Penso tra me e me perché abbia ucciso quell'uomo per salvarmi e perché ora stia cercando di strangolarmi nella mia doccia.
Dopo altri interminabili secondi di agonia, finalmente molla la presa, ma nei suoi occhi ci ritrovo tutta la malvagità e crudeltà che aveva anche quando ha cercato di uccidermi in carcere, ma a differenza di quelle volte, ora trovo nella sua espressione una certa aria di compassione.
<<Non provare mai più a mandare a puttane un mio progetto, perché la prossima volta la pallottola che ha preso quell'uomo sarà tua, ok?>> mi urla contro furiosa come non l'ho mai vista, mentre la mia schiena accidentalmente ha aperto la doccia.
L'acqua inizia a bagnare anche lei, i suoi capelli, il suo volto.
Lo strano segno che ha sotto l'occhio non va via, rimane inciso proprio lì, all'altezza della palpebra, per cui capisco che é un tatuaggio.
Guardandola da vicino, ora, capisco che é una lacrima.
Zulema Zahir, la più grande figlia di puttana che si tatua una lacrima.
Ma quand'é che l'ho vista piangere?
Mentre mi immergo nelle mie riflessioni, lei é ancora qui, di fronte a me, che se ne sta ferma sotto il getto d'acqua che pian piano diventa sempre più tiepido.
Ha lo sguardo sconvolto e gli occhi stanchi che dopo un po' chiude.
Alza la testa verso il getto dell'acqua che scende lungo tutto il suo corpo, colpendola violentemente sul volto.
Per la prima volta ho la sensazione che sia fragile. Per la prima volta non ho paura di lei.

I hate you, I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora