PROPOSTA

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Mai nella vita avrei pensato di essere svegliata da Zulema Zahir che canta come una dea sotto la doccia, e mai avrei pensato di volerla morta solo perché mi ha svegliata nel cuore della notte.
Sgrano gli occhi e accendo il display del telefono che tengo sotto il cuscino che segna le 02:30.
Che ci fa Zulema nel bel mezzo della notte sotto la doccia?
Poso il telefono, poi rimetto la testa avvolta tra il cuscino e la coperta, ma i rumori che provengono dal bagno mi infastidiscono e non mi lasciano dormire.
Dopo un quarto d'ora finalmente il rumore d'acqua finisce e con esso anche il rumore della voce di Zulema.
Chiudo gli occhi sperando di poter finalmente riprendere a dormire, ma ecco che all'improvviso sento Zulema entrare in camera. Apro un occhio per vedere se la situazione è tranquilla e soprattutto se la mia coinquilina non abbia intenzione di uccidermi nel sonno , ma tutto mi sarei aspettata tranne ritrovare Zulema nuda davanti ai miei occhi.
Scruto intensamente il suo corpo, le sue lunghe gambe snelle, il suo petto prosperoso e la sua vite fin troppo sottile. Mi accorgo di quanto sia cambiata anche rispetto al carcere, mi rendo conto che è davvero dimagrita parecchio e che ha un corpo decisamente sciupato.
Si lega i capelli in uno chignon, poi si abbassa per cercare qualcosa nel suo borsone.
I vestiti, spero.
Estrae un paio di slip, un reggiseno e una tuta fluo.
Indossa l'intimo, e nel farlo si guarda molto allo specchio.
Cerco di capire perché sia fatta così, perché sia ossessionata dalla sua immagine, perché abbia così tanta autostima.
Certamente è una bella donna, non una di quelle bellezze mozzafiato, ma una di quelle bellezze particolari, un miscuglio di etnie e di razze che la rende molto attraente.
Mette una tuta aderente fluo che mette molto in risalto le sue forme, soprattutto i suoi glutei che a differenza del resto sono la parte meno ossuta. Sopra indossa una semplice canottiera bianca.
Scioglie i capelli ancora bagnati che le cadono lungo le spalle, si sistema la frangia, poi guarda dalla mia direzione.
Chiudo istintivamente gli occhi e prego Dio che non mi abbia vista mentre la osservavo nel buio.
La sento avvicinarsi a me, a passi lenti, per un attimo penso seriamente che stia per venirmi ad uccidere, poi la sento gettarsi accanto a me come se fosse sfinita.
Sento il profumo del nostro bagnoschiuma invadermi le narici, il profumo del muschio bianco, la mia fragranza preferita, e mi fa uno strano effetto odorarlo anche su di lei.
Non mi abituo all'idea di come io sia capace di dividere il mio letto con lei, la mia nemica di sempre, la persona che mi ha inflitto più male rispetto a qualsiasi altra persona abbia incontrato in vita mia.
Ma poi penso che devo resistere, che devo usarla per imparare da lei cose che non potrei imparare da nessun'altra persona, tipo come fare rapine, come usare un'arma, come utilizzare al meglio i contatti.
Devo resistere per imparare ad essere almeno 1% stronza quanto lei per guadagnarmi da vivere per tutta la vita.
Lei si muove in continuazione, sento il suo respiro aumentare sempre di più, si rigira e rigira come se stesse facendo un incubo.
Ormai dormire accanto a lei è diventato un tormento.
Fa sogni strani, dice cose strane nei sogni e non sta un attimo ferma.
Nemmeno quando dorme smette di pensare.
Mi giro dall'altra parte del letto per guardarla, ma appena mi giro incontro i suoi occhi aperti che mi fissano.
<<Non riesci a dormire , bionda?>> chiede.
<<In realtà stavo dormendo, ma tu hai deciso di fare la doccia nel bel mezzo della notte>> affermo.
<<Beh, ho dei ritmi molto strani, sai?>>
poi si sposta i capelli ancora umidi dietro le orecchie e si morde un labbro.
Quando lo fa, dentro di me si accende come una specie di fiamma che parte dallo stomaco e finisce nel petto.
Non so cosa sia, ma rimango a fissarla senza dire una parola.
Lei chiude gli occhi, senza nemmeno guardarmi si gira dall'altro lato del letto, dandomi le spalle, mentre io rimango a fissare pietrificata la sua schiena, i suoi capelli bagnati che cadono sul cuscino, i suoi fianchi, e penso tra me e me che non dovrei averla nel mio letto, no, ma avrei dovuto ammazzarla già da un bel po'.

Al mattino seguente mi sveglio prima di lei, come sempre.
Vado fuori, raccolgo i vestiti asciutti dalle cordicelle appese al camper, mi accendo una sigaretta e vedo spuntare l'alba.
Sorprendentemente dopo non troppo, ecco che la vedo apparire accanto a me con ancora gli occhi assonnati, con una sigaretta tra le labbra e i capelli più scompigliati che mai.
<<Ti sei svegliata presto>> affermo, mentre lei si siede sul dondolo.
<<Bionda, stamattina non sono propensa al dialogo>> mormora seccata.
Le faccio una smorfia, poi entro dentro per preparare la colazione.
Deve aver dormito male o avuto uno dei suoi soliti incubi.
All'improvviso sento due spari provenire dall'esterno che mi fanno cadere le due tazze di caffè dalle mani.
Mi precipito fuori e noto Zulema che tiene fissa la pistola contro un albero.
<<Ma che cazzo fai?>> mi chiede.
<<Cosa c'è, bionda?
Pensavi mi avessero sparata?>>
mi chiede ironica, sfoggiando il suo solito sorriso da stronza.
<<Magari>> affermo seria.
<<Allora cosa c'è? La paura ti ha bloccato le mestruazioni?>> ironizza.
La odio quando mi tratta come se avessi 3 anni, come se nulla a lei facesse paura e tutto facesse paura a me.
Entro dentro, prendo la mia pistola da sotto il mio materasso, esco fuori e sparo tre colpi di fila.
Lei rimane esterrefatta, a bocca aperta, e mi fissa attentamente, poi sorride.
<<Non ho paura di tre colpi di pistola, Zulema, perciò stai attenta perché la prossima pallottola ti giuro che te la ficco al centro della testa, ok?>> la minaccio, mentre lei si avvicina lentamente a me.
<<Pensi di farmi paura?
Non ci metterei un secondo ad ucciderti e a ballare sul tuo corpo, lo sai, no?>> mi chiede con una freddezza sorprendente nello sguardo.
<<Allora fallo>> affermo, aprendo le braccia e avvicinandomi anch'io a lei.
Rotea gli occhi, poi sbuffa.
<<Mi fai troppo pena per ucciderti, credimi, poi ho un'emicrania terribile e non scopo da tre giorni. Credimi se ti dico che non riuscirei a scavarti la fossa per seppellirti>> mi dice, mentre si porta una mano alla fronte.
<<Sei una maledetta bastarda>> affermo, voltandomi di spalle per andarmene.
<<Maca?>> mi richiama.
<<Hai preparato il caffè?>> mi chiede.
Noncurante entro nel camper per pulire il disastro che ho combinato col caffè, mentre lei si accende un'altra sigaretta.

I hate you, I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora