IL BACIO

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<<Maca..Maca>> sento sussurrare da Zulema, mentre mi scuote un braccio.
Tra il sonno e la confusione della notte precedente, non riesco a capire se sto sognando o se questo sia realtà.
<<Porca puttana>> la sento mormorare, mentre avverto una presenza avvicinarsi al mio viso. Apro gli occhi di scatto e mi ritrovo gli occhi neri di Zulema puntati nei miei.
Istintivamente mi allontano, mentre porto una mano alla fronte per il fitto dolore che avverto alle tempie.
<<Metterti una sveglia proprio no, eh?>> mi chiede seccata, mentre si allontana per cercare qualcosa nel suo borsone.
Mi sgrano gli occhi e cerco di alzarmi dal letto, ma mi rendo conto che non ne ho proprio la forza, così mi lascio andare di nuovo , gettandomi tra i cuscini e le coperte del letto.
Zulema smette di frugare nel suo borsone e si gira per guardarmi.
<<Bionda, muovi il culo che oggi abbiamo un bel po' di cose da fare>> afferma, estraendo un telefono strano dal borsone con una specie di antenna sopra. Provo ad alzarmi nuovamente dal letto, ma appena metto i piedi per terra per alzarmi e provo a camminare, la testa mi gira così forte che per tenermi in equilibrio devo appoggiarmi alla piccola libreria accanto al letto.
Zulema mi guarda stranita, poi alza gli occhi al cielo e sbuffa.
<<Possibile che tu sia così tanto capricciosa?
Fatti una doccia, un caffè e poi sbrigati, altrimenti rimani qui e per te addio rapine e bottini>> mi dice, e con la coda dell'occhio mi guarda mentre ritorno a letto.
<<Dov'è che dovremmo andare?>> le chiedo.
<<Pensi che io e te da sole potremmo rapinare un casinò di quelle dimensioni e di quel prestigio in stile Bonnie e Clyde?>> mi chiede con un filo di ironia nella voce.
<<Lo faremo insieme ad altre persone?>> le chiedo.
Si avvicina a me sedendosi ai piedi del letto.
<<Persone fidate, professioniste. Volevo fartele conoscere, ma tu stai di merda>> afferma, mentre io osservo le sue piccole spalle.
Dopo un attimo si stende accanto a me e alza gli occhi verso il soffitto.
Dopo un attimo poggia la mano sulla mia fronte, guardandomi negli occhi.
Rabbrividisco al contatto della sua mano sulla mia pelle.
<<Scotti, bionda>> mormora.
<<Non sto bene>> affermo.
Lei annuisce, poi salta giù dal letto.
<<Io ho delle commissioni da fare, tu cerca di non morire nel letto che per ora mi servi viva>> dice con una freddezza glaciale nella voce che mi rimane stupita.
Non capisco perché un attimo prima mi mette una mano sulla fronte per vedere se ho la febbre e quello dopo quasi quasi dentro di sé spera che io stia morendo.
C'è un filo logico?
Senza dire altro, prende le sue sigarette e la sua pistola e scende dal camper, dove fuori suppongo ci sia una macchina ad aspettarla.
Mentre mi rigiro e mi giro nel letto e sento sempre di più il mio corpo riscaldarsi per l'aumento della febbre, non faccio altro che ripensare a ciò che é accaduto ieri sera: i nostri sguardi, il nostro stare attaccate sulla brandina, il suo mordersi il labbro, il mio desiderio di baciarla, lei che cerca le mie gambe nel nostro letto.
Non riesco a dare una definizione al nostro rapporto, non riesco a capire perché tutto l'odio che provo verso di lei non basti ad allontanarla definitivamente da me e dalla mia vita. Non capisco perché dice di volermi morta e l'attimo dopo uccide un uomo per salvarmi.
Non capisco perché tra tante, lei ha scelto me per fare queste rapine.
Per rovinarmi la vita? Probabile.
Per farmi diventare come lei?
Mentre nella mia testa frullano tutte queste idee, il mio corpo si lascia andare alla debolezza e in uno schiocco delle dita cado in un sonno profondo.

Quando mi sveglio sta per calare la sera.
Zulema é seduta sulla poltroncina difronte a me, intenta a bere un tè fumeggiante.
Con tutte le mie forze provo ad alzarmi dal letto per andare in bagno, e non appena se ne accorge, Zulema alza gli occhi e mi guarda, senza proferire parola.
Vado in bagno e mi guardo allo specchio.
Ho il viso pallido, gli occhi stanchi e la fronte bagnata dal sudore, come il resto del corpo.
Dopo aver fatto i miei bisogni, torno in camera dove Zulema é seduta allo stesso posto di prima.
<<Hai una cera di merda, bionda>> mormora quasi divertita.
Le lancio un'occhiataccia, poi torno a letto, mentre lei continua a fissarmi.
<<Ho bisogno di qualche medicinale>> affermo, mentre una scia di brividi mi percuote la schiena.
<<Non faccio l'infermiera>> afferma seccata, con quello sguardo prepotente e divertito allo stesso tempo.
<<Zulema, non fare la bastarda e prendi una tachipirina dal mio armadio e un bicchiere d'acqua. Tranquilla, poi ti ripagherò il favore>> mormoro, mentre sento la testa scoppiarmi. Lei alza gli occhi al cielo e sbuffando inizia a frugare nel mio armadio.
Lo fa con occhi curiosi, scruta attentamente tutto ciò che custodisco con cura nella metà dell'armadio che condivido con lei.
<<Sei ipocondriaca, bionda?>> mi chiede, mostrandomi uno spray anti-insetti e ridacchiando.
<<Viviamo in un bosco. Ci sono molti insetti>> mi giustifico con un filo di voce.
Lei ride di nuovo.
Lo fa come se fosse una bambina, in modo disinvolto e spensierato.
Zulema prende la tachipirina e mi porta un bicchiere d'acqua, che io butto giù in un sorso.
Spero che ciò mi servi per stare meglio e rimettermi in sesto. Dipendere da un'altra persona, in questo caso da Zulema, è una cosa che mi da' i nervi proprio.
Zulema ritorna a sedere sulla poltroncina, ha le cuffiette nelle orecchie, la musica a tutto volume e una sigaretta tra le labbra.
Se ne sta nel buio con quei suoi enormi occhi che ogni tanto riesco ad incontrare visto che di tanto in tanto mi osserva.
A tratti sembra così premurosa, così attenta, mentre altre volte mi sembra menefreghista e crudele.
Sento il freddo impossessarsi di ogni centimetro della mia pelle, come se fossimo in pieni inverno e io fossi nuda sotto la neve.
Rabbrividisco, poi inizio a tremare.
Cerco di prendere sonno ma non ci riesco con Zulema che mi fissa nel buio, il freddo insistente, la testa che mi scoppia e dolori in ogni angolo del corpo.
Tremo sempre più forte, cerco di farmi calore strusciandomi le mani tra le gambe.
Ad un certo punto Zulema si toglie le cuffiette dalle orecchie, si toglie le scarpe e si infila sotto le coperte, accanto a me, noncurante di ciò che mi sta succedendo.
Intanto io tremo sempre di più, divento completamente un pezzo di ghiaccio.
Tremo così tento che ad un certo punto la mia schiena arriva a toccare quella scoperta di Zulema.
Al solo contatto lei si irrigidisce e si allontana, girandosi dall'altro lato del letto.
<<Cazzo, bionda, tremi come un pesce fuor d'acqua>> si lamenta, fissandomi negli occhi.
Io nel frattempo apro gli occhi a malapena per fissare la sua espressione, i suoi occhi dentro i miei.
Batto i denti per il freddo, continuo a cercare disperatamente del calore.
Sento i piedi immersi in una specie di vasca piena di ghiaccio.
Vedendo ciò, Zulema si alza dal letto e prende una coperta dal suo borsone.
Me la mette addosso, avvolgendola bene intorno al mio gracile corpo.
<<così dovresti smetterla di tremare e tenermi sveglia>> dice con quei suoi toni arroganti di sempre, ma trovo nei suoi gesti una premura inaspettata, innata.
Non è da Zulema fare qualcosa per qualcuno, seppur un gesto banale.
Non è da Zulema curarsi di un altro essere umano.
Ritorna accanto a me, ma non si infila sotto le coperte, le lascia entrambe avvolte intorno il mio corpo.
Lei resta sulle coperte con quelle sue gambe lunghe fasciate bene da un leggins nero e con quel suo top bianco che le lascia il ventre scoperto.
La osservo malgrado la poca forza che ho anche di tenere gli occhi aperti.
Lei se ne sta a guardare il soffitto impassibile, posso solo sentire i nostri respiri confondersi.
Poi la sento girarsi verso di me, così subito socchiudo gli occhi e fingo di essermi addormentata.
Lei poggia una mano sulla mia fronte, poi la ritrae velocemente.
Rimango folgorata da questo gesto così inaspettato, così lontano dalla persona che è, così strano da parte sua, che anche tra lo stordimento e il dolore, mi scappa un sorriso spontaneo, mentre lei si gira dall'altro lato del letto come a voler scacciare via un desiderio che vorrebbe realizzare a tutti i costi: abbattere le distanze.

I hate you, I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora