"Darti le mani e dirti partiamo
Viaggiare nel mondo, in un posto lontano
Darti certezze che adesso non hai
Darti quello che non hai avuto mai"Dopo un'interminabile viaggio in un elicottero clandestino che Zulema è riuscito ad avere grazie ai suoi contatti, alle 18:00 in punto atterriamo nella periferia di Las Vegas, dove c'è un piccolo hotel poco frequentato e quindi più sicuro per noi.
Alma e Susana trascinano a malapena i loro bagagli, mentre Zulema cammina disinvolta con due zainetti sulle spalle.
Non è stanca, non sbadiglia in continuazione come tutte noi, non si lamenta di avere sonno, fame, sete.
Sembra un fottuto robot per quanto sia capace di sopravvivere anche in condizioni più estreme.
Alla reception presentiamo i nostri documenti falsificati, poi Zulema prende due mazzi di chiavi: uno lo porge a Alma e un altro lo tiene per sè.
<<Scusa, e io?>> le chiedo.
Lei si gira roteando gli occhi.
<<Bionda, non fare la schizzinosa. Sono tre mesi che dormiamo insieme in quel fottuto camper, dormire con me anche stanotte non ti farà male, anzi>> dice, con quella sua solita aria da stronza.
Possibile che anche qui dovrò sopportare la sua presenza costante in ogni fottuto momento della mia vita?
Possibile che anche qui dovrò averla nel mio letto senza poterla minimamente sfiorare?
Il solo pensiero mi da' i nervi, non mi capacito del perché debba decidere sempre tutto lei senza farsi minimamente lo scrupolo di consultarmi almeno.
Odio la sua arroganza, la sua prepotenza, ma sono anche le caratteristiche che in fin dei conti mi attraggono così pericolosamente.
Non le rispondo, a testa bassa la seguo fino agli ascensori.
Alma e Susana avvertendo la tensione di sfida che c'è tra me e Zulema dall'inizio del viaggio ad ora, prendono l'altra ascensore senza nemmeno salutarci.
Zulema entra in ascensore, io rimango fuori distratta a fissarla per un momento.
<<Ti sei incantata?>> mi chiede ironica battendo le mani davanti ai miei occhi.
<<È il sonno>> mi giustifico, entrando in ascensore e premendo il bottone per farlo salire al primo piano.
Appena le ante si chiudono, sento Zulema abbassarsi.
Mi volto appena e noto che sta sistemando le stringhe dei suoi stupidi anfibi, per cui subito distolgo lo sguardo.
All'improvviso sento la sua mano stringermi la caviglia, per cui abbasso lo sguardo e la guardo stranita.
<<Che cazzo fai?>> le chiedo allarmata.
Lei sorride maliziosa, poi rallenta la presa, ma senza togliere la sua mano da lì.
Pian piano si alza, con estrema cautela, ma la sua mano percorre lentamente la mia gamba, fino ad arrivare lì, si, proprio lì.
Non ci credo che stia cercando di sedurmi in un'ascensore, non ci credo.
<<Ti piace?>> mi chiede, avvicinando la sua bocca al mio orecchio.
Sento il suo fiato caldo sul mio collo e penso tra me e me che potrei già venire cosí, senza avere la sua mano tra le gambe.
Il suo sguardo è audace, i suoi sussurri estremamente sensuali.
Il cuore mi batte forte, mentre le mie mani iniziano a sudare per l'eccitazione.
Appena si aprono le ante dell'ascensore lei toglie bruscamente la sua mano dalle mie gambe e riprende il zainetto che aveva lasciato a terra.
Mentre sto per uscire, lei mi sorpassa, strusciando il suo corpo contro il mio con un sorriso indescrivibile.
Sta mettendo a dura prova la mia resistenza e la mia pazienza.
Non capisco cosa vuole esattamente da me e vorrei tanto capirlo per gestire meglio la situazione.
Vuole del sesso occasionale?
Vuole una notte brillante?
Vuole vedermi cedere ai suoi piedi o implorarla di venire a letto con me?
Mentre mi pongo tutte queste domande la seguo nel lungo corridoio che porta alla stanza che sfortunatamente divideremo.
Infila la chiave nella serratura, poi si gira per guardarmi , e i suoi occhi cadono sulle mie labbra.
Sento che stasera accadrà qualcosa, me lo sento.La camera è molto graziosa, tutta arredata di rosso e con tantissimi quadri della città appesi sui muri.
Il letto è grande, alle sue spalle vi è un'ampia vetrata che affaccia sulla città molto illuminata.
Sembra un attico piuttosto che un hotel.
<<Allora, com'è?>> mi chiede, buttandosi sul letto a bruciapelo.
<<È carino>> affermo.
Si alza coi gomiti sul materasso e mi guarda divertita.
<<Certo che sei incontentabile, bionda. Ti manca sempre qualcosa>> afferma con un sorriso ironico.
Forse ha fatto centro, sono incontentabile, ma è vero che mi manca qualcosa.
Mi manca essere amata.
Mi manca essere protetta.
Mi manca amare.
Mi manca qualcuno al mio fianco.
<<È vero, ma a te non importa un cazzo di cosa pensano gli altri, Zulema, quindi non fingere che il mio parere ti interessi>> affermo seccata.
<<Ma l'albero a Natale l'abbiamo arredato come volevi tu, anche se quel blu faceva cagare, ammettilo>> ironizza.
Mi scappa un sorriso.
È raro che una come lei parli con tanta semplicità.
<<Ora ti occupi anche di arredamento?
A quanto pare il tuo business comprende tante cose>> ironizzo, notando un piccolo mini frigorifero al lato del letto.
Ho necessariamente bisogno di bere per sopportarla, lo sento. Altrimenti finirò per ammazzarla.
<<Mi piacciono le cose ben curate, bionda.
Il mediocre non fa per me>> dice, seguendo la traiettoria del mio sguardo.
<<Ci sarà sicuramente vodka e tequila, come da mia richiesta>> afferma, riferendosi al frigo.
Mi avvicino, lo apro e come già anticipato da Zulema, c'è solo Vodka e tequila, poi una vaschetta di gelato a vaniglia, il mio preferito.
Prendo entrambi gli alcolici e mi avvio verso il piccolo angolo cucina della suite.
Zulema mi segue.
Prendo i calici e inizio a versare prima della Vodka, poi anche la Tequila in entrambi.
Zulema afferra il calice e lo porge verso il mio, facendoli toccare.
<<Un brindisi ai nostri ultimi momenti insieme>> dice, guardandomi attentamente negli occhi.
La sua frase arriva dritta al mio cuore, per un attimo penso che stia per mancarmi il respiro, ma cerco di controllarmi.
All'improvviso sento la nostalgia assalirmi, e mi rendo conto che quanto ha detto è vero.
Tra dieci giorni sarà finito tutto.
Finirà la nostra convivenza.
Finiranno le nostre litigate.
Finiranno i nostri sguardi, le nostre parole, il nostro sfiorarci.
Finirà il suo odore nel mio letto, tra i miei vestiti, il rumore bizzarro della sua sveglia, le inpronte dei suoi anfibi sul parquet che fastidiosamente devo togliere ogni santa volta che cammina.
Finirà il condividere il mio letto con lei, finiranno le sue sigarette rollate per bene, le sue birre nel freezer, il suo dentifricio nel lavabo della cucina, i suoi occhi maledetti che mi hanno causato i guai più grandi della mia vita.
Finiremo.
Ci dissolveremo nell'aria, non saremo altro che un ricordo, un po' di polvere che il vento porterà via con sè.
Non saremo altro che due sconosciute che per un po' hanno condiviso tutto l'una con l'altra.
Non saremo altro che due persone che si sono odiate tanto e hanno fatto vincere l'odio e l'orgoglio.
Saremo come tutti quanti gli altri, ci volteremo le spalle senza nemmeno dirci addio.
Capiterà che mi sveglierò una mattina e non la troverò più al mio fianco, mentre lei sarà già lontana kilometri e kilometri da me.
Scapperà.
Scapperó.
Scapperemo.
Perché non siamo altro che due bandite, nel nostro DNA c'è la fuga, la corsa, la paura, l'odio, la menzogna.
Scapperemo, ci faremo del male, ci odieremo fino allo sfinimento per tutta la vita.
Ma un giorno rimpiangeremo di esserci perse.
Di non aver lottato, di aver temuto, di aver esitato.
Le anime uguali dovrebbero stare con le anime uguali, al diavolo la teoria "gli opposti si attraggono".
Perché la verità è che puoi amare solo ciò che conserva dentro di sè anche un po' di te.
Puoi amare solo chi ha l'anima in fiamme come la tua.
<<Agli ultimi momenti insieme>> mormoro, fingendo un sorriso.
Lei se ne accorge probabilmente e mi guarda con una sorta di preoccupazione negli occhi.
<<Che farai dopo?>> mi chiede, mentre versa nei nostri bicchieri altra vodka.
Bella domanda: che farò dopo?
Che farò dopo di averla persa?
<<Penso di girare il mondo>> improvviso all'istante.
<<E tu?>> le chiedo, mentre lei continua a bere. Sarà arrivata già al terzo o quarto bicchiere.
<<Penso di rifarmi questo maledetto naso di merda>> ironizza, portandosi una mano alla fronte divertita.
È già ubriaca fradicia, considerando le birre che ha bevuto anche in aereo.
Rido di gusto alla sua battuta, poi mi volto verso i grandi finestroni che affacciano su una strada illuminata dalle insegne dei locali, dove c'è un divanetto nero di pelle.
Mi alzo portandomi dietro il bicchiere e la bottiglia di vodka e mi siedo sul divanetto, dove Zulema mi segue come se fosse un cagnolino.
Si siede accanto a me, versandosi ancora da bere.
<<Anche io vorrei viaggiare.
Voglio vedere i posti che non ho mai visto, assaggiare cibi che non ho mai mangiato, incontrare le persone che non ho mai incontrato.
Voglio assaggiare il sapore della libertà, godermelo fino alla fine perché ho capito che il tempo non è molto e la vita è fottutamente breve>> mi spiega. In questo momento non so se sia lei o l'alcool a parlare, ma mi piace ascoltare ciò che dice.
I suoi occhi sono così fragili in questo momento, così rilassati come non li ho mai visti.
<<Anche tu, Maca. Viaggia, divertiti, balla fino all'alba, scopa, innamorati, sbaglia, scordami>> dice col sorriso sulle labbra.
L'ultima parola mi stupisce. L'unico modo per apprezzare questa donna è parlarci da ubriaca.
Capisco che il vino l'aiuta a dire cose che pensa effettivamente anche da sobria e mi piace guardarla perdere il controllo, non misurarsi le parole, gettare la sua corazza.
<<È difficile dimenticarti, Zulema, è davvero complicato cancellare tutto ciò che è stato>> ammetto, mentre sento le lacrime pungermi maledettamente gli occhi. Cerco di tenerle a bada, ma è difficile quando senti così tante emozioni contrastanti scoppiarti dentro.
<<Nemmeno io ti dimenticherò facilmente>> ammette sospirando pesantemente.
<<Però arriverà un momento in cui il mio cervello lo farà automaticamente>> afferma con una tristezza immensa nella voce.
La guardo confusa, l'alcool le sta dando davvero alla testa.
<<Che cazzo dici?>> le chiedo.
<<Ricordi quando quella mattina a letto mi hai chiesto chi sarebbe morta per prima tra noi due?>> mi chiede, guardandomi negli occhi .
Annuisco trepidante.
<<Io>> afferma.
<<Lo so, me l'avevi già detto, Zulema.
L'alcool ti sta facendo diventare ancora più matta di come lo sei normalmente >> ironizzo, ridendo di gusto.
Il suo sguardo però rimane serio, impassibile, i suoi occhi sono lucidi come non li avevo mai visti fin ora.
<<Non sono ubriaca, Maca>> afferma afferrandomi un braccio.
<<Ho il cancro>> sbotta all'improvviso.
Rimango folgorata da queste tre semplici parole, così tanto che sento mancarmi l'aria.
I suoi occhi sono sinceri, troppo sinceri per mentirmi.
Dentro sento qualcosa rompersi in mille pezzi, sento le gambe tremarmi mentre la sua mano stringe sempre di più il mio braccio.
<<Che cazzo dici?>> riesco solo a sussurrare tremando come una foglia.
<<In fin dei conti hai avuto ciò che volevi, cioè la mia morte>> afferma, mentre una lacrima riga il suo volto.
Poggio i polpastrelli sul suo viso e gliele asciugo piano, non rompendo il magnifico incastro dei miei occhi persi completamente nei suoi.
La sua debolezza mi fa diventare fragile, vulnerabile, capace di fare di tutto in questo momento per compiacerla.
<<L'ho voluto più di qualsiasi altra cosa al mondo prima d'ora. Ma credimi, in questo momento ti darei anche la mia vita>>
Le parole mi escono spontanee dalla bocca, fuggendo via da qualsiasi tentativo di trattenerle o misurarle.
Il suo sguardo in questo momento è indescrivibile, altre lacrime le sgorgano dagli occhi.
Accenna un lieve sorriso, bello anche tra le lacrime, un sorriso che le bacerei con tutta me stessa, mentre poggia le sue mani sul mio viso.
<<Vivi, ti prego. Promettimi che vivrai anche per me>> sussurra, ad un centimetro dalle mie labbra.
<<Non dire così, ti prego>> mormoro, poi annullo la distanza e unisco le nostre labbra in un lungo e doloroso bacio che sembra non finire mai.
Per la prima volta non la sto baciando per attrazione, provocazione, seduzione.
È un bacio vero, un bacio di passione, un bacio per dirle "non sei sola, resto con te fino alla fine".
Si stacca per un momento dalle mie labbra, poi mi guarda con quei suoi occhi bagnati di pianto e appoggia la sua testa contro la mia.
<<Mi rendi troppo vulnerabile, Maca, questo non va bene>> sussurra con un sorriso, mentre mi stampa un altro bacio.
<<Lasciati andare, Zulema>> sussurro, poggiandole una mano sul petto.
Lei scuote la testa, poi mi ribacia, ancora e ancora, senza stancarsi nemmeno un po'.
<<Perchè no?>> le chiedo, afferrandole io il volto tra le mani.
<<Perchè presto dovrai cavartela da sola>> afferma.
<<Questo me l'hai insegnato bene>> replico.
Sorride.
Io mi avvicino e la bacio, questa volta con più passione.
<<Dimmi che non lo vuoi anche tu>> mormoro sulle sue labbra, mentre stringo forte i suoi capelli tra le mie dita.
<<Non lo voglio>> sussurra incerta, mentre la lascio stendere sotto di me e lei si fa guidare dai movimenti del mio corpo.
<<Sei una bugiarda>> mormoro, mentre lei si morde un labbro.
Mi avvicino alla sua bocca e la mordo anche io, delicatamente, mentre sento le sue mani viaggiare sulla mia schiena, provocandomi una serie di brividi, realizzando un desiderio che ho sempre avuto guardandola.
<<Stai commettendo un errore>> sussurra sulle mie labbra.
<<E tu lasciami sbagliare allora> le sussurro maliziosamente, mentre le mordo il lobo dell'orecchio.
Lei prende il mio viso tra le mani e punta quei suoi enormi occhi dentro ai miei.
Occhi fragili, occhi stanchi, occhi che sanno parlare e in questo momento, per la prima volta da quando li ho incrociati dodici anni fa, mi stanno dicendo cose bellissime.
<<Bionda, ti farai solo del male con me>> mi sussurra con la voce rotta dal pianto.
Le sue parole sono così sincere, le sussurra così dolcemente che potrebbero convincermi addirittura che questa sia la verità.
Ma io non mi rassegno, anzi, non voglio.
Non voglio perché stasera ho scoperto che questa donna ha un cuore e dei sentimenti per me.
Non voglio perché ciò che provo per lei è così forte che tenermelo dentro significherebbe soffrire per tutta la vita.
Non voglio perché ormai io appartengo a lei e lei appartiene a me.
<<Perchè dici questo?
Perché ti ostini a vedere solo la parte peggiore di te?>> le chiedo mentre vengo assalita da una tristezza assurda.
Lei mi accarezza il viso, i capelli, mentre numerose lacrime le scendono dagli occhi.
<<Perchè ho solo quella>> sbotta.
Poi appoggia la testa su di me e chiude gli occhi, restando distesa completamente sul mio corpo.
Sento il suo cuore battere contro il mio ventre, mentre osservo il suo bellissimo volto solcato da mille lacrime.
Non l'avevo mai vista così fragile, così umana, così fuori controllo.
Non l'avevo mai vista piangere.
Non l'avevo mai sentito il battito del suo cuore.
Ed ora che lei è qui, spoglia di tutte le sue corazze, le sue maschere, ho paura.
Ho paura di non uscirne mai più.
Ho paura di perderla.
Ho paura che questa notte potrebbe essere la prima e l'ultima in cui la vedo così vulnerabile davanti ai miei occhi.
In definitiva ho paura di amarla.Buongiorno a tutti!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare e devo dire che finalmente ho scritto il capitolo decisivo.
Il capitolo in cui vediamo le nostre protagoniste spogliarsi completamente delle loro maschere e delle loro paure.
Fatemi sapere nei commenti se vi è piaciuto, le vostre impressioni, le vostre sensazioni e qualsiasi cosa vi passi per la testa.
Da questo capitolo in poi vi assicuro che più nulla sarà come prima.
Stay tuned and see you soon! ❤️Next part is coming: SCAPPARE O RESTARE
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I hate you, I love you
FanfictionE come sarebbe stato se tutto quel tempo in carcere non ci avesse tentante svariate volte di ucciderci, di farci del male, di vederci soffrire? Sicuramente ci saremmo incontrate, si, questo si. Avrei incontrato gli occhi magnetici di Zulema magari i...