"Teneva il mio viso tra le mani e i suoi occhi incastrati dentro ai miei. In quel momento sembrava che il mondo mi si fosse fermato intorno, mentre le sue labbra si muovevano lente sulle mie. L'illusione che tutto scompare quando sei con la persona giusta, capii che non era poi così tanto un'illusione, alla fine. La prova che anche se si fosse fermato davvero così, il mondo, non avrei pensato ad un altro modo per farlo smettere di girare".
Nella vita ci chiediamo spesso cosa sia giusto o no, cosa sia sbagliato, cosa va cambiato.
Ma bisogna ammettere che non sempre abbiamo una risposta.
Non sempre sappiamo cosa è giusto per noi, ed è per questo che spesso bisogna rischiare, viversi il momento, sbatterci la testa contro.
Questo è ciò che ho fatto io.
Mi sono avvicinata pericolosamente ad una persona che per principio so che è sbagliata, ma in quel momento ho sentito giusta, perfetta per me.
È notte fonda ed io sono ancora sveglia, non riesco a chiudere un solo occhio che nella mente mi passa veloce la scena di me e Zulema stese sul terreno a baciarci.
La rivivo ininterrottamente, come se il mio dito si fosse bloccato sul tasto play e non riuscissi più a fermare la scena.
Su di me ho ancora il suo profumo, sento ancora le sue mani sul mio volto, il suo respiro sul mio collo, il sapore della sua bocca che custodisco gelosamente dentro la mia.
Mi giro e rigiro nel letto che mi sembra enorme senza di lei, vuoto perché la sua parte è ancora ben coperta, tranne il cuscino che tengo più vicino al mio per sentire il suo profumo.
Mi sento sola, persa tra mille pensieri, mille dubbi, mille incertezze, mille paure.
Vorrei averla qui, accanto a me, vorrei sapere perché si comporta così, perché ha paura di vivere qualcosa che in qualche modo coinvolge anche lei, perché scappa sempre da questo rapporto e non resta mai per cercare una soluzione.
Vorrei averla qui solo per guardarla negli occhi, perché quelli si, quelli fanno dei discorsi interminabili peggio delle parole.
Ma so che ciò non accadrà, Zulema stanotte non tornerà, non correrà qui a riempire la sua parte di letto, non tornerà qui perché anche se sembra forte, in realtà è fragile.
Non avrà il coraggio di guardarmi negli occhi, no.
Non stanotte.
Non dopo avermi baciata di sua spontanea volontà.
Non dopo aver visto con quanta prepotenza il mio cuore cercava disperatamente il suo che ancora una volta si è dimostrato più duro di quanto mi aspettassi.
Ritornerà domattina fingendo che non sia successo nulla, già lo so, la conosco.
Tornerà perché come ha detto lei, sono casa sua.
Cosa vuol dire questo, poi?
Dalla propria casa non si scappa.
La propria casa non si abbandona.
La propria casa non dovrebbe far paura.All'alba è l'odore pungente del caffè che inonda le mie narici a svegliarmi.
Apro gli occhi e vedo Zulema che prepara la colazione, mentre ha una sigaretta tra le labbra.
L'immagine di lei che mi prepara la colazione in pigiama al mio risveglio mi fa dopo tre mesi ancora uno strano effetto, ma stamattina si rivela più piacevole del solito.
Dall'apparenza sembriamo una di quelle coppie appena sposate in cui si prepara la colazione, il pranzo e la cena a turno per alleggerirsi reciprocamente gli incarichi.
Lei si occupa dei pasti, delle provviste necessarie, io delle faccende domestiche.
Guardandola ripenso ai momenti vissuti ieri, al nostro bacio, ai nostri corpi incollati, alle sue parole, e penso che non è così che avrei voluto risvegliarmi stamattina.
Avrei voluto averla accanto a me, o tra le mie braccia.
Lei si sarebbe svegliata prima di me come da consuetudine e mi avrebbe accarezzato i capelli, le guance, poi mi avrebbe dato un bacio sulle labbra prima di gettarsi sotto la doccia come fa di solito.
Io mi sarei svegliata e l'avrei pregata di restare un altro po', nonostante la sveglia ci avrebbe assillate suonando ininterrottamente.
E saremmo rimaste così, abbracciate nel nostro letto, alla ricerca di emozioni incomprensibili anche a noi stesse.
Ma non è andata così e probabilmente non andrà mai così, perché c'è troppo orgoglio, ci sono troppi freni, troppo passato che ostacola il presente, troppo veleno.
Non posso continuare a fingere che potremmo provarci, che potremmo provare a lasciarci alle spalle il passato, perché ci siamo fatte troppo male.
Non c'è rimedio a ciò che è successo, non possiamo fingere nemmeno che siamo due mondi opposti che scontrandosi causerebbero un disastro.
Per un attimo metto da parte i pensieri e mi alzo, rassegnata ormai del fatto che ciò che è accaduto ieri sera rimarrà per sempre un ricordo sia per me che per lei.
Vado in cucina dove lei è ai fornelli, con le cuffie nelle orecchie a tutto volume.
Mi siedo a tavola, dove la fisso attentamente.
Addosso ha una tuta dell'adidas aderente, una canotta bianca che le lascia il fondoschiena scoperto e i capelli legati in una coda morbida.
Mentre è attenta a girare quelli che suppongo siano pancakes, balla un po' muovendo il suo bacino sensualmente a ritmo della musica.
Io rimango a fissarla, anzi, a godermi lo spettacolo senza che lei se ne accorga minimamente e la cosa mi fa eccitare così tanto che l'unica cosa che vorrei fare ora è alzarmi, cingerle i fianchi da dietro e baciare quel magnifico collo che è messo ancora più in risalto quando ha i capelli legati.
Mentre faccio fantasie su di lei, ecco che si gira di colpo e appena si accorge della mia presenza sobbalza di scatto.
<<Cazzo, bionda, che paura>> mormora, poggiando un piatto colmo di pancakes sul tavolo e togliendosi le cuffiette dalle orecchie.
Ha lo sguardo spaventato e gli occhi spalancati, e ciò mi diverte così tanto che mi scoppia una risata spontanea.
Lei mi guarda malissimo.
Per tutta la colazione non le dico una parola, non credo di esserne capace mentre addenta i pancake e tiene il suo sguardo fisso su di me.
È così bella stamattina che potrei mandare benissimamente a puttane il poco autocontrollo che mi rimane e saltarle addosso.
Mi chiedo se lei è attratta da me almeno un po' di quando io sia attratta da lei, ma poi mi rendo conto che non è così.
Lei non è assolutamente attratta da me nemmeno 1% di quanto io lo sia da lei, e questo lo capisco dal suo guardarmi ininterrottamente, dal suo sguardo da solita stronza, dalle sue provocazioni, dalla sicurezza con cui si muove sotto i miei occhi.
Dopo aver finito la colazione mi avvicino al lavandino per mettere i piatti sporchi, e mentre mi volto per andarmene, ecco che me la ritrovo dietro di me, ad un millimetro dal mio viso.
L'istinto di baciarla, sentire di nuovo il suo sapore nella mia bocca è forte, si fa strada dentro di me in maniera prepotente, aggressiva.
<<Ieri ero un po' brilla>> afferma all'improvviso, guardandomi con quei suoi magnetici occhi da egiziana.
La guardo con aria interrogativa visto che le parole vengono di meno quando si avvicina in questo modo.
<<Ora sono molto lucida però>> continua, poggiando entrambe le mani sul lavandino, incastrando il mio corpo col suo.
<<Buon per te>> affermo, incapace di formulare un'altra riposta.
<<Considera quel bacio come il bacio di Giuda>> afferma.
<<Lo ricordi perfettamente però>> la provoco.
Lei mi fissa le labbra, intensamente.
<<E tu?>> mi chiede con un sorrisetto malizioso.
<<Ho una buona memoria>> sussurro, mentre sento le sue labbra sempre più vicine alle mie.
<<Posso sempre ricordarlo, se tu mi dai una mano>> mormora, mentre mette una gamba tra le mie, arrivando a sfiorare la mia intimità con il suo ginocchio.
In questo momento sento le emozioni a mille, i suoi occhi e la sua bocca mi fanno perdere la ragione, così come il calore che sento crescere tra le mie gambe. Ma decido di essere più stronza, di non cedere alle sue provocazioni, decido di respingerla proprio come lei ha fatto con me ieri sera. Devo resisterle anche se è maledettamente difficile.
<<puoi riuscirci benissimamente da sola>> mormoro, mentre sento il cuore scoppiarmi dal petto. Cazzo, quanto è difficile averla intorno.
I suoi occhi sono sorpresi, la sua presa tra le mie gambe si indebolisce, fino a toglierla del tutto.
Si allontana da me con aria seccata, con un'espressione infastidita.
<<Non fasciarti la testa, bionda. Non ci sarà mai nulla tra me e te>> mormora, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Io rimango immobile, contro il lavandino, non riesco a muovere un solo muscolo.
Sento la tensione svanire lentamente per l'effetto delle sue parole dure contro di me.
Ma in fondo vorrei provare a capirla, vorrei capire cosa vuole esattamente da me, capire quali sono le sue reali intenzioni.
Vorrei capire perché scappa per poi tornare, perché si avvicina per poi allontanarsi, perché è così dura, perché si trattiene, perché mi respinge e poi si avvicina.
<<Preparati, domani partiamo per Las Vegas>> sbotta, versandosi dell'acqua.
<<Il colpo non era previsto tra 6 giorni?>> le chiedo confusa.
<<Ci prendiamo prima una piccola vacanza. Ma se non ti va , puoi sempre rifiutare>> mormora seccata.
Quanto la odio quando fa l'indifferente.
<<Certo che mi va. Non ci sono mai stata>> ammetto.
<<Sai com'è il detto?
What happens in Vegas, stays in Vegas">> dice con un sorriso super malizioso, facendomi l'occhiolino.
Questa donna prima o poi mi farà morire, sono sicura.Buonasera a tutti!
So che il capitolo non è una gran cosa, infatti lo considero un capitolo solamente di passaggio, giusto per aggiornare e non rimanervi senza nuovi contenuti.
Sono un po' indaffarata con i preparativi del viaggio e per questo non sono riuscita a scrivere altro.
Ma vi assicuro che i prossimi capitoli saranno una vera e propria bomba! 💣
Nel frattempo fatemi sapere nei commenti se la citazione a inizio capitolo vi piace e pensate sia una buona idea!Kiss🥰
Next part is coming: WHAT HAPPENS IN VEGAS, STAYS IN VEGAS
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I hate you, I love you
FanfictionE come sarebbe stato se tutto quel tempo in carcere non ci avesse tentante svariate volte di ucciderci, di farci del male, di vederci soffrire? Sicuramente ci saremmo incontrate, si, questo si. Avrei incontrato gli occhi magnetici di Zulema magari i...