cat (proprio come)

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Silenzio. Discrezione. Ritorcere contro il nemico le proprie stesse armi. Erano tutte tecniche che Anakin aveva appreso durante il suo periodo da Padawan, ma se lui le aveva imparate da cinque mesi al massimo, questa specie aveva avuto migliaia di millenni per perfezionare la sua arte.

 Per Anakin, ora come ora, l'insidia era trovare la sua preda. I nascondigli erano molteplici, soprattutto su un terreno boscoso come questo. Che consiglio gli avrebbe dato il suo Maestro, se fosse qui? Concentrati. Be', sì, ma va'? Direbbe anche: usa la Forza. Ecco perché Anakin odiava che il suo Maestro gli parlasse in frasi fatte. Tutte quelle parole, e nessuna di esse significava alcunché.

 Anche se, in realtà, l'ultimo suggerimento non era un'idea per niente male. Anakin chiuse gli occhi e fece del suo meglio per ignorare cinque dei suoi sensi, indirizzando tutta la sua attenzione verso il sesto. Sentiva tutt'intorno a sé la linfa delle piante: un lieve pulsare, un flusso costante di esistenza. Ma non era questo che cercava. Poteva percepire se stesso, e non molto più lontano stava la presenza familiare del suo Maestro. Ma qui, un altro cuore batteva oltre al suo, ed era...

 Lì. Proprio dietro di lui, a un paio di metri più in alto.

 Si girò ed esaminò i rami. Nonostante la loro naturale furtività, la specie della sua preda non aveva mai acquisito le caratteristiche genetiche del camaleonte. La pelliccia nera del gatto spiccava sullo sfondo marrone e verde in cui riposava. I suoi occhi, però, si mimetizzavano perfettamente. Il gatto lo fissava, senza battere le palpebre. Era snervante. Che razza di creatura non batteva le palpebre?

 Anakin avanzò un passo e fece una smorfia: le foglie morte che aveva appena pestato misero sull'attenti il gatto, la schiena arcuata. Perché non riusciva a essere più silenzioso quando importava? Ordinando con fervore a se stesso di fare silenzio questa volta, avanzò un altro passo. Il gatto si sedette sugli arti inferiori, continuando a guardarlo con un'aria sospettosa. Se solo gli facesse il favore di non muoversi...

 Per sua grande sorpresa, non si mosse. Anakin gli era a meno di un metro di distanza e il gatto era ancora lì, come se il tempo si fosse congelato. O come se il gatto fosse incollato al ramo.

 E adesso? Non poteva essere un'impresa semplice prenderlo in braccio. Non avrebbe dovuto, che so, soffiare contro di lui? O graffiargli la faccia? Qualcosa?

 «Viiieni, micio» mormorò Anakin, «vieni qui». Spalancò le braccia. Per tutta risposta, il gatto batté le palpebre, si leccò il retro della zampa, e poi con suddetta zampa cominciò a pulirsi dietro l'orecchio.

 Se Anakin non fosse certo che non era vero, avrebbe creduto che il gatto si stesse burlando di lui.

 «Forza, micio. Vieni da me». Basta con la passività. Casualmente, come se stesse per agitare il braccio e salutare nessuno in particolare, allungò la mano verso il gatto. Oh, ora il gatto soffiava. Strizzava gli occhi, così che solo parte di essi era visibile. Be'. Lui era stanco e stufo dei giochetti mentali felini, e non esistevano metodi brevi e infallibili per risolvere la situazione. Se era destinato a essere ricoperto di graffi, era pronto ad accogliere la sua sorte.

 Anakin afferrò il gatto con una velocità tale che nessuno sarebbe stato in grado di schivarlo.

 Era ancora tutto intero. Ottimo.

 «Miao» si lamentò il gatto.

 «E tu di che ti lagni?» si lamentò a sua volta Anakin.

 «Miao» insistette il gatto. Forse non gli piaceva essere preso per la collottola. Ma tenerlo in qualsiasi altro modo gli avrebbe dato accesso al volto di Anakin, e lui voleva minimizzare il più possibile i danni. «Miaooo» pianse il gatto, contorcendosi.

 «Va bene, va bene, ho capito». Sistemò il gatto così da cullarlo tra le braccia. E fu allora che il gatto cominciò a comportarsi in modo strano. Strofinò il suo orecchio sinistro contro il bicipite di Anakin ed emise un suono rumoroso e vibrante. Quel suono sorprese Anakin al punto che rischiò di far cadere il gatto. Si innervosì ulteriormente quando il gatto, di nuovo, sfregò la sua guancia contro di lui.

 Inquieto, attento a tenerlo in equilibrio con un braccio, grattò dietro l'orecchio del gatto. Il numero di vibrazioni aumentò, tanto che sentiva tremare anche il suo corpo. Anakin prese quello e le sue dita intatte come un buon segno.

 «Ben fatto, Anakin» commentò Obi-Wan, avvicinandosi, «hai passato la prova a pieni voti. Proprio come mi aspettavo da te».

 «Sai, Maestro?» chiese Anakin, grattando sotto il mento del gatto. «Ti assomiglia proprio».

[🇮🇹] SeptemberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora