what we had i cannot even say (non sono affari tuoi)

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Il Maestro che andava a salutare l'apprendista dopo il suo atterraggio; i Jedi non amavano il contatto fisico, eppure loro due si abbracciarono. Ne avevano affrontate di cotte e di crude ed era bello rivedersi interi, che avessero o meno degli arti di metallo.

 La sua prima parola fu: «Visto?»

 «Vedere cosa? Te? Ma naturale, mi sei davanti».

 «Visto, ho completato una missione da solo, malgrado i tuoi dubbi».

 «E hai trascinato di pianeta in pianeta la persona che avresti dovuto proteggere, mettendo a repentaglio la sua vita numerose volte».

 Infastidito – l'unica cosa che Anakin avrebbe voluto sentirsi dire era un semplice: "Congratulazioni, ben fatto" dal suo Maestro –, ribatté: «La mia missione non si è conclusa in un'operazione di salvataggio da parte dell'Ordine dei Jedi e di un esercito di cloni per soccorrermi». Si pentì di aver pronunciato quelle parole non appena esse gli uscirono dalla bocca, e attese i rimproveri di Obi-Wan.

 Invece di sgridarlo, Obi-Wan reagì annuendo lentamente.

 I due cominciarono a camminare verso l'edificio, lasciandosi alle spalle la pista d'atterraggio. C'erano così tante cose che avrebbero voluto dirsi, eppure nessuno dei due voleva parlare. Anakin era restio, e all'improvviso Obi-Wan si sentì esausto, pensando a quanto disastrosamente era andata l'ultima battaglia Jedi e a quanto ancora li attendeva. Ma doveva chiederlo: «Cosa ci facevi su Tatooine?»

 Anakin rispose subito, come se si aspettasse una domanda simile. «Niente».

 «Sì, ovvio, niente. Con "niente" ti riferisci a tua madre?» Silenzio. E una rabbia che fino a un attimo fa era stata trattenuta. «Ne deduco che non sta bene».

 «Non sono affari tuoi» replicò Anakin difensivo. Obi-Wan avrebbe voluto insistere: sì, lo sono, sta interferendo con il tuo addestramento, con la tua mente.

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