the observed observer (gara di sguardi)

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«Mi stai fissando di nuovo».

 Obi-Wan alzò lo sguardo dalla mappa che stava studiando. Su essa erano posizionati dei pezzi di plastica di varia forma, contraddistinti da due colori. Le forme rappresentavano i diversi tipi di unità di battaglia, e i colori indicavano i due schieramenti: il rosso dei separatisti, e il blu della Repubblica. «Che dici? Negli ultimi quindici minuti non ho staccato gli occhi dalla mappa». Era vero: aveva lavorato sulle tattiche da usare l'indomani sin da quando erano tornati alla loro tenda ruzzolando.

 «Non adesso. O almeno, non mi stai fissando-fissando».

 «Anakin». Obi-Wan seppellì la faccia tra le mani. Anakin notò, per la prima volta, quanto lunghi fossero diventati i capelli di Obi-Wan. Le sue ciocche frontali, quando gli coprivano il viso, gli arrivavano al naso. E non perché non avessero a disposizione i mezzi per tagliarli. Gli strumenti affilati abbondavano e, se proprio necessario, si poteva ricorrere alle spade laser. «Da' un senso alle tue parole. Niente giochetti».

 «Non mi sto prendendo gioco di te». Adesso che prestava attenzione, vide anche quanto grassi erano i capelli di Obi-Wan. Avvertì che anche i suoi erano molto grassi. Avrebbe fatto un giro fuori la prossima volta che sarebbe piovuto, era la cosa più vicina a una doccia su cui poteva mettere le mani. «Esistono molteplici modi per fissare qualcuno senza guardarlo direttamente, come attraverso la Forza, è tutto il giorno che sento che mi cerchi. E non mi fissi adesso, ma prima lo stavi facendo. Con la coda dell'occhio».

 Obi-Wan incrociò le braccia. «Innanzitutto, ti ho cercato attraverso la Forza per assicurarmi che la tua testa e altre parti del tuo corpo non fossero saltate in aria. Che tu mi creda o no, mi piace sapere che stai bene, e in quei momenti non eri nel mio campo visivo. Secondo, non ho idea di cosa tu stia parlando. Sei paranoico». Detto questo, Obi-Wan tornò alla sua mappa, la ruga tra le sopracciglia che si fece più profonda.

 Non è vero, pensò Anakin, petulante. Solo perché non era ben capace di spiegarlo, non significava che non fosse vero. Non aveva alcuna prova concreta da sfoggiare, ma aveva la netta sensazione che Obi-Wan lo fissasse furtivamente da tempo. Sapeva com'era quando Obi-Wan lo guardava. In fondo, era quello che faceva sin da quando era diventato il suo Maestro e insegnante: guardare e giudicare. Aveva continuato a guardarlo anche dopo che Anakin era stato fatto cavaliere; le vecchie abitudini erano dure a morire. Adesso aveva tantissimi impegni a cui rivolgere la sua attenzione, e difatti aveva cominciato a lasciare che Anakin se la cavasse da solo. Ora, però, gli occhi di Obi-Wan erano tornati su di lui. Non apertamente, come prima, ma come un segreto: quando Anakin si voltava, trovava sempre Obi-Wan già girato in un'altra direzione.

 Si toccò i capelli e gli dispiacque per Obi-Wan. Anakin non era un bel vedere, questi giorni.



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Nota

 ⁰ ll titolo è tratto dall'omonima poesia del poeta inglese Alan Gould.

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