the new exotic (veri inizi)

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Poiché l'unica cosa che possedeva erano i vestiti che aveva addosso («Il resto» gli era stato spiegato, «ti sarà dato quando ne avrai bisogno»), non aveva avuto alcun bagaglio da disfare. Anakin avrebbe voluto averne uno. Almeno così avrebbe qualcosa da fare, invece che sedere sul suo letto e squadrare gli altri che facevano finta di non squadrarlo a loro volta. Non era ben sicuro di cosa fare. Sapeva che gli altri morivano dalla voglia di parlargli, e che forse doveva essere lui a rompere il ghiaccio. Ma qui niente era come doveva essere. I coruscantiani, i Jedi, tutti loro, erano strani forte.

 Se fosse su Tatooine, come si comporterebbe? Be', tanto per cominciare, questo su Tatooine non sarebbe mai accaduto. Nel quartiere, tutti lo conoscevano, e lui conosceva tutti. Gli estranei erano considerati dei nuovi arrivati.

 Questa situazione non aveva alcun senso. Sarebbe ammattito stando a letto tutto il giorno. Si alzò, attraversò la stanza e si diresse in corridoio.

 Anakin si sentì seguito con lo sguardo.

 Scrutò da una parte e l'altra, decidendo dove andare. Dopo che Obi-Wan lo aveva lasciato qui, uno dei Maestri incaricati gli aveva fatto fare un giro veloce dell'area del Tempio riservata ai novizi. Se ben ricordava, dritto davanti a lui stava l'uscita (o l'entrata, a seconda del punto di vista), a destra le aule, e a sinistra le stanze divertenti, come la biblioteca e i campi di addestramento. Era il tardo pomeriggio, le lezioni erano finite, ma forse c'era ancora qualche novizio che faceva pratica con la spada laser. Anakin non ne aveva ancora una. Quindi si sarebbe limitato a guardare.

 Come poi si scoprì, in uno dei campi di addestramento c'erano sì dei novizi, ma nessuna spada laser in vista. Alcuni chiacchieravano tra loro, alcuni si allenavano, altri ancora assistevano. Almeno stava succedendo qualcosa e nessuno lo fissava. Forse qui si sarebbe potuto mischiare tra la folla, meglio di come era stato nei dormitori. Entrò furtivamente, cercando di osservare uno degli incontri senza dare nell'occhio.

 Non riconosceva lo stile di combattimento. D'altronde, lui era abituato ai semplici litigi tra criminali per le strade di Tatooine, in cui niente, tranne mani, gambe e tentacoli, era permesso. Nessuna delle formalità o delle acrobazie eseguite dai tizi davanti a lui. La mascella di Anakin cadde a terra quando uno dei novizi fece un doppio salto mortale in aria, calciando l'altro sul mento. Figo pensò. Avevano la sua età, più o meno, e già potevano fare esercizi simili. Anakin sperava di raggiungere presto quel livello.

 «Ehi» disse una voce accanto a lui. Finalmente! Si trattava di una ragazza Twi'lek, dalla pelle blu. Buffo, non credeva che anche i Twi'lek potessero essere Jedi. «Tu sei quello nuovo, giusto?»

 «Sì» rispose Anakin con entusiasmo, «sono appena arrivato. Mi chiamo Anakin Skywalker». Si accigliò quando la Twi'lek cominciò a ridere. «Che c'è di tanto spassoso?»

 «Scusa» si giustificò lei, «è il tuo accento. Non ho mai sentito nessuno parlare come te». Strano rifletté Anakin, per me siete voi quelli a parlare in modo bizzarro.

 «Io sono Aayla Secura» si presentò. «Raccontami. Tra tutti coloro che sono stati portati qui per essere addestrati, tu sei il più anziano».

 «Lo so. Quasi non mi hanno accettato».

 Aayla annuì. «Sono molto rigidi con le regole. Il limite d'età per gli umani, in genere, è di sette anni».

 Dei novizi cominciarono a radunarsi intorno a loro. Aayla proseguì con le domande. «Devi essere davvero speciale se ti hanno permesso di entrare».

 «Non proprio. Qui-Gon ha detto che ho il talento per diventare un Jedi e che aveva fiducia in me».

 «Il Maestro Jinn?» chiese Aayla. «L'hai incontrato prima che morisse?»

 «Sì, è morto poco dopo il nostro incontro. Sono andato al suo funerale».

 Lei aggrottò la fronte. «Il suo funerale è stato su Naboo. Tu provieni da lì?»

 «No, da Tatooine». Alle loro espressioni vacue, spiegò: «Sta sull'Orlo Esterno della galassia. Non fa esattamente parte della Repubblica». Tutti fecero una faccia meravigliata. «Non tutti voi siete di Coruscant, no?»

 «No», Aayla scosse il capo, «proveniamo tutti da diversi pianeti. Ma nessuno di noi viene dall'Orlo Esterno, e siamo cresciuti su Coruscant. Non siamo mai stati da nessun'altra parte. Per adesso». Aggiunse quelle parole con determinazione. «Inizieremo a viaggiare quando diventeremo Padawan».

 «Se lo diventeremo» borbottò qualcuno.

 «Non se!» esclamò Aayla. «Io diventerò una Padawan per certo! E un Cavaliere Jedi!»

 «Non tutti diventano Padawan? Perché? Che accade altrimenti?» chiese Anakin.

 «Alcuni, chissà perché, decidono che non vogliono essere Jedi. E altri non vengono scelti da nessun Maestro, e non c'è nessuno che li possa addestrare».

 «Non tutti hanno un Maestro?» Anakin sentì che le occhiate di curiosità nei suoi confronti di colpo si erano fatte leggermente ostili.

 «Tu ce l'hai, Anakin?»

 «Uhm... Il Maestro Obi-Wan ha promesso che mi addestrerà...» Si guardò in giro: nessuno accolse la notizia con calore.

 «Il Maestro Kenobi? Ma nessuno ha un Maestro prima ancora di diventare un novizio Jedi!» obiettò Aayla. «E lui non è nemmeno un Cavaliere Jedi! Non è pronto per allenare nessuno».

 E all'improvviso, Anakin si infuriò. Era stanco di venire fissato come uno scherzo della natura, ed era terribilmente stanco di questo posto. Chiuse una mano a pugno. Forse non aveva ancora imparato a fare quei bei salti mortali, ma di certo sapeva come tirare un calcio ben assestato. «Ritira quello che hai detto!»

 «Perché dovrei?» Aayla sollevò il mento, cercando di farsi cinque centimetri più alta di Anakin per apparire più grande. «È vero. Pensi di poter spuntare fuori dal nulla, senza aver ricevuto alcun addestramento e superando il limite d'età, e vantarti del fatto che un Maestro ti ha già scelto?»

 «Io non penso niente! È così e basta!»

 Anakin non era sicuro di chi avesse sferrato il primo pugno, ma l'altro ricambiò senza dubbio il favore con rapidità. Non smisero di picchiarsi fino a quando non giunse correndo un Maestro Jedi, che li separò. Anakin aveva il presentimento che avrebbero avvisato il Maestro Obi-Wan di quanto avvenuto, di come lui era finito in una rissa già durante il suo primo giorno al Tempio, e la cosa non lo rallegrava. Gli dispiaceva che la sua prima conversazione con qualcuno fosse andata tanto male: oggi non si era fatto alcun amico. Ma non poteva fare a meno di sentirsi orgoglioso di sé: anche senza mai essere stato addestrato, era riuscito a tenere testa ad Aayla. E lei, dopo lo zuffa, aveva preso a camminare con un'andatura zoppicante.

 Quello sì che gliel'aveva fatta vedere, a lei e a tutti gli altri novizi arroganti.

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