thoughts of a dying atheist (corporalità)

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Note della traduttrice: questa è una delle mie fanfiction Obikin preferite, perché sono masochista e, alle fluff innocue, preferisco autoflagellarmi con le montagne russe che sono quei due.
La gentilissima autrice originale, belldreams, mi ha dato il permesso di tradurre la sua storia un paio di giorni fa; cercherò di aggiornare il più spesso possibile, esami permettendo (perché impulsivamente ho voluto tradurla durante la sessione estiva, che genio).
Il link alla versione originale lo potete trovare qui. https://archiveofourown.org/works/5480516
Buona lettura!

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Toccò a lui trasportare il cadavere di Qui-Gon.

Non ricorda quanto tempo trascorse lì, addolorato. Forse qualche minuto, forse qualche ora. Probabilmente un lasso di tempo nel mezzo, pensa, perché quando trascinò fuori il corpo, la luce del giorno inondava ancora l'hangar di navi spaziali. In quel momento si stava tenendo un'estatica celebrazione, con glitter e urrà di esultanza e abusi di bevande alcoliche. Nessuno notò, con tutto quel baccano, le porte che si aprivano e Obi-Wan che le attraversava, le spoglie del suo Maestro sulla schiena.

 Poiché il corpo di Qui-Gon era più alto e più pesante di Obi-Wan, trasportarlo non fu un'operazione semplice. Avrebbe potuto lasciarlo lì, chiamare aiuto, ma era determinato a onorare il più possibile la sua memoria. Era quello che meritava; meritava molto di più, difatti, ma quello era un inizio. Sulle prime Obi-Wan aveva cercato di tenerlo tra le braccia, ma non gli era piaciuta la maniera con cui la testa del suo Maestro aveva dondolato di qua e di là, come se si potesse staccare da un momento all'altro.

Il meglio che aveva potuto fare era stato sorreggere il corpo di Qui-Gon con la schiena, sistemandogli le braccia cosicché penzolassero dalle spalle di Obi-Wan, e circondargli le ginocchia con l'incavo dei suoi gomiti. Sempre con la spalla, aveva sostenuto il mento di Qui-Gon. Sollevare il cadavere e posizionarlo, dunque, era stato una vera e propria sfida. Niente sangue, grazie al cielo, dato che le spade laser sterilizzavano e arrestavano il flusso vermiglio. La difficoltà era stata nell'avere accanto al suo viso un volto che non respirava. Nell'avere a che fare con un oggetto sempre più immobile e ingombrante, una cosa molto più pesante di quanto non lo fosse stato Qui-Gon in vita.

Si era rifiutato di usare la Forza. Obi-Wan non sapeva spiegare perché, né intendeva farlo, ma era questo che lo aveva motivato: Qui-Gon aveva perso la ragione, la sensibilità alla Forza, le emozioni, tutto quanto. Ciò che gli era rimasto era la corporalità, ed era tramite essa che Obi-Wan doveva avere la sua ultima connessione con il suo Maestro. Tramite il sudore, tramite i muscoli, tramite il contatto fisico.

Solo grazie alla sua completa devozione era stato in grado di prendersi il tempo e fare lo sforzo ripetuto di alzare il corpo di Qui-Gon da terra e incespicare verso l'uscita.

Non aveva avuto modo di sapere cosa lo attendesse fuori. La guerra avrebbe potuto essere ancora in corso. Obi-Wan aveva pianificato con cura dove e come nascondere il cadavere del suo Maestro, sino a quando non avrebbe portato a termine la sua missione. Avrebbe trovato un luogo dove nasconderlo anche nell'eventualità di una vittoria, per la sfortuna di Naboo, da parte della Federazione dei Mercanti. E poi avrebbe contattato l'Ordine, richiesto dei rinforzi, e avrebbe continuato il suo dovere. E avrebbe combattuto fino al completamento del suo compito o fino alla sua caduta, a prescindere da ciò che gli sarebbe successo.

Quando raggiunse l'hangar, si bloccò, osservando silenziosamente il festival. Per la verità, non si era mai preparato a una simile evenienza. Con la perdita in battaglia del suo Maestro, l'unico risvolto sensato alla situazione era il fallimento. Eppure eccola lì, la prova del successo e della riuscita della missione.

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