10° Parte

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La sveglia che mio padre ha messo per svegliare tutti suona puntuale alle 14:30, mi allungo con la mia solita delicatezza per alzare la cornetta e far finire il telefono di squillare, buttando i libri di letteratura che erano sparsi sul mio letto,mi devo essere addormentata mentre studiavo il mio amato poeta tedesco, Ernst Moritz Arndt, è l'unico poeta che non amo ma sono costretta a studiarlo. Mi alzo dal letto, recupero la mia divisa ed entro in bagno, dopo una lunga doccia esco dal bagno, faccio una coda alta, recupero il mio telefono ed esco dalla mia camera diretta in camera dei miei amici, arrivo difronte alla camera di Radja e Fede e li sento litigare, e quando mai sti due non litigano, meglio che bussi prima che Radja lo uccida, < mi aprite grazie>, <MENOMALE ECCO AZZURRA COSì VEDIAMO CHE DICE>, urla Radja prima di aprire la porta, <non voglio sapere nulla come sempre io rimango impassibile come sempre... ma siete ancora in pigiama ma vi muovete che è tardi>, guardo i miei amici che si erano bloccati nel litigare, <è colpa sua>, brontola Federico, <Federico ti appiccico al muro hai rotto i coglioni lo faccio te lo giuro>, <bambini non litigate perché vi sbatto testa contro testa>, li fulmino con lo sguardo, <vi aspetto sotto per pranzare e ti prego Radja non lo uccidere>, mi alzo dal letto, dove mi ero seduta poco fa e vado verso la porta, <Fefi hai sentito paci se si sono svegliati?>, chiedo voltandomi verso il mio amico, <ho sentito urlare prima Dani quindi penso che siano svegli>, sorrido ai miei amici per poi uscire dalla loro camera. Busso alla camera dei miei tre amici, però senza ricevendo risposta, prendo il mio telefono dalla tasca e chiamo Stephan, è il primo nome che trovo nel registro delle mie chiamate avendolo chiamato ieri perché non trovava il telefono, <Azzurra che succede tutto ok?>, mi chiede, <si Stephan tranquillo e che sono fuori dalla vostra camera ho bussato ma nessuno mi ha aperto>, lo sento ridere dall'altra parte del telefono, <eri tu che bussavi allora mi sembrava il cretino di Daniele che stava facendo il concerto sotto la doccia...aspetta arrivo col mio tempo però sono sul barcone>, sorrido, <ok tranquillo>, chiudo la chiamata e aspetto che Stephan arrivi. Stephan con tutto il suo tempo arriva ad aprire la porta, <buongiorno hai dormito? O hai studiato tutto il tempo?>, mi chiede, ma non lo sto a sentire no perché mi ha aperto la porta a petto nudo ma per il tempo che ci ha impiegato ad arrivare dal balcone alla porta, <Ste il dolore alla schiena è lo stesso oppure è aumentato?>, chiedo, Stephan mi guarda, <è aumentato>, sospiro entrando nella stanza, <perché sospiri?>, mi chiede, arrivando vicino a me piano piano dopo aver chiuso la porta della camera, sospiro di nuovo, <sospiro perché domani saresti dovuto tornare in campo e camminando più veloce...aspetta aspetta... Stephan guardami un attimo negli occhi...ti sei riposato vero?>, chiedo guardandolo negli occhi, per vedere se mentiva, infatti come immaginavo Stephan mi stava per mentire, come lo so, semplice per me che lo conosco ormai da settimane, Stephan non riesce a mentire perché prima o dopo che mente ha un tic nervoso all'occhio destro, lo guardo scuotendo la testa, <non rispondere...ho capito che non lo hai fatto e non voglio sentire nulla a pranzo non ti difendo con mio padre...lo hai voluto tu>, Stephan si siede vicino a me, mi guarda, <non ti conviene guardarmi testone che non sei altro...dopo che torniamo dallo stadio per l'amichevole che i ragazzi giocheranno mi fai la cortesia di portare le tue cose da me perché ho capito che è questo l'unico modo per farti passare il colpo della strega testone>, sento ridere so benissimo che sono quei due cretini, <ne ho anche per voi due cretini lui è un testone di prima categoria ma voi non siete meglio... scendiamo a pranzare che voi dovete giocare e lui deve essere rimproverato come si deve da mio padre>, guardo i miei amici che hanno capito che mi sono arrabbiata. Usciamo dalla loro camera diretti in ascensore, non ho aiutato Stephan ad arrivare fino all'ascensore, lo ha voluto lui. <Ei...mi guardi un attimo per piacere>, mi sussurra Stephan all'orecchio, mi volto nella sua direzione, <che vuoi...mi hai deluso e anche tanto>, lo guardo, <lo so...scusa e che>, Stephan non finisce la frase che le porte dell'ascensore si aprono, <siamo arrivati...vieni che ti aiuto>, lo prendo per mano e lo stringo a me. Usciamo dall'ascensore, e come immaginavo mio padre era seduto sui divanetti ad aspettarci, <eccoli...Stephan ancora così stai? Amore mi sa che non è un semplice corpo della strega>, mio padre guarda me e Stephan che ancora era stretto a me, Daniele e Matteo scappano dentro conoscendo mio padre, che li guarda non capendo, <no papà è un semplice colpo della strega... ma il grandissimo testone si riposava solo quando io ero nei paraggi poi faceva tutto altro che riposarsi...e per questo appena torniamo dallo stadio porta le sue cose nella mia camera e mentre studio lo controllo perché è questo solo l'unico rimedio>, mio padre guarda Stephan e poi guarda me, <sono d'accordo con te Azzurra...Stephan chiama tuo fratello e spiega tutto non costringermi a chiamarlo io e di prendere anche delle decisione che non piaceranno a nessuno...chiaro?>, <chiaro mister...appena siamo dentro lo chiamo... le chiedo scusa>, <Stephan avevo tanto in mente per te...ma devo aspettare... con le scuse ora non si fa nulla...entriamo è meglio>, mio padre si alza dal divanetto dov'era seduto ed entra nella sala accanto per pranzare, Stephan non dice nulla, sa di aver sbagliato. Dopo aver finito di pranzare, i ragazzi sono tornati nelle loro camere per preparare il borsone per poi partire per lo stadio. Arrivati allo stadio, Stephan che era ancora al telefono con Manuel suo fratello, che immagino lo sta rimproverando, lo aiuto a scendere le scalette del pullman e poi lo lascio a Filippo, mentre io vado con i ragazzi nello spogliatoio e poi in campo per il riscaldamento. <Azzù...che bello>, mi dice Matteo mentre recupera fiato, sorrido, <mai quanto lo Stadio Olimpico>, Matteo mi sorride, <mai come l'Olimpico vero...posso chiederti una cosa?>, <dimmi>, <cosa è successo ieri notte quando Ste? Lo abbiamo lasciato che rideva insieme a te...poi quando è tornato in camera era strano si è chiuso in bagno per ore>, sospiro e guardo il mio amico, so che a Matteo posso dire tutto, <io te lo dico ma promettimi di non dire o fare nulla...ok?>, <si non faccio nulla>, sospiro, <ti ricordi che Giovanni mi prendeva in giro per la ruga che mi usciva sulla fronte quando ero concentrata a fare una cosa che solo lui la notava... l'ha notata anche Stephan ieri sera...e quando mi sono rialzata dopo che gli ho agganciato la cintura si stava avvicinando piano piano a me... non riuscivo a fare nulla...era vicino alle mie labbra e ha bussato mio padre alla porta e mi sono subito spostata>, Matteo mi guarda, <perché non lo hai baciato e non mi dire che è presto sono passati quasi 3 anni... gli piaci anche se vi conoscete da poco basta guardare i suoi occhi e come stava quando gli hai detto che ti aveva deluso...poi lo so la vita e tua e sai che io come gli altri saremo sempre con te...vieni qua ora piccola mia e dammi un abbraccio>, sorrido e mi avvicino ad abbracciare il mio migliore amico. La partita inizia mio padre ha lo sguardo soddisfatto, finalmente Filippo e Stephan ritornano, non lo aiuta Filippo come fa sempre ma ora Stephan si aiuta con le stampelle, Stephan si avvicina alla panchina di legno, all'ombra dove ero seduta e mi guarda, <puoi sederti non ho voglia di tenerti ancora il muso perché so che hai capito sia il mio sfogo che quello di mio padre>, Stephan sorride e piano piano si siede vicino a me, <mi dispiace davvero... ho deluso tuo padre che ha creduto in me>, appoggio la mia mano sulla sua che lui stringe, <Ste non dire cavolate... mio padre crederà sempre in te così come lo continuerò a fare io e gli altri...ma lo stesso dormi nella mia stanza cosi ti tengo sotto controllo non saranno le stampelle a farmi tenerezza>, ridiamo entrami, continuiamo a guardare la partita però rimanendo mano nella mano. Il primo tempo è finito, sono sul campo insieme ai ragazzi che alla ripresa dovrebbero entrare in campo, una palla arriva vicino a dove Stephan era seduto, alza lo sguardo dal telefono e guarda la palla, <TOCCALA ANCHE SOLO CON LA STAMPELLA CHE TI FACCIO MALE STE>, urlo facendo scoppiare tutti a ridere. La partita è appena finita la Roma ha vinto 2 a 0, ora stiamo aspettando gli altri ragazzi, che sono ancora dentro, per tornare in Hotel per cenare e riposare.

Casa è dove ci sei tu (Stephan El Shaarawy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora