Capitolo 22 - paura

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"Allora com'è andato l'incontro?"
Gemma era alla guida dell'auto, il padre di Madison era fuori città per lavoro e perciò toccò alla madre accompagnare e venire a prendere i due ragazzi all'incontro. La donna guardò dallo specchietto retrovisore, prima Madison e poi Luke.
"Allora?"
Luke toccò il braccio di Madison con la mano, cercò di incitarla ad aprir bocca ma l'unica cosa positiva che le uscì fu un 'ha fatto meno schifo dell'altra volta'. Sicuramente era stata sincera.
"Non sei costretta ad andarci se non vuoi, tesoro."
Madison alzò gli occhi al cielo e Luke, vedendola innervosirsi le posò una mano sulla gamba, cercando di tranquillizzarla un po'. La ragazza si passò una mano tra i capelli castani e guardò il fidanzato, che le fece un sorriso dolce.
"Certo, potrei non andarci" disse appoggiando il gomito alla portiera. "Ma tu e papà poi iniziereste a pensare che io sia depressa per colpa della fantastica malattia che ho, quindi preferisco sopportare un'ora di quella schifezza piuttosto che sopportare voi ventiquattro ore su ventiquattro."
Gemma fece una smorfia ed iniziò a scuotere la testa a destra e a sinistra, accese la radio mentre Madison alzò di nuovo gli occhi al cielo.
"Non dovresti parlare così a tua madre" sussurrò Luke. "Poi sai che ci sta male."
La mora si girò di scatto verso di lui, guardandolo in cagnesco. Alzò gli occhi al cielo, di nuovo. Sarà stata la millesima volta. Luke scosse la testa vedendo Madison fare ancora quel gesto che odiava così tanto.
"Ma tu da che parte stai, Hemmings?"
Gemma alzò il volume della radio. Non stava ascoltando quello che diceva quei due sui sedili posteriori ma il brusio delle voci non le permetteva di sentire bene la musica. Da quel momento in poi l'unica cosa che si sentì in macchina fu il rumore delle voci provenienti dalla radio. Luke non rispose e nessuno disse una parola finché non arrivarono a casa.
"Luke, caro, rimani a cena da noi?"
Probabilmente avrebbe detto di si se non ci fosse quel clima di tensione che si era creato poco prima, quindi decise di rinunciare a quel buon cibo che sapeva preparare Gemma. Luke salutò la donna che entrò in casa, Madison stava per fare lo stesso ma il biondo la fermò, afferrandola per un polso.
"Madison" disse abbassando lo sguardo. "Sai cosa intendevo prima."
La ragazza scosse un po' la testa e si passò una mano tra i capelli. Prese a guardarsi i piedi per un po', poi rispose.
"No Luke, in realtà non lo so. Non so più un cazzo. Sono stanca, voglio dormire, stanotte non ho dormito perché le pastiglie che prendo mi hanno fatto stare male e sono appena da un fottuto odioso incontro per malati di parkinson a cui nemmeno volevo andare."
Il biondo guardò Madison, non sapeva cosa dire. Era consapevole di quanto fosse difficile ma in quel momento era rimasto senza prole, di nuovo, così si limitò ad abbracciare la ragazza. Le diede un bacio sulla guancia mentre lei rimase impassibile. Le passò una mano sulla guancia e la guardò.
"Cos'hai Madison?"
Ella fece cenno di no con la testa e salutò Luke dandogli un bacio sulla guancia. Gli fece un mezzo sorriso e si staccò da lui.
"Ciao Luke" disse prima di rientrare in casa e lasciarlo da solo.
Madison salì le scale lentamente tenendosi al corrimano. Entrò in camera e si buttò sul letto. Rimase ferma per ben dieci minuti a fissare il soffitto bianco. Si alzò ed andò alla finestra, guardò la casa di Luke: le persiane erano tutte aperte. Madison si guardò in giro, si mise ancora una mano tra i capelli e prese a torturarsi le unghie. Poi decise, prese il telefono e chiamò Luke.
"Madison, stai bene?"
La ragazza, nervosa, si morse il labbro inferiore facendolo sanguinare. Il sapore metallico del sangue invase la bocca di Madison. Passò un po' di tempo, il respiro di Luke si sentiva dall'altro capo del telefono. Doveva parlare con lui, doveva dirglielo, non poteva continuare così. Madison guardò in basso, la strada era vuota.
"Ti devo parlare."

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Buongiorno o buonanotte o buonasera, quel che è. All'alba dell'una e quaranta del mattino ho decido di pubblicare un altro capitolo della fanfiction, sperando che voi siate contenti. Ho visto che i commenti ai capitoli sono un po' calati, in realtà non ce ne sono proprio più. Vorrei tanto che commentaste qualcosa, anche un insulto, un 'bellissimo, continua'. Qualcosa di stupido, ma per favore commentate, mi fareste felicissima. Comunque, ho già il prossimo capitolo pronto quindi in base a quanti commenti riceve questo capitolo deciderò se pubblicarlo prima dell'inzio della scuola o dopo. Sta a voi la scelta.
Un bacio, Marti.
Ps: non fate caso se ho scritto qualcosa di orrido perché sono quasi le due del mattino, capite e perdonatemi.

Ps2: dimenticavo di dirvi che ho pubblicato una os su Michael, se avete voglia di leggerla la trovate sul mio profilo. Si chiama wake up.

Tremare, l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora