Capitolo 13 - la storia si ripete

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Madison allungò le maniche nere della felpa per coprirsi le mani ancora congelate. Guardò Luke in attesa di una risposta.
"Mia madre conta?"
Il ragazzo rise e, non sentendo Madison, si girò verso di lei, che aveva gli occhi fissi sulle sue mani coperte dalla felpa. La guardò per un po'.
"Stai bene?"
Non rispose. Stava pensando a Luke, al possibile numero di ragazze che avesse baciato. Cinque, dieci, venti?
"Madison!"
La voce del biondo la riportò alla realtà. Scosse la testa, scacciando i pensieri che le affollavano la mente in quell'istante, e guardò Luke con i suoi occhi verdi.
"A cosa pensi?"
La mora iniziò a giocherellare nervosamente con i suoi capelli lunghi. Guardava l'asfalto scorrere sotto le ruote dell'auto, sembrava infinito.
"A niente" rispose. "Ma tu non hai ancora risposto alla mia domanda."
Luke prese a toccarsi il piercing con la lingua, facendolo muovere. La luce verde del semaforo illuminava leggermente la strada buia. Il biondo si grattò la testa, infilando le dita tra i capelli. Stava per rispondere quando Madison prese a gridare ed allungò il braccio verso il parabrezza.
"LUKE ATTENTO!"
Un'auto nera arrivava a tutta velocità dalla parte opposta. Luke cercò di schivarla, ma lo scontro fu inevitabile. Il muso della Lamborghini colpì il fianco destro del fuoristrada, che finì sul ciglio della strada. Gli airbag si aprirono. Il ragazzo stava bene, aveva ricevuto qualche colpo al braccio, ma niente di grave. Sentiva un po' di sangue scendergli dal sopracciglio. Cercò di muoversi per cercare di liberarsi, spinse l'airbag e scese dalla macchina. Guardò dalla parte del passeggero: Madison era svenuta. Doveva aiutarla ad uscire, allora rientrò in fretta e furia dell'auto, non curandosi dell'uomo che uscì dalla Lamborghini.
"CHIAMI AIUTO CAZZO" gridò cercando di slacciare la cintura alla mora.
L'uomo sulla cinquantina prese il telefono dalla tasca e chiamò i soccorsi che fortunatamente non tardarono ad arrivare. Il rumore della sirena dell'ambulanza si fece sempre più vicino. Un medico e due infermieri uscirono dal veicolo. Uno di loro afferrò Luke dai pantaloni e lo spinse fuori dall'auto.
"Via, può essere pericoloso. Ora ci pensiamo noi."
Il ragazzo barcollò sulla strada, la pioggia riprese a cadere dal cielo coperto di nubi e picchiettava sulle carrozzerie delle auto ormai accartocciate. Sentiva gli occhi iniziare ad inumidirsi. Le lacrime iniziarono a scendergli sulle guance. Si mischiarono con la pioggia. Rimase fermo senza muoversi, sembrava che ogni particella del suo corpo corpo si fosse pietrificata per assistere alla scena. Non poteva fare niente e ancora una volta si sentì impotente. Impotente come quel giorno in cui ricevette la chiamata dai genitori della sua ex fidanzata. "È morta" disse sua madre prima di appendere la cornetta. Lui rimase immobile con il cellulare ancora in mano, fermo a fissare il vuoto. E quella volta gli sembrava di rivivere gli stessi terribili istanti. Strinse i pugni lungo i fianchi mentre guardava due infermieri tirare fuori il corpo di Madison ed adagiarlo sulla barella. Il medico si avvicinò a lei.
"Respira" disse. "Il battito è regolare, ha solo perso conoscenza. Non sembra niente di grave. Portiamola in ospedale."
Luke guardò l'uomo con la Lamborghini. Non cercò nemmeno di aiutarli. "Sei un figlio di puttana" disse indicandolo. "Sei un gran figlio di puttana. E prega che Madison stia bene o giuro che io ti vengo a cercare anche all'inferno."
L'infermiere che era alla guida poggiò una coperta sulle spalle del ragazzo e gli fece un mezzo sorriso.
"Tieni, la polizia sta arrivando."
Luke rimase impassibile anche davanti alla gentilezza di quel gesto e si avvicinò all'ambulanza. La barella venne spinta sul veicolo. L'unico medico e un infermiere entrarono con lei, mentre l'altro si mise alla guida.
"Posso venire, vero?"
L'infermiere grassottello si grattò la barba nera e fece cenno di si col capo. Luke salì e si sedette di fianco a lui. Le porte si chiusero e l'ambulanza partì.
Guardò Madison e le strinse la mano piena di graffi. Si accasciò sul suo viso coperto da una maschera per l'ossigeno e pianse in silenzio.

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Hi everyone, questo capitolo mi ha quasi fatta piangere; diciamo che ascoltare Amnesia mentre scrivevo non ha aiutato molto. Comunque, volevo ringraziare coloro che hanno votato e commentato i capitoli precedente, I see you! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, a presto.

Tremare, l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora