"Niente smancerie davanti a scuola." La voce stridula della signorina Watson attirò l'attenzione dei due ragazzi, che sciolsero l'abbraccio e la guardarono. "Ah, Hemmings, ancora tu! Ogni giorno ti vedo avvinghiato ad una ragazza diversa" disse con disprezzo. Scosse il capo e parlò ancora: "Anziché pensare alle ragazze dovresti studiare matematica, è per questo che vai così male!"
"Io e la matematica non siamo esattamente fatti l'uno per l'altra."
"Questo lo vedo dai tuoi risultati, caro mio. Comunque, buona giornata! Ricordati il test di domattina."
Strinse la presa della sua valigetta marrone consumata e salì le scale con fatica, a causa della gonna troppo stretta o dei chili di troppo.
"Ha il culo talmente grosso che non riesce a muovere le gambe per salire due scalini."
Madison rise e si asciugò le ultime lacrime con la mano.
"Davvero vieni qui con ogni giorno con una ragazza differente?"
Luke sorrise e prese un'altra sigaretta. Se la infilò tra i denti bianchi e l'accese. "Non pensavo fossi un rubacuori."
"Stai cercando di dirmi che sono brutto?"
"Oh no, è solo che non hai l'aria di uno che usa le ragazze."
Gli occhi blu di Luke erano fissi su Madison. Fece un tiro dalla sua malboro e sorrise di nuovo.
"Non sono un puttaniere, Madison."
"Non..."
"Va bene così." Capì che nella voce della ragazza c'era quell'innocenza che solo i bambini hanno, non aveva intenzione di offenderlo.
"Non intendevo darti del puttaniere."
Il biondo fece un ultimo tiro dalla sua sigaretta e la gettò per terra. Guardò le guance di Madison diventare rosse.
"Tranquilla, davvero." I due si incamminarono verso l'entrata. "Quindi, quando potrò aver l'onore di aiutarti?"
La mora abbassò lo sguardo, si stava chiedendo se fosse la cosa giusta confessare il suo segreto ad un ragazzo appena conosciuto. Non era pronta ad andare incontro ad un'altra delusione, non ora. Non in questo momento. Luke le aprì la porta ed entrarono.
"Non lo so, dove vuoi." È andata, non si torna indietro Madison.
"Potremmo fare a casa mia. Ho la casa libera fino a stasera."
"Fantastico, allora ci vediamo oggi."
"Verso le quattro a casa mia."
"Okay, ciao!"
Luke le sorrise e la lasciò sola davanti alla sua classe di inglese, girò l'angolo e sparì.
Dopo cinque eterne ore, la campanella suonò. Madison si precipitò fuori da scuola, guardò tutte le macchine e quando finalmente vide quella blu di suo padre gli corse in contro. Si avvicinò, l'auto era vuota.
"Madison!" La voce roca di suo padre le giunse alle orecchie.
"Come sei diventata bella" disse guardandola. Madison rise.
"Papà, non mi vedi solo da una settimana!"
"Papà ha ragione" disse Jason, abbracciando la sorella da dietro.
"Jason!"
"Come stai?"
"Bene, voi? Com'è andato il viaggio?"
"Diciamo che ci abbiamo messo più del previsto dato che papà continuava a fermarsi per fare pipì."
"Non sono più così giovane" disse salendo in macchina. "La mia prostata si fa sentire!"
"Mi è mancato averti in giro a rompere le palle."
"Anche tu Jas."_____________________________
Dopo avervi fatto conoscere anche il padre e il fratello di Madison, non c'è più nessun altro! Scusate se questo capitolo non è il massimo, ma quando sono incazzata non riesco a scrivere bene e le idee vanno a farsi fottere. Anyway, ringrazio colore che hanno votato i capitoli precedenti, spero facciate lo stesso con questo. Magari questa volta mi sorprendete anche con qualche commento? Ahah vabè, alla prossima, Martina.
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Tremare, l.h
Novela JuvenilLa vita di una diciottenne, fatta di promesse distrutte e di insicurezze che divorano parte del suo corpo, s'intreccia con quella di un musicista che l'aiuterà a superare anche le più piccole difficoltà. Due ragazzi, apparentemente così differenti...