Arrivarono a casa verso le tre e mezza. Madison scese di corsa dall'auto e si rinchiuse in camera, non aveva intenzione di andare a casa di Luke vestita così. Si fece una doccia veloce e rimase venti minuti davanti al suo armadio, intenta nello scegliere vestiti adatti. Guardò il suo orologio, mancavano dieci minuti e lei non si era ancora vestita. Prese le prime cose che le capitarono in mano: un paio di skinny jeans blu scuro, una canotta bianca e sopra una camicia a quadretti rossi. Scese in fretta le scale, incrociando sua madre.
"Madison, dove corri?"
"Devo uscire" disse mettendosi le scarpe. Gemma aveva in mano il cesto della biancheria, lo appoggiò sulla scala e mise una mano sui fianchi.
"E dove dovresti andare?"
"Da un amico."
"Chi sarebbe questo amico?" Jason spuntò dalla cucina. Stava mangiando un panino.
"Ehm, Luke."
Madison rimase seduta sul divano e si schiacciò le mani tra le gambe.
"E chi sarebbe?!" Chiese il fratello con la bocca piena.
"Un mio amico?"
"Non l'ho mai visto."
"Nemmeno io." Si aggiunse la madre.
"L'ho conosciuto da poco."
"Non sarà mica quel bel biondino che ti ha salutato ieri?"
"Quale biondino? Quale bel biondino?"
"Jason, lascia tua sorella." Gemma riprese a salire le scale. "Vai pure tesoro, non tornare tardi!"
Madison si alzò e sgusciò fuori casa, lasciando suo fratello senza una risposta. Mentre camminava guardò nervosamente l'ora, erano le quattro precise quando arrivò davanti alla porta della casa di Luke. Aspettò due minuti per non sembrare troppo ossessiva e bussò. Sentii dei passi avvicinarsi e la porta si aprì. Luke era a piedi nudi, aveva indosso gli stessi vestiti dalla mattina.
"Oh, sei puntuale." Sorrise e la fece entrare.
"Non mi piace essere in ritardo."
Un parquet di legno chiaro ricopriva il pavimento del corridoio e del grande salotto. Dalla finestra si vedeva il mare.
"Non pensavo si vedesse il mare così bene."
"Si, è rilassante" disse stravaccandosi sul divano. Madison si girò e gli sorrise. "Siediti."
La ragazza ubbidì e si sedette sul divano in pelle nera. "Allora.." Continuò Luke.
"Allora..."
"Beh, non posso aiutarti senza sapere il tuo problema."
Madison si sistemò meglio e tossì nervosamente, poi guardò di nuovo l'ora.
"Sei appena arrivata e pensi già di andartene?"
"Oh no, volevo solo guardare il mio.. Ehm, orologio."
Luke rise, sparì in cucina e tornò con due lattine di coca cola.
"Bevi un po', magari ti tranquillizzi."
Era così evidente che si sentiva a disagio?
Luke aprì una lattina e ne bevve un sorso. Madison fece lo stesso. Teneva lo sguardo basso, come al solito.
"Tieni sempre.."
"Ho il morbo di Parkinson" sputò tutto in un colpo. Il biondo mosse il braccio e rovesciò la lattina che aveva appoggiato sul tavolino.
"Cazzo."
Madison si alzò di colpo e mise la lattina sulla superficie di vetro. Luke la guardò e si alzò anche lui.
"Devo andare."
"Cosa?! Come te ne devi andare?"
I due rimasero in piedi uno di fronte all'altra, immobili come due statue, aspettando che uno dei due dicesse qualcosa per primo.
"Io.."
Per la prima volta nella sua vita Luke era rimasto senza parole. Il ragazzo spigliato che faceva sempre colpo sulle ragazze era stato sorpreso dalla frase di Madison e ora non sapeva cosa dire. Ma non sapeva il suo segreto fosse qualcosa di così importante e grave.
"Non avrei mai dovuto dirtelo, mi dispiace."
"No, io.."
"Non sai cosa dire eh?"
Madison fece un mezzo sorriso e si avvicinò alla porta di ingresso, ma quando passò di fianco a Luke, lui l'afferrò per un polso facendola fermare.
"Non ti conosco nemmeno, sono stata una stupida a pensare che potessi aiutarmi."_____________________________
Hi, scusate tanto se pubblico i capitoli di notte (in Italia) ma sono in Canada, come forse ho già detto. Niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio come sempre coloro che hanno votato i capitoli precedenti. Buonanotte, Martina.
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Tremare, l.h
Teen FictionLa vita di una diciottenne, fatta di promesse distrutte e di insicurezze che divorano parte del suo corpo, s'intreccia con quella di un musicista che l'aiuterà a superare anche le più piccole difficoltà. Due ragazzi, apparentemente così differenti...