Capitolo 16 - e se fosse andata peggio?

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Luke's pov

"Madison" dissi afferrandole la mano. "Come stai?"
Tirai su col naso. Lei mi guardava con i suoi occhi verdi, erano spenti, disorientati. Presi ad accarezzarle la pelle bianca con il pollice per cercare di tranquillizzarla un po'. Probabilmente stava realizzando solo in quel momento che fosse in una stanza d'ospedale. Le pareti grigie davano alla camera un'aria parecchio triste.
"B-bene, sto bene" balbettò mentre si guardava in giro cercando di capire dove fosse. Il suo sguardo si posò sul suo braccio ingessato per poi passare su di me, che mi stavo sfregando gli occhi con un pugno chiuso. "Luke, stai piangendo?"
Vidi le sue iridi verdi inumidirsi. Mosse la mano per portarsela agli occhi e la lasciai andare. Mi alzai e m'avvicinai alla testata del letto, chinandomi leggermente su Madison. Portai il viso vicino al suo.
"Non piangere" le sussurrai in un orecchio.
"È che.."
Cercò di dire qualcosa ma le parole le morirono soffocate in gola. Scoppiò a piangere come una bambina mentre io stavo fermo vicino a lei. Non sapevo cosa dirle, non sapevo cosa fare se non starle accanto in silenzio. Le accarezzavo i capelli tenendo un braccio attorno al suo corpo.
"Mi dispiace per quello che ti è successo, l'incidente è stata anche colpa mia."
Nel momento in cui pronunciai quelle parole Madison si zittì e smise di piangere. Strinse lo sguardo su di me e mi fissò per un po' prima di spingermi via. Le sue guance avevano ripreso un po' di colore.
"Non lo dire nemmeno per scherzo Luke Hemmings" disse gesticolando. "So perfettamente che non è colpa tua e non provare a chiedere scusa."
Sorrisi sapendo che stava davvero meglio. Sembrava che la debolezza apparsa due minuti prima si fosse completamente dissolta. Feci un sospiro e cercai di avvicinarmi a lei, ma mise una mano sul petto facendomi mantenere una certa distanza.
"No, e adesso non voglio un bacio."
Incurvai le labbra un'altra volta per l'espressione arrabbiata che era comparsa sul suo viso. "E smettila di ghignare" mi rimproverò.
"Sono solo contento che tu stia bene" dissi sedendomi sulla sedia. Mi guardai un po' in giro. Il mio sorriso svanì all'istante. Pensai ancora alla mia ex, all'incidente che l'aveva portata via da me. Tutto d'un tratto divenni silenzioso. Madison sembrò capire a cosa stessi pensando e, allungandosi un po', mi afferrò la mano che avevo appoggiato sul letto. Sentivo le sue dita premermi sulla pelle. Strinse la mia mano più che poteva, come se volesse farmi capire che lei c'era, che ora stava bene ed era pronta ad aiutarmi.
"Io sto bene, non me ne vado da te" mi rassicurò.
Accennai un si col capo. Scacciai dalla testa i brutti pensieri e mi concentrai su Madison, che intanto s'era messa a fissare le nostre mani.
"Posso darti un bacio adesso?"
Alzò gli occhi su di me e finalmente vidi comparire un vero sorriso sul suo volto ancora un po' pallido. Mi alzai dalla sedia e mi abbassai su di lei, che mi mollò la mano e la posò sul mio viso. Col pollice sfiorò la ferita vicino al sopracciglio.
"Ti fa male?"
Mi avvicinai sempre di più a lei e la baciai. Le nostre lingue si toccarono ripetutamente mentre la mano di Madison scivolò dietro al mio collo. Poi s'infilò tra i miei capelli.
"Luke" disse spostando un po' il viso.
Appoggiai la fronte sulla sua mentre aspettavo la fine della frase, ma quando vidi i suoi occhi inumidirsi di nuovo mi allontanai.
Non disse più una parola e io feci lo stesso. Mi sedetti di fianco a lei col suo volto appoggiato sulle mie gambe. Ancora una volta mi ritrovai ad accarezzarle i capelli scuri e lei, ancora una volta, si ritrovava a piangere.
"Perché piangi?"
Non so spiegare il motivo di quella stupida domanda. Era ovvio il motivo per cui piangesse, poco tempo prima rischiato la vita in un incidente stradale. Lo spavento era grande, la preoccupazione era troppa. Ma per una cosa o per l'altra sapevo che non stesse piangendo per quello. Sapevo che c'era un motivo ben più profondo nascosto dietro a quelle lacrime.
"È che mi dispiace per te."
È come se avesse finito la frase che non aveva finito prima a causa della sua crisi di pianto. Scossi la testa nel sentire quelle parole assurde. Come poteva dispiacerle per me? Dopo tutto quello che le era successo io ero l'unico motivo della sua preoccupazione. Scossi più volte la testa. "Mi spiace averti fatto spaventare, so che ti era già capitato e se fosse andata peggio..."
Mi alzai di colpo facendo zittire Madison che mi guardava stupita. Mi avvicinai alla finestra e le diedi le spalle. Guardai fuori. Non volevo nemmeno pensare a quello che sarebbe successo se fosse andata peggio e solo all'idea di non aver Madison vicino a me rabbrividii.
"Non dirlo" la rimproverai. "Non finire la frase."
Intanto qualcuno era entrato nella stanza. Sentii presenza di qualcuno, ma non mi girai per guardare. Sentivo le voci di mia madre e di Gemma lontane, come se fossi stato rinchiuso in una campana di vetro.
"Ho bisogno di un caffé" dissi prima di uscire dalla porta.

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Hi everyone, scusate per la forma del testo che fa un po' desiderare. È stato faticoso scrivere in questi giorni. Comunque, grazie a tutti coloro che hanno commentato e votato i capitoli precedenti. Alla prossima.

Tremare, l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora