11. His voice.

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Mi accorsi presto di quanto mi mancava la sua voce, forse una delle cose che mi aveva fatto innamorare di più di lui.

Senza accorgermene, spinsi la porta, fino ad aprirla. Persi l'equilibrio, cadendo per terra, con un tonfo molto rumoroso, seguito dal mio imprecare.

"Sarah?" merda. Mi aveva sentita.

"Oh, Luke, c-ciao" ero imbarazzatissima.

Mi porse una mano. Non mi ero nemmeno accorta che si fosse alzato. "Cosa ci fai qua?" mi accompagnò fino al divanetto, dove ci sedemmo.

"Dovevo prendere dei documenti di mia mamma che ha tua mamma." Il cuore mi martellava nel petto.

"Intendo... Che ci fai qua sotto?" si passò una mano tra il suo bellissimo ciuffo biondo.

"T-ti ho sentito cantare... E mi piaceva un casino." Abbassai la testa.

"Oh..." l'abbassò anche lui.

"Per favore." Rialzai la testa, per cercare di guardarlo negli occhi. "Cantala di nuovo."

Di scatto di alzò. "Cosa?!"

"Cantala. Di nuovo. Mi piace davvero tanto."

Annui, sospirando, e si andò a sedere sullo sgabello, dopo aver preso la chitarra classica.

Sorrisi. Era bellissimo, anche in quella larga maglia bianca e in quei jeans strappati.

Cominciò a cantare quella meravigliosa canzone che mi prese da subito.

"Oh everyday
You feel a little bit further away
And I don't know what to say...
Are we wasting time
talking on a broken line?
Telling you I haven't seen your face in ages
I feel like we're as close as strangers.
I won't give up
even though it hurts so much
Every night I'm losing you in a thousand faces
Now it feels we're as close as strangers...
"

Continuò a cantare, ed era bellissimo stare seduta qua ad ascoltarlo, e a ripensare a tutto ciò che avevamo avuto.

Era così spensierato, ma allo stesso tempo così triste. Così preso, ma così distaccato.

Era tutto ciò che desideravo.

"...On the phone
I can tell that you wanna move on
Through the tears
I can hear that I shouldn't have gone
Every day, gets harder to stay away from you
"

Si fermò.

No, perchè?!

Lanciai un'occhiata interrogative a Luke, che fece finta di niente, e si sedette vicino a me.

"C-che c'è?" continuava a fissarmi.

Scosse la testa. "Non dovresti essere qui."

Provai a rispondergli, ma le parole non mi uscivano. E ora dove cavolo voleva arrivare? Ero stanca di questi stupidi giochetti.

Continuò. "Dovresti stare lontana da me. I tuoi amichetti te lo avranno detto no?"

Non era più il ragazzo che fino a un minuto fa stava seduto su quello sgabello a cantare quella canzone. Ora intorno a lui c'era l'oscurità, dove io avevo paura di entrare.

"Per chi è questa canzone?" svincolai il suo sguardo scuro.

Rise. "Sarah, sei un ingenua. Davvero non ci arrivi?"

Aggrottai le sopracciglia.

"Tutto è collegato a te, tutto. Penso a te da quel maledetto giorno che te ne sei andata, e santo cielo, non ho mai smesso."

Again. // Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora