Piccola premessa i luoghi che vedrete in questa storia sono puramente frutto della mia immaginazione, diciamo che il mondo di cui parlo e un duplicato della terra ma che non è la terra, alcuni posti posso coincidere ma la maggior parti sono di mia invenzione
Buona lettura
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Ero sola, penso di esserlo sempre stata solo non sapevo quanto. Non ho una casa, non ho una famiglia, non ho un passato, non ho persino uno stupido cognome... forse un tempo lo avevo ma ora semplicemente non lo ricordo più, non ricordo quasi niente da quando mi sono risvegliata in mezzo ad un bosco sola al freddo con solo una cosa che continuo a ripetermi da quando avevo aperto gli gli occhi, un nome, non so se sia il mio o no ma non ho nient'altro solo un nome che racchiude sedici anni della vita di una ragazza di cui non so nulla, o almeno credo siano sedici, cosi mi hanno detto le persone nel posto dove mi hanno trascinata quando mi hanno trovata. Dicono che che ho vagato per giorni senza cibo o acqua e che non sanno come ho fatto a sopravvivere cosi allungo, dicono che ho lottato quando mi volevano portarmi via da quel posto, che ho urlato e scalciato, ma io non ricordo niente di tutto ciò, so solo che un attimo prima ero circondata dalla foresta e l'attimo dopo ero rinchiusa in una stanza del tutto bianca, legata, con persone che mi giravano attorno esaminandomi come una cavia e che ponevano domande a cui non sapevo dare risposta.Volevo piangere ma non potevo non con loro a fissarmi, perciò attesi in silenzio isolandomi da tutti mantre aspettavo di essere libera, il massimo che ottenni dopo ore di silenzio fu solo un'altra stanza, era piccola con solo un letto e un piccolo armadio per i vestiti, senza alcuna personalità, niente finestre... forse avevano paura che scappassi ed avevano ragione in quell'istante volevo solo nascondermi lontano da quell'edificio e piangere lontano dagli occhi di tutti, ma quello era il massimo che avrei mai ottenuto da quelle persone. Ora sono passati sette giorni, mi sento loro prigioniera, non mi lasciano uscire da quella maledetta stanza ma mi portano del cibo per ogni pasto anche se mangio poco e niente, giusto il minimo indispensabile per sopravvivere. Ogni tanto un ragazzo viene a trovarmi, porta con se dei giochi e prova a parlare ma io non dico niente sto nel vuoto che ho nella testa, dove mi sento al sicuro, ma lui non si scoraggia continua a venire e tenta di farmi parlare o ridere o nel migliore dei suoi casi a giocare con lui mentre parlo e rido raccontandogli il mio passato, ma io non posso fare tutto queste cose perciò sto là seduta nel letto in posizione fetale che lo guardo parlare della sua vita, e bello o almeno credo che lo sia ha i capelli corti con un ciuffo ribelle sul davanti, ho notato che quando e nervoso ci passa la mano per sistemarseli all'indietro come se stare fermo in quei momenti gli costasse troppo, sembrano castani ma forse sono biondi non so dirlo per certezza la stanza ha una luce troppo fiocco per capirne il colore, è anche alto, non sembra particolarmente forte ma lo e io lo so, lo urlano i suoi occhi, occhi di un verde quasi disarmante, guardarli mi rilassa mi fa tornare a quei boschi e mi sento stranamente a mio agio.
Oggi ho deciso di parlargli, voglio chiedergli di farmi uscire da li, di riportarmi in quel bosco che mi fa sentire protetta perciò finalmente mi muovo, ora sono seduta nel letto non più in posizione fatale ed aspetto che entri... quando mi vede rimane un po' scioccato dal fatto che oggi sono seduta, mi sorride e mi porge la domanda che mi fa sempre...
<ti va di giocare?> questa volta annuisco e lui si siede difronte a me, il gioco di oggi sono le carte.
Penso che questo gioco un tempo mi piacesse, sono brava, molto bava oppure lui mi sta facendo vincere, ma non importa non mi interessa. Oggi andrò via ho deciso < voglio uscire> due parole, una voce che stento a riconoscere, era da tanto che no la sentivo, ha un suono implorate vicino al pianto, lui alza lo sguardo dalle sue carte e mi guarda... per un attimo mi fissa come incredulo, forse pensa di essersi immaginato le mie parole e quindi continua a fissarmi con lo sguardo spalancato e la bocca leggermente aperta, d'un tratto realizza ciò che ho fatto si alza di colpo e si dirige verso la porta. La stanza è piccola e mi basta allungare la mano per afferrarlo <fermo> urlo, lui obbedisce <voglio andarmene> ripeto

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Spezzata, potente, diversa
FantasyUna ragazza... nessun cognome, nessuna famiglia, nessun ricordo. Clarissa non ha niente, solo questo nome ed un vuoto che chiede di essere colmato, trovata mentre vagava sola nel bosco viene catturata e rinchiusa un una stanza dove cercano di scopr...