Un mese dopo...
Ero di nuovo libera più avanzavo più mi sentivo protetta, vagavo senza meta eppure il passaggio sembrava aprirsi per lasciarmi passare finché non raggiunsi un vecchio albero, un albero così grande e maestoso che non pensavo potesse mai esistere eppure ora era davanti ai miei occhi. Non ci pensai due volte che già mi stavo arrampicando tra i suoi grandi rami per poter raggiungere la cima, mi arresi a meta strada, era troppo alto e ormai i rami mi coprivano la visuale per poter tornare a terra il che non era poi un male perché lo rendevano i luogo perfetto dove riposarmi senza il rischio che qualcuno mi trovi, mi tolsi la giacca orai consumata e la utilizzai per legarmi al rampo su cui ero seduta per non rischiare di cadere e poi mi addormentai.
<sveglia> disse una signora dai lunghi capelli biondi, aveva un sorriso tirato mentre svegliava dolcemente la figlia <devi andare a scuola amore svegliati o faremo tardi> una bambina si alzo stropicciandosi gli occhi poi rivolse un sorriso alla madre e l'abbraccio forte <tesoro va tutto bene? Sei stranamente affettuosa oggi>
< si mamma, e solo che stavo facendo un brutto sogno e tu mi ha salvata> il sorriso si allargo poi gli diede un bacio sulla guancia, la bambina non potevo avere più di sei anni, ma nei suoi occhi si rispecchiava già una donna, il sorriso della madre pero scomparve del tutto quando udii le sue parole
< tesoro su via, alzati devi andare a scuola>
< ma mamma, siamo in estate, non ce scuola> si lamento la ragazzina
<oggi si amore, chi è l'adulta qui?> non sembrava la prima volta che la bambina si lamentava nel giusto e la donna sembra irritata dalla sua perspicacia
<sei tu mamma> dopo di che la donna la prese per un braccio e la trascino in bagno dove già l'attendevano i vestiti puliti. Una volta uscita dal bagno la bambina scese le scale saltellando era vestita con un vestitino completamente di bianco il che faceva risaltare i profondi occhi grigio ghiaccio, di una tonalità a dir poco unica. Raggiunta la madre che gli passò uno zainetto altrettanto bianco dotato i due piccole ali, la bambina una volta indossato prese un angolino della gonna e fece un giro su se stessa poi mostro di nuovo un sorriso a trentadue denti, la scena miscelata al sole del primo mattino e le ale dello zainetto la fece sembrare un angelo il che vece nascere in me come un impulso da avvicinarmi a quella creatura come attratta dalla sua luce, la madre pero a quella vista sembro quasi intimorita e fece un passo in dietro
< mamma, è il mio vestito preferito> la madre sembro come riprendersi dopo aver udito quello parole poi gli porse la mano e mostro ancora un sorriso forzato
<su dai piccolina è ora di andare> la sua voce era tirata quasi prossima al pianto e sussultò quando la piccola gli prese la mano...
< mamma> la sua voce suono piano come se era giunta ad una conclusione <mamma va tutto bene io ti perdono> a quella parole la donna cadde in ginocchio scossa dai singhiozzi <mi dispiace> continuava a dire tra un pianto e l'altro e la bambina per niente scossa da quella reazione l'abbracciò per consolarla <va bene mamma, io ti voglio bene, va bene cosi> gli sussurrava a bambina. Una volta che lo sfogo fu terminato la donna prese il viso della bambina tra le mani < tu non sei normale, ti porterò in un posto dove imparerai ad essere più forte> la donna non tento più di fingere serenità, gli rivolse uno sguardo sofferente ma determinato allo stesso tempo
< non puoi restare con me?> gli chiese la bambina con uno sguardo sereno come se già sapesse cosa avrebbe detto ed era già rassegnata alla realtà
<no> lo sguardo si fece più serio era come se volesse dire qualcos'altro ma non trovasse le parole, poi si rialzò afferro il braccio della bambina e la trascinò verso la porta < con te a mio fianco non potrò mai essere felice> sussurro mentre usciva dalla casa. La bambina abbasso lo sguardo mentre entrava nella macchina, passo tutto il viaggio guardando fuori dal finestrino cercando d memorizzare quel paesaggio che sapeva già non avrebbe più rivisto mentre la madre ora guidava con uno sguardo serio e della tristezza di ciò che stava per fare ora non cera neanche la minima traccia, ansi si intravedeva un po' di sollievo per il peso di cui si stava liberando, uno sguardo che mai avrei pensato di vedere nel volto di una madre.
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Spezzata, potente, diversa
FantasyUna ragazza... nessun cognome, nessuna famiglia, nessun ricordo. Clarissa non ha niente, solo questo nome ed un vuoto che chiede di essere colmato, trovata mentre vagava sola nel bosco viene catturata e rinchiusa un una stanza dove cercano di scopr...