Chapter One.

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«Lo sai che odio farlo.» sospiro, asciugandomi la fronte sudata col bordo della maglietta.

Saltello sul posto, cercando di attenuare il dolore alle gambe provocato dalla corsa. Mi passo una mano tra i capelli, tirando leggermente le punte per la frustrazione.

«Me l'hai promesso, Jimin. Il professor Lee conta su di te. Non puoi tirarti indietro proprio ora.» esclama Namjoon, dall'altro capo del telefono. «Devi solo posare ogni tanto per il corso d'arte. L'hai già fatto in passato. Il professore dice che hai un volte perfetto per essere d'ispirazione agli altri. E ti pagano pure!»

Mi stringo la punta del naso cercando di contenere l'irritazione. Namjoon è uno dei miei migliori amici e non riuscirei mai a fargli un torto del genere, non presentandomi. Inoltre mi fanno comodo dei soldi extra. «Lo so, lo so. Solo... Ecco, non mi piace stare al centro dell'attenzione Namjoon-hyung.»

Alzo gli occhi al cielo quando lo sento ridacchiare, consapevole che non può vedermi. «Ma se sei sempre al centro dell'attenzione. Accidenti Jimin, sei un ballerino. Dovresti esserci abituato.»

«Ma è diverso. Quando ballo racconto una storia. Invece decine di studenti che squadrano con gli occhi ogni centimetro del mio corpo mentre resto immobile per un'ora mi rende nervoso.» rabbrividisco. «La prima volta l'ho fatto solo per te, perché era il tuo corso. Ora invece sono tutti sconosciuti. Non mi piace.»

«Vedrai che andrà bene, proprio come la volta scorsa. Fidati di me!» dice. «Devo andare, Jimin. Il proprietario della Galleria mi sta aspettando e non voglio fare brutta figura il primo giorno. Ti ricordi vero l'aula dove devi presentarti? È la stessa dell'anno scorso.»

Sospiro per l'ennesima volta, incamminandomi verso casa. «Tranquillo Hyung, ho tutto sotto controllo. Puoi fare tutte quelle cose da artista che sai solo tu senza preoccuparti del resto.»

«Si chiama Mostra d'Arte e fossi in te non ci scherzerei su così allegramente. Potrei decidere di esporre il tuo ritratto.» mi minaccia. Grazie Nam, bell'amico!

«Non lo faresti mai!» urlo, attirando su di me qualche sguardo indiscreto. «Promettimelo, Namjoon.»

«Non posso farlo! Fammi sapere come è andata! Buona fortuna!» ride, chiudendo la chiamata.

Fisso il telefono spento un paio di minuti prima di imprecare, togliendomi gli auricolari. Odio tutto questo, ma soprattutto odio questa costante sensazione di inadeguatezza che mi porto appresso. Odio sentirmi costantemente fuori posto. Mi sembra di essere una comparsa nella storia della mia vita, mentre gli altri vivono il ruolo da protagonista. Vorrei essere come Namjoon che ha lavorato sodo negli anni per realizzare il suo sogno di allestire una mostra d'arte con i suoi quadri e finalmente ci è riuscito. Sono fiero di lui, merita davvero questa ricompensa al suo duro lavoro, ma allo stesso tempo mi sento geloso, come se mancasse costantemente qualcosa alla mia vita per sentirmi completo. Sopravvivo, più che vivere. E sono stanco.

Oltrepasso la soglia di casa, sbattendo la porta e calciando via le scarpe. Mi butto sul divano, consapevole di necessitare urgentemente una doccia. Sento vibrare il telefono nella mia tasca e quando lo estraggo noto che è Namjoon-hyung che mi ricorda per l'ennesima volta l'orario della lezione." Ore 14:00 in punto. Non fare tardi." Gli rispondo con la faccina che alza gli occhi al cielo maledicendomi per l'ennesima volta per aver accettato. Chiamo il numero di Hoseok mentre mi posiziono supino, attivando il vivavoce. La sua voce riecheggia tra le mura di casa due squilli dopo.

«Jimiiiiiiiin!»

«Hobi-hyung ti prego, salvami.» piagnucolo.

Lo sento ridere e rido anche io. «Fammi indovinare. È oggi che devi improvvisarti modello, vero?»

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