Chapter Thirteen.

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«È ancora presto. Ti va se ci fermiamo a prendere un caffè?»

Lascio scorrere lo sguardo fuori dal finestrino. Ultimamente mi ritrovo spesso a fare da passeggero nell'auto di Jungkook, è diventata quasi un'abitudine perdermi nei miei pensieri fissando distrattamente l'orizzonte. Questa mattina, quando mi sono svegliato, Hyejin era abbracciata a me, con la testa appoggiata sul mio petto e i capelli a formare una corona scura in contrasto con la mia maglietta bianca. Appena mi sono voltato, gli occhi dolci di Jungkook hanno incontrato i miei, sorridendomi amabilmente. Credo che potrei quasi abituarmi a risvegli del genere, nello stesso letto della persona che amo con la sua bambina stretta a me come un koala, come se fossi il suo scudo per proteggerla dai brutti sogni. Il sorriso dolce e il bacio sulla guancia che mi ha regalato prima di scendere dall'auto per passare il pomeriggio allo studio con Yoongi mi hanno scaldato il cuore in un modo in cui nemmeno io mi so spiegare. Non sono mai stato una persona proiettata verso la famiglia, non mi ero proprio mai posto il problema. La consapevolezza di non essere in grado di rendere i miei genitori dei nonni, mi ha sempre creato un blocco all'idea di costruirmi una famiglia e con l'abbandono di Jungkook, in qualche modo mi sono chiuso in me stesso, allontanando ogni legame sentimentale che non fosse di amicizia. Ci sono state storie occasionali, ma nulla che potesse essere etichettato come relazione e nessuno che potessi definire fidanzato. Col suo rientro nella mia vita invece sono stato catapultato in una realtà dove una minuscola parte di me desidera di essere parte di questa famiglia, desidera poter definire Jungkook mio e desidera proteggere questa bambina. Per mesi ho cercato di nasconderlo a me stesso, ma il suo ritorno mi ha cambiato. Mi ha reso migliore, desideroso di costruirmi un futuro che non sia la solita monotona routine di casa e lavoro, senza emozioni e sentimenti. Ho ammesso a me stesso di amarlo, non mi resta che ammetterlo anche a Jungkook.

Quando la sua voce mi risveglia dai miei pensieri, mi volto nella sua direzione, accennandogli un sorriso. «Certo. Basta che non incrociamo più nessuna conoscenza del passato, che quella di ieri mi basta per i prossimi vent'anni.»

Ridacchia, spostando una ciocca di capelli argentati dietro il mio orecchio, prima di riportare la mano sul volante e cercare parcheggio. Con un paio di fluide manovre accosta accanto al marciapiede, spegnendo poi l'auto e rimuovendo le chiavi dal quadro di accensione.

Il profumo di caffè ci investe in pieno appena mettiamo piede dentro la caffetteria. Il piccolo locale è decorato sui toni del beige e marrone, con tavolini rotondi e sedie in legno, alternati a piccoli divanetti posti accanto alla vetrata. Ci accomodiamo su un di questi ultimi mentre attendiamo che una cameriera venga a prendere le nostre ordinazioni.

«Non ti sei truccato oggi» constata Jungkook, poggiando un gomito sul ripiano per reggersi la testa. «Di solito quando vieni al corso lo sei sempre.»

Alzo le spalle, reprimendo l'ondata di imbarazzo che sento lentamente nascere al pensiero che noti questi piccoli insignificanti dettagli di me. «Non ne avevo bisogno. La persona su cui volevo fare colpo in università si è svegliata accanto a me nel letto, questa mattina.»

La sua bocca di piega in un ghigno, sporgendosi sul tavolo per avvicinarsi a me. «Ah si? Deve essere proprio uno stronzo fortunato.»

«Hm-» annuisco. «Lo è. E, comunque, mi ha già visto più di una volta struccato.» scherzo, avvicinandomi ulteriormente, bloccandomi poi quando vedo il suo sguardo serio puntato su di me.

«Quando non indossi il make-up sei bellissimo, sembri molto più giovane.» comincia, arrivando a un soffio dal mio naso. «Ma quando lo indossi sei... Sexy

Posso già percepire le sue labbra sulle mie. Un solo piccolo sforzo e la distanza effimera che ci separa sarebbe colmata.

«Avete già deciso cosa ordinare?»

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