«Jimin-ssi, hai ricevuto un altro regalo dal tuo ammiratore segreto?»
Fissai con aria dubbiosa il bigliettino striminzito appena caduto dal mio armadietto, rigirandomelo ripetutamente tra le mani. C'era qualcosa di strano in tutta questa situazione. Ormai erano settimane che ricevevo doni in forma anonima, ma li trovavo sempre sotto il mio banco, mai nel mio armadietto. Dopo i girasoli ricevetti una scatola dei miei biscotti preferiti, il cd di un gruppo musicale molto popolare in Corea per cui andavo pazzo e un peluche a forma di gatto, il mio animale preferito. Era come una corrispondenza unilaterale, dove io non riuscivo a decifrare il mittente, ma in qualche modo mi rendeva felice. Chiunque fosse, mi conosceva e me lo dimostrava. Nulla di ciò che ricevevo era casuale, tutto studiato nei minimi dettagli per compiacere i miei gusti e attirare il mio interesse. Questo insulso pezzo di carta stropicciava non si avvicinava minimamente allo standard passato.
Aggrottai le sopracciglia e cautamente mi decisi ad aprilo. Quello che lessi mi fece sgranare gli occhi in un misto di agitazione e stupore.
«No Tae, i regali sono sempre in forma anonima.» sussurrai, spostando lo sguardo tra il mio amico e Jungkook che si era come immobilizzato, senza dire una parola. «Questo biglietto invece è firmato.»
All'udire la notizia, il viso di Taehyung si accese. «Cosa dice? Chi lo manda?» urlò, attirando su di noi l'attenzione di diversi ragazzi.
Alzai le spalle, incredulo di ciò che stavo per dire. «È di Hajoon. Dice che gli piaccio e chiede se mi va di uscire insieme.» mormorai, porgendogli il pezzo di carta. Decisi di omettere il fatto che chiunque fosse a mandarmi i regali mi chiamava Hyung, quindi era sicuramente più piccolo di me, mentre il ragazzo del biglietto era un mio coetaneo.
Allungò la mano per afferrarlo, leggendone velocemente il contenuto. «Lee Hajoon? Quel tipo della mia classe bello come il sole che gioca a basket?»
«Hm-mmh» annuii. «Penso di averlo salutato una volta mentre ti accompagnavo davanti alla porta della tua classe, ma non credo di aver scambiato con lui più di un "ciao".»
Gli occhi di Tae si posarono attentamente su Jungkook che nemmeno si accorse di essere dentro il suo mirino, troppo intento a fissare me, a sua volta. Per qualche ragione mi sentii a disagio, come se il suo sguardo potesse trapassarmi l'anima. Se solo sapesse che è l'unica persona a invadere i miei pensieri, a possedere la mia mente e il mio cuore. Dio, farei di tutto per lui, ma sono troppo codardo per dirglielo. Non ho mai avuto problemi a uscire coi ragazzi. Ho sempre accettato i loro inviti, azzardando anche qualche prima mossa in diverse occasioni, ma con lui è diverso. Stringe il mio cuore tra le sue mani talmente forte che è doloroso anche solo pensare a un suo rifiuto. Da quando l'ho conosciuto, la mia vita è diventata stranamente più luminosa. Svegliarmi la mattina col pensiero di incontrarci al solito muretto per fumarci insieme la prima sigaretta della giornata mi da la carica giusta per alzarmi dal letto. Uscire la sera sapendo che ci sarà anche lui mi spinge a presentarmi sempre al mio meglio. Riesce a tirare fuori il meglio di me senza nemmeno accorgersene.
«Pensi di accettare?» mi domandò alla fine Taehyung, ancora voltato verso il più piccolo.
«Non-» cominciai, venendo poi interrotto da un rumore sordo.
«Cazzo» imprecò Jungkook, chinandosi a raccogliere i libri scivolati dalla sua presa. «I-io devo andare in classe, ci vediamo più tardi.»
E senza voltarsi indietro, sparì nella calca di ragazzi diretti alle proprie aule.
Sospirai, appoggiando la fronte al freddo metallo del mio armadietto. Piegai il braccio, sferrando un leggero pugno contro l'anta e attirando l'attenzione di qualche passante. Respirai pesantemente, cercando di calmare i miei nervi tesi, quando una mano si posò sulla mia spalla.
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Never Not
Fanfiction«Io non voglio essere tuo amico, Jimin.» «E cosa vuoi allora?» domando, incantandomi a fissare le due pozze nere nei suoi occhi. «Io voglio tutto di te.» ammette, facendo scorrere il pollice sul mio labbro inferiore. «Voglio che le tue braccia strin...