Chapter Three.

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«Lui ha fatto cosa?!» esclama Taehyung, interrompendo all'improvviso la corsa.

Poso i palmi delle mani sulle ginocchia mentre cerco di riprendere fiato e scuoto leggermente la testa, nel vano tentativo di affievolire il post sbronza della serata passata. Se eleggessero il re degli stupidi, probabilmente vincerei io. Come ho potuto pensare fosse una buona idea prendermi una sbronza in un giorno feriale? Maledetto Jungkook e la sua ricomparsa nella mia vita. Quando mi sono svegliato, frastornato e con una leggera nausea, Tae era intento a svuotarmi la credenza di tutti i biscotti che riusciva a trovare. Le mie lamentele sono state del tutto inutili di fronte al suo obbligo di accompagnarlo a casa percorrendo la distanza di corsa. Rimedio che secondo lui mi avrebbe aiutato a non concentrarmi sul forte dolore alle tempie e la fiacchezza che continuano ad accompagnarmi. Nemmeno le due pastiglie di aspirina che mi ha lasciato sul comodino hanno avuto effetto sul pesante ronzio che continuo a sentire.

«Ti prego, non urlare. Mi scoppia la testa.» mi lamento, stringendomi la punta del naso.

Mi guarda con sguardo omicida, facendomi sentire più piccolo di quello che già sono. «Sei stato in bagno per cinque minuti. Nemmeno il tempo di un battito di ciglia e ti sei già buttato tra le sue braccia.»

«Tecnicamente, è lui che si è buttato tra le mie braccia.» sbuffo.

Inarca un sopracciglio mentre la sua bocca si piega in un ghigno. «Tecnicamente, sei tu quello che ha un succhiotto sul collo.»

Lo guardo sgranando gli occhi, la mia mano raggiunge il segno violaceo prima di rendermi conto dell'azione. «Però poi l'ho spinto via.» mormoro, ricordando la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle.

«Jimin-ah» mi chiama, sottraendomi ai miei pensieri. «È la tua vita e sai che ti supporterei qualsiasi sia la tua risposta, ma sii sincero. Lo stai allontanando perché non provi più niente per lui e non vuoi davvero averci a che fare oppure perché hai paura di provare ancora qualcosa?»

Per un intenso attimo lo fisso semplicemente, sentendo il mio respiro e il mio battito cardiaco accelerare. È difficile dirlo a voce alta. Finchè rimane nella tua testa, puoi convincerti che non è reale. Ma quando le parole lasciano la tua bocca, tutto diventa concreto e irreversibile. E ho paura. Paura di rivivere le stesse sensazioni di quando mi ha lasciato. «Io-» mi si incrina la voce. «Io credo di non aver mai smesso di provare qualcosa per lui. Rivederlo ha solo risvegliato dei sentimenti che avrei preferito continuare a ignorare.» ammetto alla fine, più a me stesso che a lui.

Mi sorride semplicemente, prima di stringermi in un abbraccio.

«Penso dovresti parlarci, Chim. Dagli l'occasione di spiegarti il suo punto di vista. Sono passati tanti anni, meritate entrambi di mettere un punto al passato e vedere dove vi conduce il presente.»

Stringo in pungo i lembi della sua maglietta, prima di sussurrare due semplici parole. «Ho paura.»

Mi accarezza i capelli mentre annuisce. «Lo so.» Ovvio che lo sappia. È stato l'unico a capirmi e ad aiutarmi a raccogliere i pezzi del mio cuore. «Ma so anche che il tuo cervello non si darà pace finchè non chiarirà tutta questa situazione. Ieri l'ho notato il tuo sguardo, sai? Ti brillano gli occhi quando lo guardi e sai quand'è stata l'ultima volta che ho visto quel luccichio? Quando stavate insieme.»

Sospiro per l'ennesima volta, non trovando le parole adatte a rispondere.

«Jimin-ah» richiama la mia attenzione, sfregando la sua guancia sudata contro la mia. «Non vorrei davvero dirtelo in questo modo, ma puzzi.»

Gli spingo il petto con forza, mentre Taehyung si allontana ridendo di gusto. Lo guardo imbronciato, ma gli sono grato per questo cambio di argomento.

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