Quando i primi raggi di luce che filtrano dalla finestra ricoprono il mio viso, uno strano senso di torpore e tranquillità investe il mio corpo. Se dovessi descrivere con una sola parola lo stato che prevale sulla mia mente in questo momento, probabilmente sarebbe pace. Per qualche ragione mi sento come rinvigorito. Per la prima volta dopo tanto tempo sono riposato, sensazione ormai quasi sconosciuta. Non ricordo di aver dormito una notte intera senza svegliarmi da anni.
Cerco di stiracchiarmi muovendo le gambe, ma qualcosa di pesante mi impedisce ogni tipo di movimento. Ancora ad occhi chiusi mi allungo verso il comodino in cerca del cellulare per capire che ora è, ma la mia mano non raggiunge il freddo e duro legno del mobile. Al contrario, riesco a tastare qualcosa di sodo ma soffice al tatto. Qualcosa di vivo.
Apro gli occhi di scatto, rendendomi conto all'improvviso della situazione in cui mi trovo. Calde e muscolose braccia avvolgono la mia figura, rendendo il mio spazio di manovra praticamente nullo, mentre due lunghe gambe sono intrecciate alle mie. Dalla mia posizione, avvinghiata a Jungkook e quasi interamente coricata sopra di lui, posso vedere il suo viso, il suo bellissimo viso, ancora addormentato. Una corona di lunghe ciglia accarezza dolcemente i suoi zigomi definiti mentre la bocca leggermente aperta emette piccoli sbuffi, lasciando scoperti i suoi incisivi da coniglietto. Mi imprimo nella mente questa immagine, beandomi di questo momento di intimità che tanto mi era mancato.
Poi, come una secchiata di acqua gelata, realizzo. È sbagliato. Profondamente, irrazionalmente e assolutamente sbagliato. Non dovrei essere qui. Non dovrei essere tra le braccia di chi mi ha spezzato il cuore. Non avrei nemmeno dovuto acconsentire a dormire con lui. Sapevo che sarebbe finita male, che il mio cuore ne avrebbe risentito, eppure eccomi qui. Sono un masochista.
Chiudo gli occhi, stringendo forte le palpebre e cercando di reprimere l'ondata di panico che mi sta per divorare. Improvvisamente non riesco a respirare e ogni muscolo del mio corpo diventa rigido e pulsante per lo sforzo. Cerco di compiere piccoli respiri, provando a calmare il battito del cuore che minaccia di uscirmi dal petto, ma nulla sembra funzionare. Mi agito, cercando di divincolarmi dalla stretta che mi tiene ancorato in questa posizione, ma si rivela tutto inutile poiché Jungkook è sempre stato più forte di me. Non mi accorgo nemmeno di aver cominciato a piangere finchè non sento le molteplici lacrime bagnarmi gli zigomi e la gola.
Una caldo palmo si posa sulla mia guancia, costringendomi ad alzare gli occhi e ad incrociarne due scuri e profondamente preoccupati. «Hey, calma. Jimin, che succede?» La sua voce si fa largo tra il buio della mia mente, reclamandone l'attenzione.
Provo a parlare, ma ogni mio tentativo di far uscire qualche frase si rivela inutile. Ogni parola mi muore in gola, non facendo altro che incrementare il mio malessere. Tento di prendere fiato, ma un singhiozzo si fa largo in me, strappandomi la poca aria che mi è rimasta. Mi porto disperatamente una mano al collo, implorando me stesso di collaborare.
«Jimin, guardami.» mi prega Jungkook sollevandomi il mento. Gentilmente sposta la mano che mi stringe la gola portandosela al petto e coprendola con la sua. «Sono qua, sono con te. Respiriamo insieme, ok?» mi rassicura, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca. Sento il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente sotto il mio palmo e con la poca forza che mi rimane, provo a seguirlo. Un respiro. Due respiri. Tre respiri.
Passano minuti, forse ore, prima che riesca a riprendere il controllo del mio corpo e della mia mente. Jungkook non dice una parola, ma non mi abbandona mai. Respira con me, disegnando cerchi immaginari sul dorso della mia mano e non stacca mai i suoi occhi dai miei.
Colpito da un'ondata di imbarazzo nascondo il viso nell'incavo del suo collo, venendo investito da una folata del suo intenso profumo. È così familiare. Così casa. Il pensiero attraversa la mia mente, ma stretto tra le braccia di Jungkook sembra non farmi così paura come pochi istanti fa. È sbagliato, ma per qualche ragione mi appare così estremamente giusto. Eravamo appena adolescenti l'ultima volta che ci siamo trovati in una situazione del genere, invece ora è un giovane e bellissimo uomo. Eppure l'effetto che ha su di me pare non essere cambiato di una virgola. Sono ancora suo, anche se lui non è più mio.
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Never Not
Fanfiction«Io non voglio essere tuo amico, Jimin.» «E cosa vuoi allora?» domando, incantandomi a fissare le due pozze nere nei suoi occhi. «Io voglio tutto di te.» ammette, facendo scorrere il pollice sul mio labbro inferiore. «Voglio che le tue braccia strin...