Capitolo 1: In cerca della Musa

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Capitolo 1: In cerca della Musa

Era un tranquillo venerdì pomeriggio, tranquillo per gli altri forse, di certo non per le ragazze ammucchiate nella sala d'aspetto dell'atelier di Fiamma Parini.

C'era un gran chiacchiericcio in quell'atrio, una bellissima ragazza dai capelli biondi, alta e slanciata, si avvicinò ad un'altra un po' più bassina, ma con un viso da bambola di porcellana e le sussurrò:" Ma è vero che è così terribile?". "Non ne hai idea!" rispose l'altra livida in volto.

Quel giorno la famosa pittrice teneva dei casting, per scegliere colei che, per i prossimi mesi, avrebbe fatto da modella per i suoi dipinti.

L'ultima ragazza che era entrata era stata dentro giusto due minuti e poi era subito uscita fuori, con un'espressione da iena in volto; quella che era dentro attualmente invece erano già venti minuti che era lì.

Non era dato sapere quali fossero i criteri per essere scelte, voci di corridoio affermavano che non ce ne fossero e che la Parini scegliesse in base all'umore del momento.

In realtà non era proprio così, l'artista era dotata di una profonda sensibilità che solitamente la portava a capire a primo impatto se un soggetto andasse bene o meno per la sua arte. Alcune volte però cadeva in dei profondi dubbi e allora in quel caso era compito di Walter, il suo assistente poco più che ventenne, aiutarla a districarsi da quella matassa di pensieri.

Fiamma era lì seduta sulla sua sedia e stava fissando quella ragazza appena maggiorenne, bellissima, con una pelle di perla e profondi occhi nocciola, come quelli di un cerbiatto, sul naso aveva anche qualche piccola lentiggine, cosa che a Fiamma non disturbava avendone qualche accenno anche lei sul naso e sulle guance, più evidenti durante l'estate.

La scrutò ancora un poco, poi disse:" Tesoro, sei veramente una meraviglia dico sul serio, ma sei ancora troppo giovane per quello che voglio esprimere attraverso le mie opere, non traspare l'esperienza dai tuoi occhi. Io... non so come poterti spiegare..."

L'assistente intervenne:" Perdonaci, ma non sei ciò che la Signora Parini sta cercando!"

"Walter...non in questo modo!" lo ammonì Fiamma," non lo vedi che questa ragazza è ancora un bocciolo nel fiore degli anni? Vuoi traumatizzarla? Vuoi che non creda più nei suoi sogni?!"

La ragazza se ne stava sulla sedia a guardare quello scambio di opinioni, rimbalzare da uno all'altro come un flipper.

"Ah, quindi la assumerai?" domandò Walter con grande disinvoltura. "Non penso proprio!" rispose Fiamma risoluta. "E allora come pensi di dirglielo? Vuoi farle un disegnino?" rispose il ragazzo.

"Walter! Non parlare così della mia arte, perché sono pronta a licenziarti su due piedi, non importa che tu sia figlio di mia sorella e che nelle tue vene scorra un po' anche del mio sangue, alla prossima impertinenza seguirai una di quelle ragazze fuori da quella porta!" disse Fiamma infervorata.

Il ragazzo non fu turbato minimamente da quelle parole, conosceva la zia e sapeva che le sue minacce spesso erano tutto fumo e niente arrosto, solo in qualche rara occasione l'aveva vista veramente arrabbiata, fino ad arrivare a tagliare i ponti con certe persone.

Ma non con lui, lei lo adorava, perché era schietto e diretto, cosa che lei non sempre riusciva ad essere.

Non appena terminata la scaramuccia, i due si resero conto che l'aspirante modella se ne era andata nel bel mezzo della discussione e adesso avevano un'altra ragazza di fronte.

La giovane, non sentendosi chiamare, aveva deciso di entrare ugualmente. "Intraprendente questa ragazza!" disse Walter alla zia, con un sorrisetto sotto ai baffi; Fiamma la scrutò un po' da sotto gli occhiali da vista che portava più per darsi un tono che altro, perché in realtà la sua vista era piuttosto buona se non per qualche piccola difficoltà a leggere scritte troppo lontane.

Di fronte a lei una procace ragazza, dai capelli corvini e gli occhi verdi, le sorrideva ammaliante, sul suo volto non c'era traccia di preoccupazione.

"Allora tu saresti?" domandò la donna alla ragazza. "Erminia!", rispose lei, "ho ventiquattro anni e vengo da Sesto Fiorentino, ho già posato per diversi artisti piuttosto rinomati, Sartilli, Creola e così via. Sono particolarmente apprezzata per la profondità del mio sguardo!"

"Immagino..." disse Fiamma abbastanza scettica, conoscendo la nomea di suddetti artisti; poi continuò: "E dimmi, Erminia, se ti dovessi descrivere in poche parole come ti definiresti?"

La ragazza ci pensò su qualche attimo, come se si trovasse ad un'interrogazione più che ad un colloquio e le avessero chiesto di descrivere i fiordi norvegesi:"Com'è che erano? Frastagliati e poi...?" sembrò pensare.

Poi l'ispirazione la colpì e rispose:" Sono una ragazza sicura di me, diligente, puntuale, ho una cura maniacale del mio corpo visto il lavoro che faccio e per il resto ho pochi grilli per la testa e sono soprattutto precisa e meticolosa, pensi che i miei genitori a casa mi chiamano Signorina Agenda, perché non faccio niente che non sia prima stato appuntato nella mia agenda!"

Fiamma alzò gli occhi al cielo:" Sai che pal...", ma i colpi di tosse di Walter la sovrastarono, così si riprese, "sai che palestre ci sono in giro, cara? Perché anche io vorrei fare un po' di attività sportiva sai? Lo stavo dicendo proprio qualche giorno fa al mio assistente... ti ricordi, Walter, vero?!"

Il ragazzo annuì con evidente perplessità. Infatti, l'unica volta che aveva visto sua zia fare attività motoria fu qualche anno prima, quando aveva rincorso un gallerista per strada, il quale prima le aveva commissionato un dipinto e poi una volta vista l'opera finale, eseguita in modo a dir poco magistrale da Fiamma, decise di non pagarla.

L'assistente, dopo aver divagato in quel dolce ricordo, tornò alla realtà e vide Fiamma disegnare qualcosa su un taccuino da disegno.

Si avvicinò e vide un sacco di pallini rotondi, uno vicino all'altro; guardò la zia di sbieco, il cui volto aveva appena assunto un'aria affranta.

Il ragazzo fece un'espressione dispiaciuta alla ragazza, presagendo l'esito anche di quel provino. E infatti la reazione di Fiamma non si fece attendere molto, salutò la ragazza stringendole la mano, poi si accasciò sulla sedia e disse mesta:" Mi dispiace, sei deliziosa, ma non sei tu la mia Musa!"

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