39- Sono io che non dovrei fidarmi di te.

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"Margherita, mi raccomando: tienimi d'occhio questo scapestrato e tornate quanto prima, mi ha fatto troppo, troppo piacere conoscerti"mi saluta il padre di Alessio, abbracciandomi prima di aiutarmi a mettere la valigia nel bagagliaio dell'auto. 

"Grazie per tutto, siete stati davvero gentilissimi" dico, salutandoli con la mano ed entrando in macchina.

Aspetto che Alessio abbracci i suoi genitori, mentre cerco distrattamente una stazione in radio. Ho la mente che lavora a centomila, spulciando ogni movimento di Alessio nei giorni trascorsi, per capire a cosa si stesse riferendo con Marco. 

Sale in auto e si allaccia la cintura, un po' triste. Siamo stati bene in questi giorni, i suoi genitori sono persone davvero straordinarie. 

Mette in moto senza dire nulla, e usciamo dal parcheggio, mettendoci su strada. Passo la prima ora leggendo un libro, senza dire mezza parola. Noto che Ale picchietta nervosamente le dita sul cambio, ma non ci faccio troppo caso. Cambio casualmente alcune stazioni radio finchè non sento Fucsia passare. Lascio andare la canzone, iniziando a canticchiare distrattamente. 

"Marghe?" gli sento dire, cautamente. Tiro un profondo respiro, prima di rispondergli con uno scocciato "Dimmi". 

"Possiamo parlare adesso? È una settimana che andiamo avanti così".

Già. Fingere che fosse tutto ok davanti ai suoi genitori è stato piuttosto semplice, avranno pensato che sono una persona discreta che non si scambia effusioni in pubblico. 

"Va bene. Vuoi parlare? E parla allora. Sono tutta orecchi" ribatto, voltandomi verso di lui con le braccia incrociate. 

"Mi dispiace, ok? Ho sbagliato, sono scappato come un coniglio senza motivo. Scusami se ti ho lasciato da sola" snocciola, tutto d'un fiato. 

Sono talmente tanto piena, che le sue parole non mi fanno nessun effetto. Anzi, scoppio letteralmente a ridergli in faccia. 

"Che c'è da ridere ora?" sbotta, innervosendosi. 

"Che sei un ipocrita, ecco che c'è" rispondo acida. 

"Un ipocrita? Io?!" 

"Si, tu! Tutti quei discorsi sul fatto che IO fossi inaffidabile, sul fatto che tu non potessi fidarti di me....ma i fatti quali sono? Che sono io che ogni tre secondi ho il vuoto sotto ai piedi, perchè sei tu che prendi e sparisci per ogni minima fesseria, perchè non sei in grado di affrontare un discorso! Sono io che non dovrei fidarmi di te, perchè non sono io che ti nascondo le cose" gli urlo letteralmente addosso, lasciandolo atterrito. 

"Che vorresti dire?" balbetta.

"Credi che non sappia che mi stai nascondendo qualcosa? Ti ho sentito mentre ne parlavi con Marco, ho sentito che c'è qualcosa che non vuoi dirmi. Lo vedi? Non sono io quella inaffidabile. Io i miei errori li ho fatti, ma le mie responsabilità me le sono prese" rivelo. 

Lo vedo sbarrare gli occhi, e posso intravedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare velocemente. 

"Ok. Allora, io te lo dico, ma giura che non ti arrabbi. Giuralo" chiede lui con fare implorante. 

Gli lancio un'occhiata truce, che lo fa desistere dal continuare a imporre condizioni. 

"Bene...quando l'altra sera sono andato da Michele, ero arrabbiato, ero nervoso...e l'ho obbligato a fare una cosa...."

"Taglia corto Ale'" 

"Ok, io non avevo il numero di telefono, così ho obbligato Michele a darmelo e ho chiamato, Giorgio ha detto che era una buona idea e..."

"Ma si può sapere chi è che hai chiamato?" 

"Ho...ho chiamato Cristiano"

Mi pietrifico immediatamente, riflettendo su ciò che ha appena detto. Avrò sentito male. Sicuramente. 

"Cosa?" chiedo, con un filo di voce. 

"Ho chiamato Cristiano. Ci dovevo parlare, è stato più forte di me".

"E beh? Che t'ha detto?"

"Niente, abbiamo chiarito ad un po' di cose, è stata una conversazione abbastanza civile. Ha detto che si è reso conto di aver sbagliato a scriverti, ma che quando ha visto la foto che avevi pubblicato, ha 'collegato i puntini', per usare i suoi termini, e ha capito di essere stato idiota a non capire da subito che in realtà non c'è mai stata storia. Che eravamo io e te, e basta. E mi ha fatto promettere di comportarmi bene, sai com'è fatto lui. Era piuttosto tranquillo. E io gli ho detto che sono un cretino, perchè non mi rendo conto del fatto che finalmente ti ho con me, e non ho bisogno di farmi mille paranoie, perchè se mi piaci così tanto, è proprio perchè mi hai sempre fatto sentire a casa, al sicuro. Mi hai sempre detto che ero io a rassicurarti con uno sguardo, quando in realtà sono sempre stato io a sentirmi meglio solo al guardarti" dice, e poi, senza dirmi nulla, devia e accosta in una piazzola di sosta, lasciandomi interdetta, con gli occhi che mi si riempiono di lacrime, e non so nemmeno io il perchè. 

Spegne l'auto e mi guarda negli occhi, afferrandomi le mani. 

"Mi dispiace davvero Marghe, non hai idea. Ho pensato sempre che io e te, insieme...insomma, che non sarebbe mai successo. E invece ora sei qui, bella più che mai, ad ascoltare le crisi isteriche di un povero cretino che non fa altro che pensarti da quattro anni a questa parte" conclude. Poi mi guarda negli occhi ed esclama, sorpreso "Ma perchè piangi?".

"Perchè sei un cretino! Un cretino vero e proprio!" sbraito, tra il riso e il pianto. Ale sorride anche lui, accarezzandomi la guancia. Mi avvicino a lui, e lo bacio, finalmente. È come se riprendessi a respirare dopo un'apnea, una necessità di cui non avrei potuto più privarmi. 

Ci stacchiamo dopo un'eternità, solo per riprendere fiato. Posa la sua fronte contro la mia, mettendomi la mano dietro al collo. 

"Mi sei mancata da morire, da morire" mormora, strofinando il suo naso contro il mio. 

"Anche tu, stupido che non sei altro"

"Non farmi mai più una cosa del genere. Averti intorno e non poterti parlare, toccare, baciare, è stata la cosa peggiore della mia vita".

"Guarda che sei stato tu a cercartela eh..." inizio a dire , prima di venire zittita con un bacio. 

"Ssh, basta. Lo so, sono un cretino, scusa" dice, prima di baciarmi ancora.

"Ale? Di questo passo a Roma ci arriviamo tra tre giorni" gli faccio notare, ridendo. 

"Si, in effetti. Ripartiamo va, prima che la situazione degeneri" ride, dandomi un ultimo bacio e facendomi l'occhiolino, rimettendo in moto.

Faccio una finta espressione scandalizzata, mentre rido anche io di rimando. Posa la mano sul cambio, e si immette di nuovo in strada, voltandosi di nuovo a guardarmi con un sorriso enorme. Metto la mano sulla sua e sprofondo nel sedile, il cuore leggero come una piuma. 


Buonasera a tutti! Come avrete notato, ho cambiato il nome della storia, perchè fondamentalmente non era una storia in stile Instagram e quindi non aveva troppo senso 🤣 detto ciò finalmente un po' di pace tra questi due! Spero che il capitolo vi piaccia, come sempre vi ringrazio tantissimo 💚

Basta che mi guardi - Amici Speciali|Alessio GaudinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora