36-Non so se sarò in grado di andare avanti così.

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Il suono del mio cellulare mi sveglia, facendomi rendere conto che mi sono appisolata con il viso sul tavolo in soggiorno, seduta alla sedia, con il cellulare davanti a me nella speranza che Alessio si facesse vivo. Lo prendo in mano e lo sblocco. Niente. Deserto totale. Non assolutamente idea di cosa fare. Dovrei restare qui? Tornare a Milano? Ma soprattutto, dovremmo partire stanotte, e lui è sparito ormai da quasi dieci ore. Ho provato a chiamarlo fino alle cinque del mattino, finchè credo mi abbia bloccata, perchè non riceve nemmeno più i miei messaggi. 'Beh, chi la fa l'aspetti, lo hai bloccato anche tu'. 

Riprovo a chiamarlo per l'ennesima volta, ma nulla. Staccato. Cerco di ricacciare indietro le lacrime e mi trascino in bagno a sciacquarmi il viso. Dio, che aspetto pessimo che ho. I miei occhi sono rossi e gonfi, la treccia che avevo fatto ieri sera è totalmente spettinata e sono pallidissima. Se dovesse tornare ora a casa scapperebbe di nuovo per l'orrore. L'acqua fredda in faccia mi riscuote dal torpore, e mi aiuta a ragionare più lucidamente. 'Dove può essere andato?' mi domando, scendendo le scale e dirigendomi diretta verso il divano. 

Compongo il numero di telefono dell'unica persona che potrebbe dirmi qualcosa in più. Sono davvero preoccupata, a prescindere da tutto. 

-Pronto?

-Michele? Sono Margherita

-Ah, ciao Marghe 

-Senti, per caso è lì?

-Si si.

-Ah. Com'è la situazione?

-Mo sta dormendo, sembra che se sia calmato. 

-Ok, l'importante è che sta bene e che so che sta con te.

-Marghe te posso di' 'na cosa?

-Eh. 

-Lo so che è 'na testa de cazzo quanno fa così, ma credime, se potesse te regalerebbe la luna. Non sa bene come gesti' sti sbrocchi, ma mo ce penso io. Te chiedo solo de ave' un po' de pazienza, perchè so convinto che siete fatti pe' sta insieme.

-Grazie Michi... solo che non è semplice.

-Si, è 'n coglione, lo so. Ma te lo sistemamo io e l'artri, stanno ad arriva'. Te stai tranquilla.

-Va bene Michele, aggiornami se dovessero esserci novità, intesi?

-Stai serena, ce sto io qua.

Riaggancio la chiamata, un po' più tranquilla. Certo, il nodo di ansia nel mio petto è ancora totalmente stretto. Sarà sempre così la nostra relazione? Dovrò vivere con il terrore di dirgli qualsiasi cosa? 'Beh, lui ti aveva detto che sarebbe potuto ricapitare'. Si, ma non credevo che avrebbe dato di matto in questa maniera. Non so se sarò in grado di andare avanti così.

Mi alzo dal divano e per distrarmi un po' e controllo per la cinquecentesima volta le valigie. La mia e la sua. Sempre che torni stasera e che riusciamo a partire. Onestamente sto iniziando un po' ad arrabbiarmi. Non può reagire così male per ogni cosa, non è un bambino. E soprattutto, io non ho fatto nulla per meritare un trattamento del genere. Scendo di nuovo in soggiorno e accendo la tv, facendo zapping fino a soffermarmi su un canale a caso, stendendomi sul divano. Senza rendermene conto mi addormento, complice la nottata praticamente insonne che ho passato. 

Un rumore improvviso mi sveglia, facendomi sussultare. Do un'occhiata all'orologio, rimanendo sbigottita. Sono le otto di sera. Ho davvero dormito tutto questo tempo? Mi guardo intorno, ma di Alessio, ancora, nessuna traccia. In teoria tra sei ore dovremmo partire. Mi costringo ad alzarmi dal divano e ad aprire la dispensa, nella ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Pesco una fetta di pane e ci spalmo sopra della marmellata, forzandomi di mandarla giù. Non ho mangiato nulla per tutto il giorno, e il mal di testa che mi sta venendo ne è la dimostrazione. 

Vago per la casa come un'anima in pena per un po',  finchè non mi siedo al tavolo e inizio a guardare distrattamente il telefono, aspettando precisamente non so cosa. 

All'improvviso il familiare suono del cancelletto che si apre mi scuote, facendomi sollevare la testa, con il cuore che mi batte all'impazzata.

Alessio spalanca la porta, immobilizzandosi non appena mi vede. Posa le chiavi sul mobile e alza lo sguardo verso di me, con in volto un'espressione di scuse che mi scioglie il cuore. 'No Marghe, no'. 

"Ciao" dice solo, guardandomi con fare esitante. 

"Tra qualche ora partiamo. Ti ho già fatto la valigia, io. Adesso vado a farmi una doccia, tu controlla di aver tutto e poi fa che vuoi" sentenzio, gelida. 

"Ti va se parliamo?" prova a dire, posando piano la mano sul mio braccio

Sento tutta la frustrazione, la rabbia e la preoccupazione accumulate durante il giorno salire inevitabilmente. Mi ritraggo da quel contatto e scappo letteralmente via, correndo su per le scale. Entro in camera e prendo i panni che ieri, in piena ingenuità, avevo scelto di indossare per il viaggio. 

"Marghe!" sento Ale chiamarmi per le scale. Mi affretto ad andare in bagno e aprire l'acqua nella doccia, nella speranza che non mi segua qui dentro. Mi sfilo i pantaloncini e la t-shirt, rimanendo in intimo. Non faccio in tempo a slacciare il reggiseno, che la porta del bagno si apre. 

"Marghe, aspetta, scusa" snocciola lui tutto d'un fiato, entrando in bagno e chiudendosi la porta alle spalle. 

"Scusa un cazzo Alessio. Ti rendi conto che lo hai fatto di nuovo? Sei sparito, nel nulla, per ore. Non sapevo che fine avessi fatto, non sapevo con chi fossi. Mi hai lasciata di nuovo da sola, senza nessun motivo" gli ringhio contro. 

"Lo so che ho sbagliato Margherita, però fammi spiegare...non ci ho visto più, non ho capito più nulla" cerca di giustificarsi, guadagnandosi come risposta una mia risata sprezzante. 

"E la soluzione è stata quella di andare via e bloccarmi? Davvero Ale?"

"Scusami"

"No. E adesso esci, che devo fare la doccia" gli ordino, indicandogli la porta. Lui di tutta risposta si volta e chiude a chiave, infilandosela nella tasca dei pantaloni. 

"Non mi muovo finchè non parliamo" esclama con fare dispettoso. 

"Ok, resta pure qui" ribatto piccata, togliendo la biancheria intima e godendomi la sua espressione. Lo osservo deglutire in silenzio mentre senza dire nulla entro in doccia. Spero per lui che non osi entrare anche qui. 'Dio che benedizione' penso, mentre la mia schiena si scioglie sotto l'acqua calda e il mio corpo si rilassa, finalmente. 

Esco dalla doccia e mi avvolgo il corpo con l'asciugamano, gioendo silenziosamente delle facce di Ale, che continua a guardarmi in silenzio. 

"Che stronza che sei" lo sento dire, mentre infilo con fare fintamente innocente la biancheria. 

"Te l'avevo detto di uscire dal bagno" gli faccio notare, indossando un paio di jeans stretti a vita alta. 

"Margherita, non mi provocare" 

"Cosa? Forse tu non hai capito quanto io sia arrabbiata con te. Se credi di comprarmi con una faccetta dolce e uno scusa, stai proprio sbagliando. Non hai idea della nottata che ho passato, e credi che fare questa sceneggiata basterà? Non hai capito proprio nulla. Adesso esci dal bagno, devo asciugarmi i capelli. Va a prepararti, domani, nel caso tu lo abbia dimenticato, dobbiamo andare dai tuoi" ordino, fredda. Lui, dal canto suo, mi si avvicina e mi abbraccia, contro il mio consenso. Non lo ricambio, rimanendo immobile, anche se la sua vicinanza mi fa immediatamente sentire bene. "Mi sei mancata da morire" sussurra, dandomi un bacio sui capelli. Non dico nulla, aspettando che si stacchi. 

"Vado via" si arrende, aprendo finalmente la porta del bagno.

Mi osservo allo specchio, ricacciando per l'ennesima volta indietro le lacrime. 

'Anche tu, emerito idiota. Anche tu'.


Basta che mi guardi - Amici Speciali|Alessio GaudinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora