III.

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Non tanti sapevano da dove venisse quella bambina di dieci anni, non tanti la conoscevano, era una ragazzina abbastanza riservata e schiva che non parlava quasi mai con chi non la conosceva. Gli unici con cui parlava per tanto tempo erano il suo mentore, ovvero Rihon, il capo del villaggio di Kahun(17), uomo buono e saggio, il suo consigliere nonché suo figlio Atariel, dai biondi e chiari capelli lunghi come la criniera di un leone, e un’altra persona di cui vi parlerò dopo.

Era lì da quando era nata, ovvero dieci anni prima. Rihon e Atariel vennero spediti laggiù, in quell’inferno dopo una breve resistenza a Vlag. Quando i sacerdoti si insediarono al potere, i loro aguzzini cominciarono ad ispezionare la zona interna del Corno, quella montuosa, e ivi vi era il villaggio di Kahun. Rihon, sapendo dell’avanzata di Vlag, chiese aiuto agli alleati del Corno Orientale ma, quando il momento decisivo arrivò, la fratellanza venne spezzata ed egli fu abbandonato e dovette così difendersi con solo una manciata di uomini e, per quanto valorosi, non riuscirono a indebolire una legione più numerosa e preparata di loro. E così Rihon venne sconfitto e, assieme a lui, vennero catturati gli abitanti superstiti alla furia di Vlag: erano circa trecento; fra questi vi era una giovane sacerdotessa della Diva Che Porta La Rosa e La Spada, colei che loro chiamano Vitani(18), Signora dell’Amore e della Guerra, il suo nome era Irminn(19).

I pochi che ancora la ricordavano, dicevano che era una donna dal sangue freddo, e che durante quella battaglia partecipò alla difesa del villaggio. Venne catturata assieme a Rihon, Atariel e portata a DrakarLant sei mesi prima del parto. Quando quella bambina dagli occhi così simili, azzurro chiaro come quelli del ghiaccio, venne al mondo durante una fredda notte, nove guardiani del Lant entrarono nel blocco numero sette, ovvero dove si trovava lei, poi la presero e la portarono via.
Rihon, amato per la sua saggezza e fede, prese la bambina e aspettò che la donna tornasse, ma passarono due giorni e di Irminn nessuna traccia. Il terzo seppe, con tremendo dispiacere e dolore, che non sarebbe mai  più tornata ; una di loro, il cui suo impiego nel Lant era raccogliere le urine e le defecazioni nella Casa dello Svago, raccontò che due giorni prima aveva visto un soldato giacere con una donna dagli occhi di ghiaccio, che alla vista le era sembrata davvero debole come se avesse fatto un grandissimo sforzo. Forse aveva partorito dal momento che aveva le gambe imbrattate di sangue e che a malapena riuscì a resistere a quella tremenda prova.

Mentre ascoltava, Rihon notò moltissimi elementi di somiglianza con Irminn: gli occhi di ghiaccio, i capelli rossicci, una cicatrice sulla guancia creatasi durante la battaglia. Ma il brutto doveva ancora venire; dopo due soldati che la violentarono, al tramonto del secondo giorno, un terzo soldato si rese conto che la sua vittima non gemeva più, non mostrava più alcuna emozione…non si muoveva più. Non aveva però visto dove avevano poi portato  il corpo, ma probabilmente, così come molti prigionieri, o era stata seppellita nella neve o gettata nelle miniere come fosse spazzatura. Quelle erano le sepolture concesse a ogni prigioniero in quell’inferno.

La bambina che era nata da quella sventurata, morta in quel modo orribile, era Kathrina. Il suo nome in lingua Landtur significa Tempesta di Ghiaccio o Vento Gelido, fu Rihon a darglielo nella speranza che un giorno, qualora i prigionieri fossero riusciti a liberarsi, lei potesse travolgere i cani di Vlag così come gli alberi durante una bufera. Il capo, ogni qualvolta terminava il suo lavoro alla fucina, si occupava dall’educazione della bambina attraverso i racconti dell’Epica dei Landtur(20) , e lei non era l’unica ad ascoltarlo. Quei racconti che venivano tramandati da generazioni in generazioni servirono agli abitanti del blocco numero sette, il blocco dove anche Kathrina dormiva, a non dimenticare da dove essi provenissero affinché Vlag non riuscisse nel suo intento di distruggere per sempre la loro memoria attraverso la schiavitù.

Come tutti i Landtur, Kathrina aveva i capelli lunghi ma il suo colore era il castano scuro, o per essere più precisi, bruni tendenti al corvino. Per tutti i Landtur, sia uomini che donne, il capello lungo era simbolo di virilità; quando un Landtur commetteva un crimine grave, oltre all’esilio dalla tribù, gli venivano tagliati i capelli e la barba rasata a metà come forma di disonore e doveva tenerli così fino alla sua redenzione, in modo che nessun villaggio di qualsiasi alleato lo accogliesse. Quando un soldato di Vlag tagliava con la spada i capelli di un nativo, consapevole di questo dettaglio, il malcapitato subiva una delle più grandi umiliazioni nella loro concezione sociale e culturale.

KATHRINA: Nascita di una leggenda #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora