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Contemporaneamente a DrakarLant, Fucina del Lant. Undicesimo giorno del Mese del Drago.

Ho preferito saltare il decimo giorno dal momento che stranamente non accadde nulla, tranne che Kathrina e Atariel, approfittando della neve accumulatasi durante la bufera erano riusciti ad entrare nella fucina e a rubare le armi che erano rimaste lì dal giorno prima, abbandonate dai Landtur e dai soldati per l’intensificarsi dei venti. Erano poche, per di più erano solo dieci spade e il resto erano picconi per i minatori ma qualunque cosa fosse di ferro era indispensabile.

Che la Grande Madre benedica quel giorno prima della tempesta, perché se non ci fosse stato quell’attimo che ora vi andrò a descrivere probabilmente l’esito sarebbe stato incerto.
Kathrina, quel giorno era al suo solito posto di lavoro, e aveva appena aiutato Atariel a spostare una carretta piena di spade e archibugi, fra l’altro la produzione era aumentata in vista della guerra, infatti non si producevano più soltanto le armi ma anche le corazze e le cotte di maglia in metallo con lo stemma del leone, il simbolo di Vlag. Tuttavia, la piccola si allontanò per andare a cercare il secchio dove venivano riposte le feci e le urine dei soldati e dei detenuti ma non trovandolo lei, capendo che la natura la stava chiamando, sperando non ci arrivasse nessuno, alzò la grata che portava al tunnel dello scarico(46) e, con un po’ di vergogna si abbassò per poi tirar giù la gonna. Era da un po’ che la tratteneva e non riusciva più a resistere.
Tuttavia accadde che, non pensando a dove metteva i piedi, Kathrina scivolò sul bordo scivoloso e perse l’equilibrio cadendo nel tunnel, gridando.
Fortunatamente la distanza fra l’entrata e il sottosuolo non era alta e l’impatto dei fianchi con il suolo non fu duro, anche perché cadde su un piccolo cumulo di feci e urina. Pur essendo coraggiosa, Kathrina era pur sempre una bambina ed ebbe un pò di paura per i luoghi chiusi e senza luce e non vi erano scale per risalire e dunque cominciò a tremare, ma evitando di gridare aiuto perché se l’avesse fatto l’avrebbero lasciata lì.

Seppur spaventata, Kathrina decise di proseguire per il tunnel in cerca di una via d’uscita. La piccola cominciò ad avventurarsi nelle buie gallerie, con una mano sul naso e sulla bocca per non odorare quel tremendo puzzo di feci e urine sotto i suoi piedi. Quelle gallerie erano state scavate dai padroni proprio come deposito delle feci in attesa che si insecchissero e ovunque vi erano tracce di esse, assieme alla poca neve che cadeva dalle grate che vi erano. Kathrina non ci mise molto a capire che quel tunnel, costruito ad altezza d’uomo, si collegava ad altre gallerie, così decise di proseguire diritto per poi girare a sinistra ove vi era un’altra grata proveniente dalla Casa dello Svago. Lei non c’era mai stata, ma sapeva perfettamente cosa accadeva laggiù, e se lei riuscì a identificare la sua posizione fu purtroppo grazie ai gemiti delle donne rinchiuse lì dentro o i sospiri di piacere dei cani di Vlag che invece godevano nel far loro del male.
Kathrina aveva udito negli anni molte grida di dolore, ma non vi era dolore più grande di perdere la propria dignità in questo modo, così pur di non sentir quei suoni di parvenza animale o barbara si tappò le orecchie con le mani ma non servì a niente perché erano tanto forti e inoltre si rese conto che non vi erano scale o corde per poter risalire.

Scappando da quell’orrore, Kathrina percorse sempre in direzione dritta la galleria calpestando mucchi di feci e fiumi di urine, inciampando e cadendo per il suolo scivoloso. A quel punto stava davvero pensando di gridare anche se nessuno l’avrebbe ascoltata, tuttavia dal fondo vide un’altra grata e stavolta vi erano delle scale.

Vi era solo un ostacolo che separava Kathrina dalle scale: delle sbarre di ferro arrugginito che divideva la galleria, poteva essere che Kathrina avesse sorpassato la muraglia e fosse entrata nella Città dei Padroni?
Kathrina, non avendo tanta forza per poter staccare una delle sbarre, tentò di scavalcarle passando dentro e…fortunatamente, non erano così strette da bloccarla infatti, seppur con fatica, riuscì a passare. Ma prima di salir le scale, Kathrina notò sopra di esse una porta in legno aprirsi e dunque si nascose nell’ombra; da quella luce vide una donna di età avanzata, forse una domestica, riversare il contenuto di un secchio che immagino abbiate capito la sua funzione. Esso si schiantò al suolo con un rumore secco per l’impatto.
Una volta che la porta si richiuse, Kathrina oltrepassò quel mucchio e poi trovò la scala e, un passo alla volta salì sopra fino a raggiungere quella porta che, dopo aver controllato dal lucchetto che non ci fosse nessuno, aprì.

KATHRINA: Nascita di una leggenda #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora