XIV

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La battaglia era durata poco più di quattro ore, quando le ostilità cessarono il sole era sorto da un pezzo nei cieli di DrakarLant ma passarono tante ore prima che i Landtur iniziassero la cerimonia funebre dei loro caduti.
I soldati della Guardia che, fino al giorno prima, gettavano i corpi dei nativi nelle miniere e obbligavano i vivi a seppellirli nella neve, ora erano obbligati a scavare e a ritrovare i corpi mal sepolti di recente inclusi quelli dei cento sfortunati uccisi durante la decimazione. Alcuni Landtur furono generosi nei confronti dei civili, aiutandoli a sistemare i corpi dei soldati caduti e permisero loro di usufruire di spazi privati per i loro bisogni, anche se molti altri non lo volevano permettere per poterli umiliare, così come avevano umiliato essi per anni.

Una volta che tutte le armi vennero consegnate ai guerrieri nativi, ad eccezione degli archibugi i quali non conoscevano l’uso e per questo fusi per creare altre spade, Rihon, aiutato da Kathrina, Atariel e Hugo cominciò a cercare della legna. Kathrina ebbe l’idea di usare i letti scomodi delle baracche per costruire la pira, e allora in tanti cominciarono a darle una mano con le asce da boscaiolo, staccando le basi dei letti a castello e dalla parete. Hugo, invece preferì abbattere i pochi pini presenti nella Città degli Schiavi ma, per desiderio di Lusij, l’albero dove quel piccolo usignolo blu aveva creato il suo nido venne risparmiato; altri ancora, i più rancorosi, usarono i mobili, gli arazzi, alcuni oggetti appartenenti ai padroni e anche alcuni vestiti per alimentare le fiamme e questi ultimi, un po’ per paura altri per la consapevolezza della loro stessa prigionia, non si opposero.
Kathrina guardò la colonna di prigionieri Vlagati raggrupparsi nella Grande Piazza e in parte ne fu incuriosita e sbigottita; questo deriva dal fatto che non aveva mai visto codesti individui nella medesima posizione sociale ricoperta fino al giorno precedente da lei e dalla sua tribù. Per la rabbia, lei si avventò su una donna Landtur, sputandole addosso e urlando - Cagna, ti sei divertita a umiliarci, vero? Vigliacca, ti odio a morte…
Tuttavia Rihon, non appena la vide, le gridò - Kathrina, smettila!
Kathrina si aspettò che quella donna la guardasse con odio e disprezzo come quei soldati fino al giorno prima, ma in realtà lei non la degnò di uno sguardo; i suoi occhi erano puntati unicamente al bambino che teneva in braccio.
- Kathrina - le disse Lusij, prendendole la mano - Non odiare chi ti ha odiato, non beffarti di un avversario sconfitto perché così vivrai una vita di eterno rancore. Ti prego.
Quella richiesta proveniente dalle labbra della piccola Lusij, pronunciata con una strana saggezza per una bambina della sua età, calmarono gli animi impulsivi della compagna che, sorridendole, le carezzò la bionda chioma e si allontanò.

Non tutti però seguirono il consiglio di Lusij. Mentre infatti i Landtur guidati da Rihon e Alarich non furono particolarmente duri con i coloni Vlagati, molti di quelli guidati da Morgan, Dylarn e Volkart si resero protagonisti di razzie, vendette personali e cattiverie di ogni genere. Volkart, per dileggio contro un nobile e la sua famiglia, prese un secchio colmo di urine e acqua e lo riversò addosso e poi gridò - Guardate, adesso chi è lo sporco selvaggio?
Gli uomini attorno a lei risero per disprezzo, e molti del suo gruppo ne furono talmente compiaciuti che presero una botte d’acqua e la mischiarono con i secchi dei bisogni, prima di gettarla addosso ad altri prigionieri. Ma le umiliazioni più pesanti le ebbero le donne aristocratiche; sempre i gruppi di Volkart, soprattutto le donne ( alcune di esse prigioniere nella Casa dello Svago), le picchiarono con dei bastoni e Volkart stessa gridò - Spogliatevi!
Quelle donne aristocratiche, da principio esitarono, tuttavia, impauriti dalle spade e dagli occhi feroci delle Landtur, ubbidirono e, poco dopo, trenta donne furono costrette a spogliarsi e non potete capire cosa significasse per loro quella situazione; umiliate dal senso del pudore, impaurite dal senso di impotenza e tremolanti per il freddo secco della bufera, vennero mostrate come trofeo agli altri componenti della tribù, i quali alcuni risero per lo spettacolo, altri le dileggiarono lanciando loro avanzi di cibo, feci e acqua putrida e soprattutto inondandole di sputi, così accadde anche per quaranta uomini. Per quanto Rihon avesse tentato in tutti i modi di evitare questi barbari scempi, non fu in gradi di prevenire l’inevitabile: il desiderio della vendetta superava quello della giustizia, il desiderio di ripagare i coloni con la stessa moneta era molto più forte dell’autocontrollo.

KATHRINA: Nascita di una leggenda #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora