19. Baciami ancora

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Amanda's POV

Dopo una decina di minuti arriviamo a destinazione.
Dopo aver pagato il taxi, io e Christian entriamo nel palazzo e saliamo al quarto piano.
L'appartamento di Christian è proprio quello di fronte alle scale.

«Levati le scarpe» mi dice, prima di inserire la chiave nella serratura.
Io lo guardo confusa.
«Mia madre ha il sonno molto leggero e non voglio che si svegli» mi spiega ed io lo ascolto, slacciando il laccetto delle mie scarpe e togliendole, ma poi esito.

«Senti...forse è meglio che io me ne vada, non mi sembra il caso di dormire qui»

«Tu rimani qui, punto.
Pensi davvero che mi sarebbe passato nell'anticamera del cervello di farti dormire da me se non fosse stato il caso? Se è per mia madre stai tranquilla, non ti vedrà neanche, domani mattina andrà al lavoro presto, basta che stiamo attenti a non svegliarla»

Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo.
«Grazie» gli dico dolcemente ad un tratto e sorridendogli.

«Prego» mi risponde ridacchiando e aprendo la porta.

Entriamo in casa e andiamo in camera di Christian molto silenziosamente, in modo da non svegliare nessuno.

«Tieni» dice porgendomi una sua felpa.
«Così poi la metterai nel tuo piccolo armadio insieme alla mia maglietta da calcio e all'altra felpa che mi hai rubato» commenta, scherzando.

«Ehi» lo rimprovero con tono di disaccordo.
«Non te l'ho rubata, sei stato tu a dirmi che potevo tenerla» dico polemica, puntandogli l'indice al petto.

«Ma come siamo permalose» mi prende in giro lui ridacchiando.
«Comunque puoi andare in bagno a cambiarti, in fondo a destra» mi spiega.

Oltre alla felpa di Christian, porto con me anche la borsa, nella quale per fortuna tengo sempre delle salviettine struccanti.
Non riuscirei mai a dormire truccata, neanche se fossi stanca morta, cosa che in questo momento non sono per niente, anzi, non ho nemmeno un po' di sonno.

Entro in bagno e dopo essermi sistemata, esco con i miei vestiti e la borsa in mano, mentre le scarpe le ho già lasciate prima in camera di Christian.

Entro nella stanza e vedo che anche lui si è cambiato, ha indossato dei pantaloni della tuta grigi e...nient'altro.
Strano!

Rimango quasi incantata nel guardarlo, ha veramente un fisico che lascia senza fiato, nessuna ragazza al mondo rimarrebbe impassibile davanti ai suoi addominali, nonostante in questo momento non si vedano totalmente a causa del buio e della sua posizione.

Dalla finestra entra un po' della luce proveniente dalla luna e dalle stelle, ma è minima, quindi Christian accende anche una piccola lampada.

È appoggiato al davanzale della finestra posta nella parte sinistra della stanza, lui non mi ha ancora vista ed io riesco a scorgere solo un lato del suo corpo.

Finalmente si volta e mi guarda.
Sembra estasiato e questo mi fa sorridere.
È una sensazione bellissima quando sei struccata e vestita in un modo in cui non ti si vede nessuna curva, ma vieni guardata comunque come se fossi la cosa più bella del mondo.
È proprio così che mi sta guardando Christian in questo momento.

«Che c'è?» gli dico, riportandolo alla realtà.

«Eh? No, nulla. Ma non stare sulla porta, vieni qui» mi propone ed io lo raggiungo, dopo aver posato i miei vestiti sulla sedia della scrivania e aver chiuso delicatamente la porta.
«Hai sonno?» mi chiede.

«Per niente» rispondo ridacchiando.

«Allora siediti qui» mi dice, mettendomi le mani sulla vita e sollevandomi, in modo da farmi sedere sul davanzale.
«Almeno ora siamo alla stessa altezza» mi dice con un ghigno.

Non dovevo innamorarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora