Fui così sorpresa di udire quelle parole, che all'inizio credetti di aver capito male.
"Mi scusi?" chiesi, confusa.
"Non sono sciocco, so che sei spaventata e non vuoi perdere il lavoro, ma se... se mi potessi dire cos'è successo potrei aiutarti" disse, girandosi e andando alla finestra, probabilmente per non guardarmi negli occhi.
Guardava fuori con attenzione, come se cercasse qualcuno.
"Io..." balbettai "Mi dispiace, non avrei dovuto lasciare che accadesse! Io... mi dispiace davvero."
E se mi avesse licenziata di tronco non appena avesse saputo quello che era accaduto? Probabilmente non avrebbe nemmeno aspettato che finissi il racconto.
Si massaggiò piano l'occhio gonfio, ed io fui quasi contenta che avesse la vista limitata e che fosse girato: così non avrebbe potuto vedere i miei occhi traboccanti di lacrime che, ostinatamente, mi rifiutavo di lasciar andare.
"Per favore... non mi licenzi!" ma come mai ero passata subito alle suppliche? Beh... era tutto alquanto semplice. Non volevo essere lasciata sola. Quantomeno da MrDaniel.
Lui si girò di scatto, e mi guardò in viso. Oltrepassò le lacrime con noncuranza, e quando finalmente aprì bocca la sua voce era gelida quanto lo sguardo.
"Ti ho chiesto una cosa soltanto. Perché non riesci a compierla?" Non ero preparata a quella freddezza, che mi fece sussultare e abbassare lo sguardo.
"Cosa è successo?" ripeté, ma questa volta più lentamente, come se stesse parlando a una bambina. O a una persona con dei deficit mentali.
Sentivo il suo sguardo che analizzava ogni centimetro di me, lo avvertii mentre attraversava i vestiti e mi entrava nel profondo, scrutandomi attentamente.
"Io... noi..." non avevo il coraggio di ammettere cosa avevo fatto. Sì, perché ero io quella sobria. Ero io quella che aveva ricambiato il bacio, stringendosi a lui.
"Ci siamo baciati" ammisi, con il fortissimo desiderio di accasciarmi a terra, scavarmi un buca a forza di unghiate e ricoprirmi con la terra smossa, per non tornare mai più in superficie.
Quello che udii dopo non me lo aspettavo proprio. Era un sospiro di sollievo, quello che era uscito dalle labbra di MrMarvin?
Si accasciò sul letto, mentre tutta la tensione scivolava dal suo corpo. Ora ero l'unica rimasta tesa come la corda di un violino.
"Non siamo andati oltre? Cioè... non abbiamo...?" sussurrò, come timoroso che qualcuno ci sentisse parlare di argomenti così sconvenienti.
Per un momento mi chiesi perché fosse così agitato, mi chiesi perché non volesse che andassimo oltre. Non che io lo desiderassi... vero?
I miei pensieri erano così confusi, che mi facevano brancolare nel buio della mia mente, senza risposte e con troppe domande.
Salire in questa dannata nave è stato uno sbaglio, pensai.
Un terribile sbaglio.
Tutte le mie certezze erano state sciolte da un paio di occhi grigi, tristi, solitari. Erano gli occhi di un lupo predatore. Ma perché non me n'ero accorta prima?
Avrei fatto meglio a tornare subito a casa, non appena fossi sbarcata. Certo, sarebbe stato un enorme spreco di denaro, ma ne andava della mia sanità mentale.
Cielo! Ero completamente infatuata da MrDaniel, ed avevo ormai capito che non ci potevo fare nulla. Se non sopportare.
"Posso andare, adesso?" appena pronunciai quelle parole, desiderai non aver mai aperto bocca, a giudicare dallo sguardo che mi riservò MrMarvin.
STAI LEGGENDO
Underwater
ChickLit1912. Il Titanic salpa il 10 Aprile. Lei: Helen Corr, passeggera di terza classe. Sogna di poter andare in America per trovare lavoro e aiutare i suoi genitori, semplici contadini irlandesi. Lui: Daniel Marvin, prima classe. E' di ritorno da un vi...