Capitolo 5.

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o dati appuntamento in un luogo praticamente deserto. Lo aveva scelto Louis il posto e Harry aveva accettato senza domandare tante spiegazioni. Se avesse scelto lui avrebbe optato per un bar in centro, magari un giro al negozio di musica o una semplice camminata per la via principale, qualche distratta occhiata ai negozi e mille chiacchiere. Ecco cosa avrebbe scelto Harry ma, quando Louis rispondendo al messaggio: “dimmi dove e ora” inviatogli da Harry stesso, aveva risposto: “Dove c’era il vecchio benzinaio. Alle 16”, aveva accettato senza fare molto storie.

Era deserto e spettrale. Un luogo davvero poco ospitale. In quello che ora era solo un spiazzo senza nulla intorno, un tempo c’era un benzinaio. La vecchia sbarra rossa, un tempo sempre alzata per permettere il passaggio, era arrugginita e divelta, accatastata a terra insieme a vecchi pneumatici, vestiti sporchi e pacchetti di sigarette.  C’era anche una casetta accanto alle pompe di benzina ormai inutilizzate e a secco. Una casupola bianca con la porta sprangata e i vetri rotti. Harry si guardò intorno cercando di capire quale genere di persona desse un appuntamento in un luogo simile. Osservò distrattamente la strada provinciale deserta che passava lì accanto e si ricordò di quando, da piccolo, la percorreva in macchina con suo padre per andare a pescare a Lake Ollins. Era una delle gite che in assoluto preferiva. Si mordicchiò il labbro per cercare di non perdersi dietro quei ricordi nell’esatto momento in cui Louis comparve dietro la curva, a piedi.  Camminava sul bordo della carreggiata anche se, vista la desolazione di quel posto, avrebbe tranquillamente potuto passeggiare nel centro esatto della strada. Stava con le mani in tasca e la testa bassa. Aveva gli stessi vestiti di quella mattina a scuola ma un atteggiamento diverso, quasi più spento, remissivo.

Harry tossicchiò e si chinò per legare la propria bicicletta.

“Ciao” disse Louis senza fermarsi accanto a lui e procedendo invece verso la casetta.

“Ciao” bisbigliò Harry seguendolo.

Louis sembrava muoversi in quel luogo con strana naturalezza. Si girò a guardare Harry poco prima di svoltare dietro la casetta e sparire alla sua visuale.

Harry si arrestò all’istante: “Louis?” domandò

“Vieni” rispose l’altro.

Harry si girò a guardare la strada ancora deserta, lanciò un’ultima occhiata alla sua bici e poi, pensando che quella che stava per fare era una cosa davvero stupida, lo seguì.

 

Louis era seduto su un blocco di cemento, le spalle attaccate al retro della casetta e le gambe stese in una posizione almeno apparentemente comoda. Harry era ancora in piedi a fissarlo e a domandarsi  quale fosse il problema di quel ragazzo.

“Perché stiamo qui?” domandò

“Perché mi piace, non c’è nessuno. Non è di tuo gradimento?” chiese poi sinceramente perplesso come si domandasse a quale persona potesse non piacere un angusto spazietto maleodorante dietro un benzinaio fallito.

“No” disse Harry sincero. Si sentiva a disagio, sentiva nel corpo una sensazione di pericolo e non gli piaceva affatto tutta quella situazione.

“Volevo solo parlarti con tranquillità. Puoi sederti per favore?”

Harry scosse la testa e guardò per terra.

“Sei a disagio” constatò Louis guardandolo “mi dispiace”.

Chi mai potrebbe essere a suo agio lì?

“Credo” iniziò dopo aver preso un respiro “che porterei qualcuno qui solo se dovessi ucciderlo o se... fosse una prostituta” concluse guardandosi poi alle spalle. Voleva tornare dalla sua bici e andarsene.

Un gettone e tredici minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora