Capitolo 13.

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ARRIECCOMI! 
Dunque... questo capitolo sarà l'ultimo che vi richiederà uno sforzo mnemonico disumano! È infatti l'ultimo dove ci sono flashback così vitali! Da questo capitolo in poi, infatti, praticamente tutto quello che è accaduto prima di ottobre, ormai lo sapete. In qualche altro capitolo forse ci sarà qualche piccolo flashback ma nulla di così rilevante.
Leggetelo sedute o sdraiate perché scoprirete cose che non vi piaceranno... e c'entra Gemma.

Ah... dico solo una cosa: primo e vero capitolo Ziam

POV Stan – Venerdì 6 marzo 2009

"Lei è il padre?" domandò un poliziotto. 

Mio padre annuì continuando a guardarmi. Sembrava mi vedesse per la prima volta, sembrava realizzare solo in quel momento che ero cresciuto, che ero cambiato sotto i suoi occhi e che forse gli ero sfuggito di mano.

"Sì" rispose guardando il poliziotto.

"Molto bene" mi guardò l'ufficiale in piedi davanti alla finestra. 

Eravamo in cinque in quella sala: tre poliziotti, io e mio padre. Era un locale ampio e spoglio, pochi quadri. C'erano diversi calendari storici appesi alle pareti ma per il resto non c'era molto altro. Alcuni armadi aperti lasciavano intravedere pile disordinate di documenti spiegazzati e cartellette trasparenti.

Sulla scrivania alcuni depliant colorati parlavano di bullismo e un ragazzino con un occhio nero stava in bella mostra sulla copertina con la scritta: "Non sarò più una vittima".

Mi venne da sorridere mentre il poliziotto, seguendo il mio sguardo: "Hai notato il depliant? Bullismo. È di quello che vuoi parlare?".

Annuii prima di scuotere la testa e precisare: "Cioè anche...".

"Capisco" proseguì l'ufficiale mentre mio padre si sistemava meglio sulla sedia "...raccontami un po'" mi disse incoraggiandomi con un sorriso.

"Ho scoperto che dei ragazzi spacciavano a scuola..."

"Cosa?" domandò il poliziotto mentre l'altro uomo in divisa alle mie spalle iniziò a digitare su un computer. Lo guardai perplesso.

"Stiamo mettendo a verbale quello che dici... non preoccuparti... continua tranquillo" mi spiegò l'ufficiale davanti a me.

"Ma qualcuno saprà che sono stato io a dirvi tutto?" domandai mordendomi un labbro.

"No, certo che no... hai paura di qualcuno in particolare?".

Scossi la testa.

"Bene, senti.. ricomincia. Hai scoperto che qualcuno spaccia nella tua scuola. È corretto?".

Annuì: "Sì, Alex".

"Alex?"

"Alexander De Leon" dissi mentre i due poliziotti si scambiavano uno sguardo. Il tipo al computer digitò le ultime lettere e poi si unì a quello strano giro di occhiate.

"Come sai che è De Leon a spacciare?" domandò il poliziotto mentre mio padre si passava una mano sulla faccia e mi pregava di giurargli che io non avevo fatto uso di nessuna droga.

"No papà" dissi alzando gli occhi al cielo.

"La prego, faccia continuare il ragazzo" si intromise l'ufficiale facendomi segno di  proseguire.

"Lo so perché ero nel bagno mentre lui parlava con qualcuno al telefono...".

"Nel bagno?"

"Nel bagno della scuola…".

"Quando?"

"Mercolerdì".

Un gettone e tredici minutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora