20

2.1K 90 144
                                    

Burn the Witch – Radiohead
-
Louis ci prova.

Erano gli ultimi giorni di febbraio, e Niall e Timmy avevano appena fatto ritorno a casa Tomlinson muniti di snack e più alcol di quanto fosse necessario per la festa che avrebbero organizzato quella sera. Si fiondarono all'interno dell'ingresso, chiudendosi il portone alle spalle con un tonfo e riparandosi dalla pioggia come meglio potevano. Timmy rabbrividì non appena sentì il calore della casa farsi dolce sulla sua pelle, appoggiando i vari sacchetti in terra per sfilarsi la giacca ormai zuppa, mentre Niall si diresse immediatamente in cucina, nella quale trovo Alice, Elle ed Harry.

"Porca troia," fu quello che disse.

"Piove molto?"

"Troppo," si lamentò abbandonando gli acquisti sul bancone, sfilandosi la giacca e lanciandola su una delle sedie, lontana da lui. Si passò le mani sulle braccia nel tentativo di scaldarsi, per poi avvicinarsi ad Alice e baciare la sua guancia.

"Cos'avete preso?" domandò lei sorridendo.

"Un po' di tutto, ma niente di eccessivo. Non ci sarà così tanta gente."

"Ci siamo concentrati principalmente sul cibo," continuò Timmy entrando in cucina. Sfilò dai sacchetti gli snack appena comprati, cominciando a riordinarli nei vari mobili. "Niall ha le casse."

"E della buona musica," aggiunse il biondo aprendo un pacchetto di patatine, prima che Harry glielo strappasse dalle mani, le sopracciglia corrucciate ed un lieve sorriso divertito a marcargli le labbra arrossate.

"Se l'hai scelta tu non può essere buona."

Elle ed Alice si lasciarono sfuggire una risata, mentre Timmy si coprì la bocca e Niall fece la linguaccia all'amico, che sorrise di gusto distogliendo lo sguardo. Il biondo continuò a guardare Harry anche quando riprese la conversazione interrotta dal loro arrivo con le ragazze, affondando la mano nel pacchetto di patatine e portandole alla bocca una alla volta.

Nel corso delle settimane, Harry aveva ripreso colorito, un po' di peso e la giusta dose di energia. Gli erano perfino cresciuti leggermente i capelli, particolare che Niall non esitava a sottolineare ogni qualvolta si presentasse l'occasione. Una sera aveva ridacchiato di gusto nel vedere Elle raccoglierli in un piccolo codino con uno dei suoi elastici colorati, e aveva letteralmente riso fino alla sfinimento quando, il giorno dopo, Harry si era presentato a colazione allo stesso modo, dichiarando che, sì, avrebbe raccolto i ricci più spesso.

Nel complesso, Harry sembrava stare bene. Si sforzava di partecipare ai pasti insieme al resto del gruppo e si proponeva di raggiungere il centro di Doncaster quando avevano bisogno di fare la spesa – nonostante finisse per non andare mai, dal momento in cui tutti preferivano che rimanesse a casa per riposare. Zayn si era proposto di procurargli una serie di farmaci in grado di contrastare gli effetti depressivi dell'astinenza, e parevano funzionare. Lo aiutavano con la stanchezza e, quando si verificava, con gli sbalzi d'umore e l'irascibilità. Rideva e scherzava come aveva sempre fatto, chinando il capo e schiacciando le palpebre. Era sicuramente più silenzioso del solito, forse più riservato e solitario, ma nessuno glielo fece pesare. Pensarono che fosse normale. Più che comprensibile.

E ad Harry andava bene così. Non voleva che si preoccupassero per lui, o che notassero che le cose non stavano esattamente andando come pensavano. Perché sì, si sforzava di apparire tranquillo, sereno e riposato, ma la verità era che stava impazzendo.

Passava la maggior parte delle sue giornate nella propria stanza, nascondendosi nel letto e nelle sue coperte finché qualcuno non bussava alla porta. Dormiva così tanto da perdere la cognizione del tempo, svegliandosi alcuni minuti solo per ricadere nel sonno più profondo. Quando non dormiva e non raggiungeva i ragazzi al piano di sotto, Harry si rannicchiava su se stesso e si alienava dal mondo. Non pianse mai – probabilmente non ne vide nemmeno il motivo. Eppure era come se un'ombra scura avesse posato una mano sulla sua spalla, ricordandogli ad ogni istante della presenza di una sensazione troppo grande per essere sopportata, troppo difficile per essere compresa. E i farmaci aiutavano, ma non quanto avrebbe voluto. Annegava nei suoi pensieri fino a raggiungere gli abissi più bui, dimenticandosi come nuotare per raggiungere la superficie, così lontana da farsi quasi inesistente.

BITE [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora