CAPITOLO I - PARTE III

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CAPITOLO I - LA FAMIGLIA EVANS
TERZA PUNTATA

Era ormai passata una settimana, Petunia non aveva raccontato ai genitori lo strano accaduto al parco, sembrava esserselo dimenticata, o semplicemente non voleva pensarci, o forse pensava fosse un sogno. O forse perché la febbre le aveva dato alla testa: dopo quella strana domenica di luglio Tunia si era ammalata, ed era stata a casa tutta la settimana. 
Quella domenica di sole e di caldo, Lily era in casa, la sorella distesa a letto, addormentata, e i genitori in salotto che leggevano il giornale.
"Vado al parco, senza Tunia" pensò ad un tratto. Poi si ricordò di Severus. "Aveva sorriso, lui sapeva perché mi era cresciuto il fiore in mano. Devo parlargli" 
Scese piano le scale. I genitori erano assorti nella lettura di quello che si direbbe un interessante articolo, sprofondati nelle poltroncine blu del salotto, come ogni domenica, e non si accorsero di una matassa di capelli rossi che li osservava. Lily si schiarì la voce. La madre alzò lo sguardo.
«Mamma… ecco… Tunia sta male, e io vorrei… vorrei andare al parco… posso?»
La madre aggrottò le sopracciglia pensosa. Poi si sciolse in un ampio sorriso.
«Certo tesoro! Stai attenta, mi raccomando! Va' p…»
Il padre la interruppe.«Da sola? Con tutte le persone che ci sono in quel parco?»
«Ma, caro, in fondo, sono solo bambini che giocano! Petunia è molto malata, non possiamo certo aspettare che guarisca per mandare Lily al parco!»
«Per favore, papà!» implorò la bambina.
«Ma cosa fai da sola, al parco, senza nessuno con cui giocare?» chiese il padre, senza staccare gli occhi dal giornale.
«Papà, qualcosa da fare la troverò! In fondo, vado anche per riposarmi un po' e uscire! Per favore!»
Il padre ora si era lasciato prendere dalle parole della piccola.
«E va bene! Ma torna prima che faccia buio!»
«Certo papà, grazie!» e uscì di corsa.
Era caldo, e una ventata carica di profumo accolse Lily fuori dalla porta. Si sentiva libera. Libera di fare quello che voleva, di fare amicizia con chi voleva e di uscire senza la sorella, così troppo premurosa e attenta. Spiccò una corsa inarrestabile verso il parco. Era, come sempre, pieno di bambini, intenti a correre più veloce degli altri, intenti a fare la collana più lunga con le margherite, intenti a nascondersi meglio dietro gli alberi, mentre uno di loro contava ad alta voce i secondi. 
Il parco era un semplicissimo parco pubblico: un grande spiazzo verde coperto di fiori, filari di querce che lo delineavano e qualche gioco, un'altalena e uno scivolo blu. 
Lily individuò subito una sagoma scura, che si sbracciava, dalla parta opposta del parco.
«Severus!» gridò a pieni polmoni Lily, correndo verso di lui.
«Lily! Tua sorella non c'è?» 
Una volta raggiunto, Lily si schiarì la voce.
«No, è malata. Avevo bisogno di parlarti, Severus. Riguardo… Ecco… è assurdo…»
«Non è assurdo. È normale. Io so cosa sei» disse semplicemente lui.
«Che cosa intendi?» chiede Lily sospettosa.
«Siediti. Ti spiego.» 
Si sedettero sull'erba soffice, piena di fiori profumati.
«Vedi Lily, ti ho osservato in questi giorni. Ti ho osservato perché ero sicuro di quello che sei. Una strega».
«Non è una cosa carina da dire» osservò Lily. 
«In senso buono… una maga, se preferisci. So che probabilmente ti sembrerà impossibile, ma è così. Anche io sono un mago: mia madre è una strega e mio padre è un babbano, uno come tua madre, come tuo padre, come tua sorella. Ti sei mai accorta delle cose strane che fai accadere? Prendi come esempio il corvo. E il fiore». 
«Come fai tu a saperlo?» rispose accigliata Lily.
«L’ho visto. Non stavi sognando. Ti stavo osservando attentamente. Appena ti ho vista ho subito intuito che non sei come gli altri. Sei come me». Le parole gli uscivano a fiotti dalla voce, come se non parlasse da tempo. 
«Non ti devi preoccupare» disse poi Severus, che aveva notato la faccia spaventata dell’amica.
«Cosa devo fare? Io… non credo che… è impossibile… i maghi non esistono… voglio dire… le favole…» farfugliò Lily, confusa. 
«Vuoi una dimostrazione?» disse Severus, divertito. Lily annuì, sempre meno convinta. Severus estrasse dalla grande tasca dei pantaloni un pezzo di carta appallottolato. Lo stirò con cura, in modo che Lily potesse vedere. Lily si avvicinò. Il foglio era evidentemente una pagina di giornale, la prima. La testata recitava, in grandi caratteri neri La Gazzetta del Profeta. Abbassò lo sguardo. Lesse tra sé: “La Gringott acquisisce 100 goblin, provenienti da tutto il mondo”. Sotto al titolo c’era una grande foto. L’unico problema era che la foto si muoveva, come se fosse un video. Lily osservò l’immagine: c’era un grandissimo edificio bianco con una porta in legno enorme da cui entravano tanti piccoli esserini a due zampe, tutti ordinatamente in fila. Lily spalancò la bocca. Severus la guardò, divertito, poi disse:«Hai visto? La Gazzetta del Profeta è il giornale dei maghi, Lily». La guardò sorridendo, poi aggiunse:«Puoi tenerla se vuoi. Ne ho tanti a casa, la prossima settimana te ne porto uno intero, così potrai iniziare a leggere qualcosa, magari per aggiornarti sulle ultime notizie, prima di andare a Hogwarts». 
«Che cosa?»
«Hogwarts» disse Severus, come se fosse la cosa più normale del mondo.«La Scuola di Magia e Stregoneria che dovrai frequentare» continuò il ragazzo,«Quanti anni hai?» 
«Nove» rispose Lily in un sussurro. 
« A undici anni andrai a Hogwarts! Anche io ho nove anni! Magari poi siamo nella stessa Casa! Sarebbe bellissimo!»
«Scusa Severus, io temo di non avere capito. In che senso siamo nella stessa casa? E poi sono iscritta al collegio femminile di Gilwood! Non a Hogwarts! Hai fatto un errore! Io non sono una maga! Io sono una persona normalissima di Gilwood! Io…» ma si arrestò. Severus sorrideva. 
«Lily. Se dici che non sei una maga, come spieghi il volo e la strizzatina d’occhio di quel corvo e il fiore che ti era cresciuto sulle mani?» Lily non rispose. Lo fissò. Severus continuò «Ad Hogwarts ci sono quattro case dove ti smisteranno: Grifondoro, i più coraggiosi, Corvonero, i più intelligenti, Serpeverde, i più ambiziosi, e Tassorosso, i più leali. Il Cappello Parlante ti smisterà nella casa più giusta per te. Poi assisterai alle lezioni: Pozioni, Trasfigurazioni, Erbologia, Difesa Contro le Arti Oscure, Incantesimi, e tante altre! Ora ascoltami bene. Non raccontare a nessuno quello che ti ho detto, neanche a tua sorella. Mi crederanno un pazzo e non ti faranno più venire al parco. Ho ancora tante cose da raccontarti. Tantissime. Tieni nascosta quella pagina. Domenica prossima torna, e cerca di non portare tua sorella, se riesci». Aveva detto tutto in una volta. Respirò profondamente l’aria della sera, carica di odori,«Appena avrai compiuto undici anni riceverai una lettera da Hogwarts, con tutto il materiale necessario che andremo a comprare. Non farti troppe domande. La prossima volta ti risulterà tutto più chiaro. Ora devo andare».
Lily lo guardò. Si rese conto che si era fatto più buio.
«Anche io devo andare. Spero ti venire la prossima volta, senza mia sorella. Ciao, Severus!»
«Ciao Lily!» e si avviò, nell’oscurità. 
Lily tornò a casa. La sua testa era piena di domande. “Non farti troppe domande” aveva detto poco prima Severus. Come? Le domande erano troppe. Maga? Lily? Com’era possibile? Eppure quel corvo… Hogwarts? Scope? Incantesimi? Pozioni? Come? Perché? Chi? Cosa? 
Represse le domande e cercò di fare l’indifferente davanti ai genitori e alla sorella, raccontò di essersi divertita al parco e che tutto era andato benissimo. Poi corse in camera sua e sistemò la pagina di giornale nel suo comodino, ben nascosta, perché Tunia non la vedesse. 

La Grotta di CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora