CAPITOLO IV - PARTE II

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CAPITOLO IV - DIAGON ALLEY
SECONDA PUNTATA

Uscirono dalla Gringott e si fermarono a ragionare sul da farsi.
«Dove andiamo per prima?»
«Andiamo a comprare la bacchetta, che ne dici Lily?» propose Severus.
«Sì!» esclamò Lily. Era eccitata all'idea di possederne una...
Si diressero verso un negozio dall'aria angusta e sporca. Lily lesse l'insegna: "Ollivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.". Nella vetrina erano esposte diverse bacchette, che giacevano su un cuscinetto di feltro color porpora.
«Entrate, entrate, su...» incoraggiò la signora Piton, e fece entrare Lily e Severus, seguiti dai genitori, la sorella e poi entrò anche lei, chiudendosi la porta scricchiolante alle spalle. Era un luogo piccolo e buio, ma alle pareti Lily vide alti scaffali pieni di scatoline nere e lunghe, tutte contrassegnati da una piccola targhetta dorata. Tutto era silenzioso e immobile, e un odore acre di polvere e muffa riempiva la stanza.
«Buongiorno!» salutò un mago di mezza età, che era appena spuntato dagli scaffali. Era stempiato e aveva il viso solcato da rughe, ma non era vecchio. Aveva due occhi grandi e verdi come due palline da tennis, che spalancò all'arrivo del gruppo così numeroso.
«Quale onore... signora Piton» e si affrettò a baciare la mano di Eileen,«Benvenuti, giovanotti! Tutti ad Hogwarts?» chiese, rivolto ai tre ragazzi.
«Loro due» rispose la madre di Severus, indicando il figlio e Lily.
«Bene, bene... chi per primo?» chiese Ollivander.
Severus e Lily si guardarono.
«I-io» balbettò Lily. Fece un passo avanti.
«Come ti chiami, signorina?» chiese il signor Ollivander.
«Io sono Lily... Lily Evans».
«Bene, Lily, vediamo un po'... con quale braccio scrive?» chiese il fabbricante di bacchette, estraendo un metro dalla tasca.
«Uso la destra, signore» rispose Lily.
«Bene, signorina Evans, alzi il braccio... così...» E il nastro iniziò a misurare da solo: dall'ascella ai piedi, le gambe, la circonferenza della testa, la larghezza delle spalle, dalla punta delle dita di una mano alla punta delle dita dell'altra... Il signor Ollivander, intanto, vagava tra gli scaffali, alla ricerca di qualcosa che Lily non sapeva...«È la bacchetta a scegliere il mago, signorina, se lo ricordi bene...» continuava a ripetere. Il metro, dopo aver preso tutte le misure possibili e immaginabili, volò fino al signor Ollivander e ricadde nella sua tasca. Poi il prese una scatola, raggiunse Lily e la aprì. Una bella bacchetta di legno scuro giaceva sul cuscinetto.
«Legno di biancospino, 10 pollici esatti, anima di piuma di fenice... Forse può andare...» disse il signor Ollivander. Poi, vedendo che Lily guardava la bacchetta come se di lì a poco potesse parlare, aggiunse:«Su, su, la prenda e la agiti, forza!». Lily la prese con le mani che tremavano e la agitò verso uno scaffale. Quattro scatole volarono a terra rumorosamente. La ragazza rimise la bacchetta al suo posto velocemente.
«Oh, non importa» fece il signor Ollivander,«Non si poteva certo aspettare che azzeccassi la sua bacchetta al primo colpo!»
Poi il signor Ollivander raggiunse di nuovo gli scaffali, borbottò«Sì... questa dovrebbe essere quella giusta...», prese la bacchetta che stava guardando e la tese a Lily.
Questa volta, Lily, quando agitò la bacchetta, fu circondata da un alone di luce, lei sentì un'ondata di caldo provenirgli dalla punta delle dita e dalla sua bacchetta sprigionarono delle scintille rosse. Lily guardò la bacchetta incredula.
«Bene... molto bene... legno di salice, 10 pollici e un quarto, anima di corda di cuore di drago, sibilante... molto bene... bene... » disse il signor Ollivander,«Bene, avanti il prossimo!»
Il fabbricante di bacchette ripeté l'operazione con Severus.
«Molto bene... molto bene... legno di betulla, 12 pollici e un quarto, anima di crine di unicorno, abbastanza flessibile... sì, molto bene...» borbottò alla fine.
Lily e Severus pagarono sette galeoni ciascuno e se ne andarono, con la loro bacchetta stretta tra le mani.
«Magnifico!» esclamò il padre, una volta fuori. Alfred sembrava l'unico della famiglia che si stesse divertendo: la madre era sconvolta dell'esistenza del mondo dei maghi, Tunia sembrava perennemente scocciata.
«Ora dove andiamo?» chiese la signora Piton al gruppo.
«Prendiamo l'uniforme?» propose Lily, che non vedeva l'ora di vedere l'uniforme di Hogwarts.
«D'accordo» fece Eileen,«Di qua» e li condusse in un negozio vicino: "Madama Malkin, abiti per tutte le occasioni".
Il gruppo entrò nel negozio, li accolse una signora giovane vestita di porpora.«Hogwarts, ragazzi?» chiese a Lily, Severus e Petunia. Quest'ultima, che parva profondamente offesa di sentirsi dire per la terza volta che stava per andare a Hogwarts, sbuffò sonoramente. Non ci fecero caso.
«Solo io e la mia amica andiamo a Hogwarts» disse Severus, indicando Lily.
«Bene bene... sedetevi su uno sgabello che vado a prendere le vostre uniformi...»
I due ragazzi si sedettero sugli sgabelli al centro della stanza. Era un bel negozio, molto grande, pulito e colorato. Specchi di tutte le dimensioni e abiti esposti alle pareti lo adornavano. Madama Malkin tornò dopo poco, tra le braccia reggeva due uniformi nere. La signora iniziò a prendere le misure e appuntare con delle spille le uniformi ai due ragazzi, che stettero zitti e fermi finché Madama Malkin disse:«Bene! Siete a posto, ragazzi, fanno sei galeoni a testa».
I due ragazzi pagarono e, seguiti dal resto del gruppo, uscirono dal locale.
Impiegarono tutta la mattina a comprare pergamene, penne d'oca e inchiostro in Cartoleria, un bel calderone ciascuno di peltro nero da Il Calderone. Si fermarono per pranzare e mangiare un bel gelato nella Gelateria Florean Fortescue e poi ripartirono subito.
«Mancano ancora i libri» disse la signora Piton dopo qualche ora di giri,«E, per chi vuole, un animale».
«Tu lo prendi un animale?» chiese Lily a Severus.
«Oh... sì...non so quale però... » rispose Severus.
«A me piacerebbe un gatto... sì, un bel gattino...»
«Prima i libri» sentenziò Severus, fermo.
Il negozio Il Ghirigoro era stipato di libri fino al soffitto, di tutte le forme e dimensioni: grossi, larghi, quadrati, tondi, pelosi e minuscoli. Ci misero molto tempo, ma, dopo qualche ora, uscirono carichi di libri, quelli che avevano visto sulla lettera.
Il padre e la madre di Lily iniziavano a essere stanchi, e la ragazza li capiva: era tutto il giorno che giravano per negozi bizzarri e stravaganti. Ma Lily sperava di andare il prima possibile al Serraglio Stregato, dove avrebbero comprato il loro animale. Non rimanevano tanti soldi nella saccoccia di Lily, i libri erano costati davvero una fortuna, ma la ragazza era riuscita a convincere la madre sull'acquisto di un gatto.
«Basta che lo tieni in camera tua» disse Rose in tono perentorio: lei odiava i gatti.
«Promesso mamma» confermò Lily.
Si avviarono quindi nel negozio di animali, con le poche monete che tintinnavano allegramente nella borsa. Il Serraglio Stregato era un negozio vecchio e sporco, e puzzava terribilmente. Era rumoroso e, tra il raschiare dei topolini nelle loro gabbie, tra il miagolio dei gatti e i fischi acuti e prolungati di pipistrelli e gufi, Lily non sapeva cosa le desse più fastidio. La signora Bouchard, la proprietaria del negozio, era una donna giovane, tutta vestita di nero con pesanti occhiali scuri e un cappello a punta dello stesso colore.
«Benvenuti!» li salutò, felice. Il gruppo si limitò a salutare la signora con un cenno del capo e un mezzo sorriso.«Scegliete il vostro animale!»
Lily vagò per la stanza, alla ricerca del gatto che le piacesse di più. Ce n'erano davvero tanti, molti belli, altri decisamente inquietanti. Dopo un po' di tempo, avvistò un gattino piccolo e bianco, con due occhi dorati che la guardavano, pieni di speranza. Era molto carino, e Lily fu subito convinta a prendere quello. Prese la gabbia del gattino e la portò dalla signora Bouchard.
«Bene, bene! Quel gatto, a parer mio, è l'animale più bello di tutti!»
«Come si chiama?» domandò Lily.
«Honey. Ѐ una femmina» rispose la signora Bouchard.
Lily si guardò intorno: dov'era finito Severus? Con la gabbia ancora stretta fra le mani, vagò per il negozio alla sua ricerca.
«Lily! Lily!» la chiamò una voce. Lily si girò in direzione della voce e vide Severus, con un grosso pipistrello sul braccio.
«Sev!». Lily lo salutò con una mano e lo raggiunse.
«Guarda, Lily! Si chiama Rudy... non è stupendo?»
«Sì» mentì Lily,«Ma non si possono prendere i pipistrelli...»
«Già... infatti prenderò un gufo, che ne dici?»
«Magnifico!» esclamò Lily, sollevata.
«Beh, allora... paga il tuo gattino che dobbiamo andare all'Emporio del Gufo, là i gufi sono più belli» disse Severus.
Lily si assorbì tutte le raccomandazioni del caso da Madama Bouchard, pagò il suo gattino cinque galeoni e due falci e uscì dal negozio.
«Hai visto com'è bella?» chiese Lily alla sorella che, per tutta risposta, la guardò male e distolse lo sguardo.
Si avviarono all'Emporio del Gufo, un negozio grande coperto di piume, gabbie e gufi di tutte le dimensioni e colori. I rumori erano il debole frullio d'ali e i fischi acuti dei gufi, e c'era un odore sgradevole, di cacca e piume. Severus si lanciò alla ricerca di un gufo, e riemerse dopo qualche minuto con la testa arruffata coperta di piume e un uccello molto piccolo poggiato sul braccio.
«Si chiama Erebus, come il dio greco... » annunciò contento Severus.
«Quale dio? Io ho studiato la mitologia greca, ma non ho mai sentito parlare di un dio di nome Erebus...» domandò Lily.
«Sinceramente non lo so neanche io... Me lo ha detto il venditore che sta dietro a quel bancone laggiù; è stato molto gentile: mi ha anche fatto uno sconto!» esclamò Severus consegnando i galeoni avanzati alla madre.
«È così piccolo e carino!» intervenne Rose che era stata attratta da quel piccolo batuffolino e aveva iniziato a accarezzargli dolcemente la testa. Il gruppo uscì e si incamminarono verso il Paiolo magico. Si era fatto tardi e dovevano tornare a casa. Severus, camminando per le vie affollate di Diagon Alley, prese a spiegare ciò che il negoziante gli aveva detto sul suo piccolo gufo:«È piccolo perché è un elfo: gli elfi infatti sono gufi minuscoli e anche da adulti misurano circa 14,5 cm di lunghezza e non pesano più di 44 grammi».

La Grotta di CristalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora