CAPITOLO IV - DIAGON ALLEY
PRIMA PUNTATASi udì bussare alla porta. Erano tutti pronti: la madre, Rose, aveva preso parecchi soldi babbani, il padre, Alfred, aveva preparato gli zaini per tutti («Non si sa mai!»«Potrebbe venire a piovere!»«Potresti bagnarti i calzini!»«Potremmo perderci!»«Potrebbe venirci fame!») e la sorella pareva pronta al peggio, era vestita come se stessero per partire per andare in montagna, con la sciarpa tirata fino alla fronte, e con talmente tanti vestiti che sembrava grassa.
«Non andiamo al Polo Nord» aveva osservato il padre, sorridendo, rivolto a Tunia.
«Non lo puoi sapere» aveva risposto secca Petunia.
«Io lo so. Andiamo a Londra» aveva ribattuto subito Lily.
Ma adesso aveva udito bussare alla porta, e Lily fremeva di eccitazione.
«Vado io ad aprire!» urlò alla madre, e corse alla porta. La signora Piton e Severus entrarono, sorridendo e salutando.
«Tutti pronti?» chiese la flebile voce della signora Piton. Tutti annuirono silenziosi.
«Beh, andiamo!» esclamò ancora.
Uscirono tutti, Alfred si chiuse la porta alle spalle e seguì il gruppo.
Si avviarono alla stazione della metropolitana più vicina, la madre di Severus in testa, seguita da Lily e Severus, e subito dietro Alfred, Rose e Petunia, che camminava imbronciata.
«Io non volevo venire» Lily sentì protestare la sorella, poi udì la dolce e tranquilla voce della madre,«Non potevo lasciarti a casa da sola, e tu non ti potevi perdere una simile occasione di scoprire se tutte le cose che dicono di tua sorella sono vere!»
Presero la metropolitana e attraversarono quartieri su quartieri, fino ad arrivare nel cuore di Londra, strade affollate di persone e macchine. La madre sembrava molto decisa e camminava a passo svelto per le vie della città, decisa come lo era stato Severus nel condurre Lily a casa sua. Il gruppo faceva del suo meglio nel seguire la madre di Severus, e qualche volta Lily ebbe paura di averla persa per un attimo. Dopo qualche decina di minuti, Eileen Piton si fermò davanti a una locanda dall'aspetto sudicio. Un'insegna scrostata su cui era scritto Il Paiolo Magico era attaccata per metà al negozio. La signora Piton spinse la porta senza dire una parola e il gruppo entrò. Era una locanda spaziosa, con file di tavolini disposti ordinatamente e quadri appesi alle pareti. Ma, come Lily poté notare, il pub era sporco e polveroso.
«Cosa desiderate?» gracchiò una strega paffuta e dalle guance colorite quando vide entrare il gruppo.
«Per oggi niente, Carol. Andiamo a Diagon Alley» disse la madre di Severus.
«Ah capisco» Il suo sguardo saettò sui tre ragazzi«Andate a Hogwarts, eh?» chiese.
Lily e Severus annuirono, Tunia scosse la testa. Lo sguardo della barista indugiò su Petunia un attimo, e Lily pensò che si stesse chiedendo perché non andasse a Hogwarts anche la sorella, ma poi si rivolse alla madre.
«Non vi trattengo, oggi Diagon Alley è molto affollata, vi conviene sbrigarvi!» disse.
«Andiamo» disse la signora Piton, e uscì dal bar da una porta sul retro. Si ritrovarono in un piccolo cortile, circondato da un muro e erbacce. Lily notò parecchi bidoni della spazzatura. Poi la signora Piton estrasse dalla tasca la sua bacchetta e iniziò a batterla su alcune mattonelle del muro, facendo attenzione a non toccarne delle altre.
«Se batte su quelle mattonelle, il muro si apre e saremo a Diagon Alley» spiegò Severus a una sbigottita Lily. E infatti, dopo che la madre di Severus ebbe finito di battere la bacchetta sulle mattonelle, il muro vibrò, le mattonelle si spostarono... crearono un buco, sempre più grande, sempre più grande... finché un vero e proprio arco si spalancò davanti a loro.
«Ecco Diagon Alley» squillò Eileen. E Lily vide chiaramente, davanti a lei, una strada selciata tutta curve e ai suoi lati, negozi sbilenchi, colorati e bizzarri. Mano a mano che si addentravano nella strada, Lily si accorse della stranezza di quei negozi: esponevano di tutto e di più.
«Cappelli in tinta unita! Cappelli in offerta!» stava strillando un mago stempiato davanti a un negozio, con in mano qualche cappello che sventolava nell'aria. La strada era affollata di maghi e streghe, di ragazze e bambini, con in mano gufi, calderoni e bacchette nuove di zecca. Lily vide anche un bambino, che non poteva avere più di cinque anni, con un grosso topo tra le mani.
«Prima andiamo in banca! Seguitemi!»
Dopo qualche minuto, erano giunti davanti a un enorme edificio bianco, che Lily riconobbe immediatamente: la Gringott, la Banca dei Maghi.
«Questa è... » cominciò Severus.
« ... la Gringott» finì Lily.
Superarono gli scalini di pietra, e si fermarono davanti a un portale di bronzo. C'erano due omini in livrea, alti quanto le gambe di Lily, con una barbetta ispida e due occhietti piccoli e acquosi, e subito Lily pensò fossero goblin. I due goblin si piegarono in un buffo inchino e lasciarono passare il gruppo. La signora Piton aprì la porta di bronzo, e si trovarono di fronte una seconda porta, d'argento, su cui Lily poté notare una scritta:
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La Grotta di Cristallo
Fantasy«Vedi Lily, ti ho osservato in questi giorni. Ti ho osservato perché ero sicuro di quello che sei. Una strega». «Non è una cosa carina da dire» osservò Lily. «In senso buono... una maga, se preferisci. So che probabilmente ti sembrerà impossibile...