«Diobono, dove sono le mie caramelle?!» sbottò Michael.
«Non so dove sono le tue fottutissime caramelle di merda, Clifford» rispose Luke.
Erano passati circa due anni da quando Ashton e Healy erano morti e molte cose erano cambiate. Michael, per esempio, colmava la sua mancanza con le ”caramelle”: aveva sempre odiato quando Healy si drogava ma, facendolo, era come se avesse ancora qualcosa di lei a cui aggrapparsi. Era come se non fosse morta. Luke, invece, si trasferì a casa di Mac in modo da evitare problemi e stare il più vicino possibile a Miller, anche se gli dispiaceva abbandonare sua sorella, Jane però aveva Calum su cui contare. Mac, invece, aveva solo peggiorato il suo problema con l’achool.
Scese Mac dalle scale, scazzata «Potete chiudere quelle cristo di bocche? C’è gente che sta cercando di ubriacarsi in santa pace!» Appoggiò la bottiglia ormai vuota sul tavolo davanti a lei, si alzò e andò in cucina con l’intento di prendere un’altra bottiglia. Trovò Miller seduta davanti al tavolo che stava leggendo un libro. Accanto a lei c’era Luke che cercava di rollarsi una sigaretta.
«Miller, puoi anche smettere di far finta di leggere, tanto non ci casca nessuno» disse mentre si avvicinava allo scaffale dove teneva le scorte.
«E tu smettila di bere così non caschi per terra» rispose e Luke sogghignò. Mac si girò di scatto e fulminò con lo sguardo Luke che subito tornò serio.
Prese una bottiglia «sentite, piccioncini, io tolgo il culo da questo posto di merda per andare in un posto ancora più di merda.»
Si diresse fuori dalla cucina per andare alla porta di ingresso, prese il giubbotto sull’appendino e successivamente si trovò sulla strada.
Erano passati due anni e ancora non riusciva a toglierselo dalla testa: solo da pochi mesi capì che si era innamorata di lui anche se non c’era più. Ricordava ogni singola cosa di lui: la sua voce, i suoi occhi color verde, delle sua bellissima risata contagiosa, dei suoi capelli… Lo sognava anche. Lo sognava accanto a lei che la proteggeva, anche se ammetteva sempre che non ne aveva bisogno.
E tutto è stato per colpa sua.
Mentre camminava beveva di tanto in tanto un sorso dalla bottiglia e, quasi vicino al cimitero dove c’era Ashton, buttò la bottiglia vuota in un cespuglio.
Entrò nel cimitero e svoltò un paio di volte prima di arrivare davanti alla sua lastra. Si sedette sulla ghiaia fredda e incrociò subito lo sguardo con la fato sulla lapide: non rappresentava davvero la sua bellezza. Non andava al cimitero per pregare che la sua anima riposasse in pace, ci andava perché era l’unica persona che sentiva davvero vicina. E non aveva bisogno di parlare per esprimere quanto le mancasse. Non aveva bisogno di dimostrargli quanto tenesse ancora a lui, sapeva che lo sentiva.
L’unica cosa che rimpianse era di non avergli dimostrato niente di ciò che provava: uno stupido e rabbioso bacio dato senza significato. Cioè, sì, aveva significato ma in quel momento le piaceva e basta. Si chiedeva solo come sarebbero stati i baci adesso che lo amava e non lo poteva più riavere. Proprio mai più. Invidiava Luke e Miller: loro avevano la fortuna di (a) non essere morti (b) stare insieme e (c) amarsi, cose che ad Mac ed Ashton erano state private.
Ashton Fletcher Irwin
07.07.1994 – 17.10.2013
Spostò lo sguardo sulla data e le spuntò immediatamente un piccolo sorriso. C’era una linea ben incisa sulla data di morte e ricordava anche tutte le minacce che fece per quella piccola linea. Preferiva pensare che neanche la pompa funebre voleva che Ashton fosse morto. Pensava che nessuno in verità lo volesse.
Ashton era quel tipo di ragazzo che socializza subito e, con la sua risata, rallegrava la giornata di chiunque. Mac l’aveva sentito ridere poche volte e se ne pentiva. Sarebbe morta lei al suo posto pur di sentirlo ridere.
Non lo conosceva poi così tanto bene ma ogni tanto, dopo il giorno della sua morte, si piazzava dietro la porta e sentiva le varie storie che raccontavano Luke e Michael, Calum invece aveva deciso di andarsene con Jane.
La sua storia preferita era quando entrò nella loro scuola per la prima volta. Anche se “teoricamente” andavano nella stessa scuola, lei, per quelle poche volte che si presentava durante l’anno, non l’aveva mai notato. Aveva due anni in più degli altri tre ma questo non impedì loro di prenderlo un po’ in giro. Gli raccontarono che ogni persona che iniziasse per la prima volta in quella scuola doveva, all’ora di pranzo, togliersi la maglietta e urlare. Lo fece e tutti nella mensa iniziarono a ridere. Da quello che capì sembrò che lui fosse confuso ma poi Luke gli disse, dopo aver riso parecchio della sua figura di merda «amico! Stavamo scherzando. Pensavamo che non ci credessi! E’ stato epico. Peccato che non ti abbia ripreso: il video mi avrebbe aiutato durante i miei momenti di depressione.» E fu così che si conobbero la prima volta.
Dopo circa un’ora tornò a casa. Mentre si avvicinava, vide Michael salire su una macchina. Sicuramente era Greg: avevano preso l’abitudine di incontrarsi il pomeriggio e andare a sparare a lattine, tanto per tenersi allenati.
Arrivò davanti all’ingresso e notò che sul tappeto c’era un foglietto accartocciato. Lo aprì e vide solo una righetta disegnata. Lo osservò per bene prima di arrivare al fatto che non significasse niente: forse l’aveva buttato qualcuno. Entrò in casa e appese il giubbotto all’appendino e teneva sempre il foglietto tra le sue mani. Pensò che fosse Luke ad aver buttato il foglietto per strada: da quando si era trasferito con loro, oltre al cervello, erano andate a puttane le sue buone maniere. Andò in cucina ma non trovò nessuno e aveva paura di andare a cercare e trovarli in uno stato imbarazzante, cosa che fece. Erano appiccicati e sdraiati sotto le coperte nudi che si stavano baciando.
«Mio dio, che schifo!» disse Mac «potete smettere di fare quello che state facendo in questo momento, per favore?»
Miller rise e Luke rispose «ah, tranquilla cara. Già abbiamo finito.»
«Si,però questa scena mi rimarrà in testa per sempre.»
Chiese a loro anche chi avesse buttato il foglietto fuori.
Ma nessuno l’aveva fatto.
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Anarchy || 5sos
FanfictionNon per tutti la vita ha in programma un'esistenza felice. Alcuni nascono crescono e muoiono accompagnati dalla felicità; altri se ne vanno senza averla mai provata. Per alcuni tutto è sempre semplice; per altri il destino è crudele. Alcune perso...