Twins.

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Touch me someone
I'm too young to feel so
Numb, numb, numb, numb
So give me just enough to

Make me feel something, something
Make me feel something, something

(Feel Somenthing - Jaymes Young)


2. Twins.

«Ne farò fare una copia anche a te oggi.» la avvisò Keigo, mentre apriva la porta del suo attico, con una carta plastificata. Gli bastò semplicemente poggiarla sopra ad uno scanner, ed il click della porta si udì forte e chiaro. 

La giovane aveva con sé una valigia abbastanza grande, in cui erano contenuti dei vestiti che acquistò con il denaro ereditato dai genitori, probabilmente deceduti alla sua nascita, alla loro nascita. Ad entrambi piacevano le felpe oversize, nonostante a lei quelle di Yuu andassero enormi a prescindere, essendo molto più alto di lei. Le piaceva indossare gli indumenti che appartenevano a lui, oltre al fatto che avevano il suo odore impregnato, è come se lui fosse sempre lì presente per proteggerla. 

«Ti sta enorme!» disse scherzosamente, per poi ridacchiare.

«Ma mi piace, poi è tua.» ribatté la ragazza rannicchiandosi teneramente in quella felpa di almeno due taglie più grandi della sua.

«Ti piace tutto ciò che appartiene a me?» sapeva già la risposta, ma trovava adorabile sentirselo dire, soprattutto da lei. 

«Certo, onii-chan.» gli mostrò uno dei suoi sorrisi più allegri e sinceri, lo faceva molto spesso, gli voleva un bene dell'anima.

Giunta davanti alla porta della sua presunta camera, Yoko tirò un sospiro e la aprì. C'era un letto matrimoniale al centro di essa, a destra un armadio molto grande composto da specchi, e a sinistra una scrivania accompagnata da delle librerie. Era neutrale, come se Keigo sapesse già di ricevere ospiti, infatti la curiosità non esitò un attimo a salire.

«Perché avevi già una stanza pronta?» il ragazzo esitò un attimo nel rispondere, come doveva agire in quel momento?

Non posso dirglielo, non così.

«I miei genitori tempo fa mi venivano a trovare, per questo ho una stanza in più.» era stato il più credibile possibile, infatti alla ragazza assalirono anche dei leggeri sensi di colpa.

«Come mai ora non ti vengono più a trovare?» non si era mai preoccupata più di tanto per qualcuno, ma sapeva cosa significasse non poter più vedere qualcuno a cui si tiene, per questo si sentiva anche un po' presa in causa. 

«Durante il periodo in cui All Might si ritirò, non ebbi minimamente del tempo concreto, e raramente ero a casa, da lì li sento per via cellulare.» 

«Non lasciare che il lavoro te li porti via.» era stata molto sincera, ed Hawks era riuscito a percepire un'immensa tristezza riposta in lei, solo grazie ad una semplice e banale frase.

«Assolutamente.» le sorrise riconoscente, si sentiva dispiaciuto per aver raccontato una frottola bella e buona, ma non poteva fare altrimenti.

Il ragazzo fece per richiudere la porta, e per lasciare che la diciassettenne si ambientasse un po', sia nel sistemare, e sia per far si che sentisse quella camera tutta sua. Sistemò tutto per bene, e ripose la valigia sotto al letto, per poi buttarsi al di sopra di esso. Tirò un ennesimo lungo sospiro, ma stavolta era un sospiro appartenente alla stanchezza, essendo che la sera prima non aveva chiuso minimamente occhio. 

𝐌𝐲 𝐒𝐚𝐯𝐢𝐨𝐫. ᴴᵃʷᵏˢ ˣ ᴼᶜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora