"Ci vorrebbero due mani per cercarsi,
per prendersi di peso dai problemi e sollevarsi.
Ci vogliono carezze ci vogliono gli schiaffi,
solo se persi rischiamo di ritrovarci.
E mentre il sole allunga l'ombra all'altalena,
una bambina sogna di essere sirena.
Il vento sulla schiena.
La danza di una falena.
C'è il lunedì che è meglio di un sabato sera.
Facciamo presto a dire amore,
poi l'amore è un po' un pretesto.
Per legarci mani e gambe io non riesco,
a stare più senza te.
Più senza te.
Mai più senza te"
Annalisa - Direzione la vita.
(L'ascolto della canzone è facoltativo.)
<<Se n'è andato.>> Ripetette ad alta voce, la frase che le rimbombava in testa.
Stéphane non poteva crederci: si erano addormentati abbracciati e al risveglio, l'unica cosa rimasta sull'altro cuscino, era un semplice pezzo di carta.
<<Mi dispiace per essere scappato senza salutarti, ma è stato molto meglio così. Tra noi, non poteva funzionare. Stammi bene.>> Lo strappò in mille pezzi, soprattutto dopo averlo riletto per la decima volta. Non ne voleva più sapere di uomini, l'unica cosa che sapevano fare bene, era scappare come dei codardi non appena capivano di provare qualcosa in più. Tipico degli stronzi, e lo sconosciuto, lo era eccome. Apparteneva a grandi linee a quella fascia di categoria; l'aspetto fisico di un angelo, ma l'astuzia del peggior giocatore d'azzardo.
Si era lasciata ingannare dal suo misterioso fascino, e si sentiva una stupida per questo.
Infondo, era propriamente inutile pensarci: non lo avrebbe rivisto mai più, quindi, addio problemi.
Si guardò allo specchio, e per un attimo, percepì ancora il dolce tocco delle sue mani sui fianchi. Scosse il capo e si costrinse a non pensarlo, ma la verità era stampata a caratteri cubitali sul suo viso: profonda amarezza e delusione.
Chiuse a metà la valigia, le mancavano poche cose da sistemare. Ben presto, sarebbe tornata alla noiosa vita normale, e come se non bastasse, avrebbe anche dovuto ascoltare senza obiezioni il fratello maggiore.
Scese di sotto solo dopo aver pranzato in camera, pronta per pagare le ultime spese e tornare a casa.
Che poi chiamarla "casa", era un grande parolone. Per circa quattro anni, in particolare il periodo dell'adolescenza, aveva vissuto in America, conosciuto persone eccezionali, come il mago del pallone, che le aveva insegnato a giocare a calcio.
Quella poteva essere considerata la sua famiglia, certo acquisita, ma sempre tale da affibbiarle quest'importante definizione.Dall'altra parte del mondo, Jude era appena atterrato in Giappone. Le sue preoccupazioni, erano sparite non appena l'aereo lo aveva portato via da quel posto. Grazie a Caleb, sapeva che la sorella studiasse all'estero, quindi poteva starsene tranquillo. Non l'avrebbe più rivista ed un po', gli dispiaceva.
Era stato molto meschino a lasciarle un misero biglietto, ma non si sentiva in grado di affrontarla, o forse, non voleva per paura di scoprire di essersi affezionato più di quanto realmente volesse.
Ad attenderlo all'esterno dell'aeroporto, c'era il suo fidato collaboratore ed amico, David. Ne avevano passate tante insieme, e questa, era soltanto un'altra avventura da cominciare e portare a termine.
Il creatore di questa rivolta, aveva deciso di creare la loro sede alla Royal, ma prima di potersi sistemare al suo interno, lui insieme al turchese, avevano il compito di scoprire gli infiltrati del quinto settore.
<<Ma guarda chi si rivede, com'è andato il viaggio?>> Domandò ad alta voce il compagno camminandogli incontro. Si strinsero la mano, e il rasta, lo rassicurò subito con un accenno di sorriso.
<<Poteva andare meglio, il signore al mio fianco, ha russato per tutto il tempo!>> Fece una delle sue solite smorfie, facendo ridere il giovane che stava di fronte.
<<Sono cose che capitano. La vacanza invece? So che non sono fatti miei, ma sembri strano e questa cosa mi preoccupa.>> Recuperarono il bagaglio dal nastro trasportatore, avviandosi poi, verso l'uscita.
<<Preoccupa anche me se proprio lo vuoi sapere, ma non so spiegarti il motivo.>> Mentì in maniera impeccabile senza farsi scoprire.
<<Cerca di riprenderti, devi essere lucido. Anzi, dobbiamo.>> Si corresse nella frase successiva, ormai erano partner.
<<Appena torni a casa, telefona Stonewall. Ha delle informazioni da darti.>> Annuì mentre si accomodava al posto del guidatore, gli era mancata così tanto la sua auto.
Per un attimo si immaginò di avere al suo fianco la sua bellissima sconosciuta, ma subito scosse la testa tornando sui suoi passi.
Non appena varcata la soglia dell'immensa villa che il padre aveva lasciato in eredità, prese il cellulare provando a contattare l'ex pelato.
<<Finalmente sei arrivato, non ne potevo più di aspettare.>> Innescò il viva-voce, iniziando a sistemare tutti i vestiti. La sua governante sarebbe tornata solo l'indomani, quindi, si doveva adeguare.
<<Anche io sto bene, e tu?>> Lo prese in giro, sentendo tuttavia, un piccolo briciolo di rimorso.
<<Poco lo spiritoso moscone. Le lezioni inizieranno martedì, quindi domani sei libero di organizzarti come ti pare.>> Sospirò, felice di ascoltare una buona notizia.
<<Per quanto riguarda l'infiltrato esterno?>> Chiese curioso, infondo, avrebbero dovuto affidare a quest'ultimo la parte più importante.
<<Non preoccuparti, è una persona fidata. Non potevo scegliere di meglio.>> Si vantò il castano dall'altra parte del telefono.
<<Spero per te che sia davvero così.>> Alzò gli occhi al cielo, infastidito come al solito dalla sua presunzione.
<<Uomo di poca fede. Ora ti saluto, devo chiamare anche mia sorella, ci aggiorniamo.>> Non lo lasciò nemmeno ribattere, che chiuse la chiamata.
Era bastato solo nominarla, questo bastava per far in modo che il cuore, cominciasse a battere forte. Jude, si chiedeva seriamente come stesse e come l'avesse presa.Non sapeva, che l'avrebbe rivista molto presto. Lui conosceva la sua identità, la ragazza invece, ne era completamente ignara.
Quest'ultima, era appena tornata. Aveva prenotato un taxi, ed ora, stava aspettando che il maggiore le aprisse la porta.
<<Ma guarda un po' chi è tornata, la scocciatrice.>> Allargò le braccia per invitarla ad abbracciarlo, e così fece. Si strinse al suo petto, e per un attimo, lasciò scivolare via tutto quello che era successo in quei maledetti sette giorni.
<<Ammettilo che ti sono mancata e che non ne potevi più di stare da solo.>> Disse lasciando un tenero bacio sulla sua guancia.
<<Solo un poco.>> Rispose prendendole dalle mani la grossa valigia nera, aiutando a sistemarla sul suo letto.
<<Questa stanza, ha bisogno di un bel restauro. Avevo dei gusti pessimi quando ero piccola.>> Parlò ad alta voce, buttandosi a capofitto sul materasso.
<<Anche questo va assolutamente cambiato.>> Non appena si era lanciata, aveva sentito tutte le molle scricchiolare.
<<Se vuoi, domani prendi la macchina e vai a comprare tutto quello che ti serve. Io non posso venire, aspetto un amico per parlare della rivoluzione.>> Si intromise Caleb, che l'aveva ascoltata dal corridoio.
<<Siete una noia mortale, potreste anche divertirvi ogni tanto.>> Si girò stendendosi di pancia, ripensando a tutti i bei momenti passati con i suoi amici americani: le passeggiate notturne, i grandi falò sulla spiaggia, le gare di skate e tanto altro.
<<Lo faremo quando tutto finirà, anche se conoscendo Sharp, con lui sarà impossibile fare qualche cazzata.>> Si sedette sul bordo del letto dopo averlo nominato.
Peccato che non sapesse chi fosse in realtà.
<<Parli di lui come se fosse un tuo nemico, ma in realtà scommetto che vi volete un gran bene, giusto?>> Alzò di scatto il busto abbracciandolo da dietro. Litigavamo spesso, ma tra le sue braccia, si sentiva protetta e al sicuro.
<<All'inizio non andavamo molto d'accordo. Io ero una gran bella testa calda, lui... poteva essere semplicemente definito come uno strano presuntuoso.>> Iniziò a spiegare, mentre gli accarezzavo i capelli.
<<Presuntuoso lo è ancora oggi. Tuttavia, è una delle poche persone, che può veramente permettersi di esserlo.>> Chiuse gli occhi, rilassandosi al gentile tocco della sorellina. Lei non lo sapeva, ma aveva sentito la sua mancanza ogni singolo giorno. Per anni, era stata la sua unica ancora di salvezza, soprattutto quando i genitori gli avevano voltato le spalle. Non era mai stato un tipo dolce, gentile, premuroso: con Stéphane, gli usciva naturale.
<<Martedì, finalmente lo conoscerò. Sembra un tipo difficile, non vedo l'ora di presentarmi alla persona che è diventata così amica a quello scorbutico di mio fratello.>> Parlò in terza persona del diretto interessato, che nel frattempo si girò per farle il solletico.
<<Ritira immediatamente quello che hai detto brutta stronza!>> Provò ad allontanarlo con la forza delle braccia, ma contro quel corpo così muscoloso, non poteva fare altro che tentare di scappare.
<<Ritirare la verità, e perché dovrei?>> Cacciò fuori la lingua, e poi, gli baciò il piccolo naso.
<<Comunque non mi preoccupo di Jude, non l'ho mai visto interessarsi ad una donna. Per lui, contano in primis gli affari, ed il calcio.>> Storse le labbra in una smorfia al suono di quella frase, non sopportava chi invece di dare spazio all'amore, preferiva darlo al successo ed al denaro.
<<Ecco! Stavo per dire la stessa cosa di te, mi basta la tua espressione. Non andresti mai d'accordo con un tipo del genere!>> Scoppiò a ridere il castano, mentre si alzava per recarsi in cucina.
<<Ora ti lascio riposare, ti chiamo non appena arriva la pizza. Margherita, giusto?>> Annuì in risposta, pronta per un bel bagno caldo./Spazio Autrice/
Siamo finalmente arrivate all'inizio della storia vera e propria. Jude si aspetta che lei sia tornata in America; Stéphane invece, non sa che l'amico di suo fratello, è in realtà il bellissimo sconosciuto che l'ha lasciata senza nemmeno salutarla. Non vedo l'ora di scrivere il fatidico incontro, anche se, potrebbero volerci almeno altri due capitoli.
Spero vi stia piacendo, tanto quanto la sto amando io. Inoltre, si aprono le scommesse sul loro primo incontro.
-Secondo voi, come sarà?
Ci sentiamo molto presto, la vostra S.
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Innamorarsi per caso - Jude Sharp - IN PAUSA
Fanfiction/La storia, contiene contenuti molto espliciti. Se siete suscettibili, non leggete!/ Essere Stéphane Stonewall, non era affatto facile. Stare lontana da casa per quattro anni, ha fatto si che la castana potesse formarsi autonomamente, senza riperco...