/Il sogno/

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"A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene.
Il cerchio della vita impone che per un re leone vivano almeno tre iene.
Gli amici ormai si sposano alla mia età, ed io mi incazzo se non indovino all'eredità.
Forse dovrei partire, andarmene via di qua, e cambiare la mia vita in toto,
tipo andando in Africa"
Pinguini Tattici Nucleari - Ringo Starr.

(L'ascolto della canzone é facoltativo.)

<<Ti vuoi muovere?>> Il rasta la ridestò dai suoi pensieri. Non poteva crederci, davvero la sua mente perversa, aveva immaginato tutto ciò? Niente manette, nessuna posizione ambigua, ma solo una leggera eccitazione fra le gambe a ricordarle che niente era successo?
<<Sì, arrivo.>> Ancora troppo scombussolata, camminò lentamente per la paura di non reggersi in piedi. Si mantenne a larga distanza, non voleva commettere una delle sue solite sciocchezze avventate. Sapeva di essere incoerente: prima non lo vuole nemmeno vedere, poi sogna ad occhi aperti di essere posseduta sulla sua scrivania. Troppo surreale, aveva persino presupposto le emozioni del suo "amato" comandante.
Il suo studio, non si trovava su una cima di scale isolato da tutto il resto; né tantomeno, la stanza era così ordinata come in realtà pensava.
<<La vuoi smettere di comportarti come una bambina?>> Domandò, chiudendo la porta a chiave per non essere disturbato.
<<Faccio la bambina? Sei stato tu ad iniziare in palestra, io mi sono solo difesa!>> Esclamò, iniziando a camminare avanti ed indietro per calmare i bollenti spiriti. Lui sapeva che aveva torto, ma allo stesso tempo, non avrebbe voluto dargliela vinta. Avanzò fino a fermarsi sulla scrivania in legno, non riusciva a ragionare lucidamente in sua presenza.
<<È meglio che rimani qua fino alla fine degli allenamenti.>> Parlò seriamente, girandosi per osservare una sua eventuale reazione.
<<Ai suoi ordini, comandante.>> Scandì bene quest'ultima parola, guardandolo dritto negli occhi, o almeno, per quanto fosse possibile a causa della sua strana montatura.
La mente di Jude, si spense a quella sorta di provocazione. La gonna corta, i capelli mossi che le scivolavano lunghi sulle spalle, non l'aiutavano di certo. Sta di fatto, che le avrebbe seriamente fatto vedere chi tra i due, impugnava il controllo.
<<Stai giocando con il fuoco, vedi di smetterla.>> Chiarì prima di commettere una sciocchezza, e mandare a monte la promessa fatta a se stesso.
<<E perché dovrei?>> Si abbassò con la schiena, per prendere un libro che aveva attirato il suo interesse.
<<Il principe, di Machiavelli. Chissà perché dubitavo che ce lo avessi.>> Disse la castana. L'altro non stava ascoltando nulla, pensava semplicemente al bel fondoschiena che aveva mostrato calandosi, inconsapevolmente, o forse no.
<<Ti dispiace se mi siedo?>> Non aspettò nemmeno una risposta, che si sedette sulla scrivania, a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. Accavallò le gambe e iniziò a sfogliare il grosso tomo.
La sottile vena erotica del gesto, mandò a puttane l'autocontrollo dell'uomo. Si alzò di scatto spaventandola, e dopo averle allargato le gambe, strinse i suoi fianchi e si catapultò con aggressività sulle sue labbra. Per un breve istante, gli sembrò di ritornare in vacanza, quando poteva fare ciò senza aver paura di essere respinto.
<<Ma che cazzo fai, non puoi baciarmi quando ti pare!>> Lo spinse lontano, anche se non avrebbe voluto. La situazione fra loro, non poteva andare avanti di tira e molla.
<<Ah no, non posso?>> Incrociò le braccia alzando un sopracciglio.
<<No, non puoi.>> Provò a liberarsi dell'estrema vicinanza tra i loro corpi, ma il ragazzo, non glielo permise.
<<Mi lasci stare?>> Chiese, provando ad allontanarlo con i palmi delle mani. Questi furono bloccati da una mano di Jude, mentre con l'altra libera, accarezzò il labbro inferiore di lei.
<<Per ora ti lascio in pace, ma non provocarmi più così se non mi vuoi vicino.>> Recuperò un'agenda beige dal cassetto, e senza dire nulla, uscì dalla stanza chiudendola all'interno.
Dopo che ebbe udito il rumore esterno della serratura che veniva chiusa, scattò verso di essa provando ad aprirla: ma fu tutto inutile.
<<Quel bastardo mi ha segregata qua dentro, ti odio!>> Diede un pugno al muro, bestemmiando subito dopo per il dolore. Si guardò attorno, ed improvvisamente un'idea le balenò in testa. Si trovava nel suo ufficio, e quale occasione migliore per mettersi a frugare fra le sue cose?
Ne approfittò per accendere il computer, e dopo aver provato con alcune password, decise di passare alle maniere forti hackerando il sistema con un software sul suo cellulare.
Scoprì di alcune email arrivate sul suo indirizzo di posta elettronica, scambiate con il direttore della Royal Academy. Si parlava di quanto fosse importante seguire le regole imposte dal quinto settore, e quest'ultimo, si congratulava con il Signor.Sharp per aver subito accettato.
La giovane, che non era a conoscenza di molti dettagli del piano, diede subito per scontato il fatto che stesse tramando alle loro spalle, tradendo anche la fiducia del suo migliore amico.
Pretendeva delle grosse spiegazioni, infatti, non appena Jude varcò la soglia, fu subito pronta ad attaccarlo.
<<Cosa cazzo significano questi messaggi?>> Alzò subito la voce girando lo schermo verso il diretto interessato, che senza scandalizzarsi, si accomodò esattamente di fronte a lei.
<<Nulla che possa interessarti, chi ti ha detto di metterti a curiosare?>> Aveva seriamente pensato di sbranarlo vivo, ma si diede un contegno e con tono sommesso, rispose.
<<Non fare il finto tonto cambiando discorso, sei una loro spia?>> Si alzò di scatto poggiando i palmi delle mani sulla scrivania, posizionandosi più in avanti per averlo vicino.
<<Sei esilarante.>> La osservava divertito, ma anche un po' irritato.
<<Ti ho appena scoperto, e l'unica cosa che sai dirmi è questa?>> Stanco di quelle inutili domande, le prese il viso stringendole le guance e con la mano libera, poggiò gli occhiali sul tavolo.
<<Se non fossi la sorella di Caleb, a quest'ora le tue natiche sarebbero già state schiaffeggiate per bene. Perciò piccola insolente, sparisci prima che perda definitivamente la pazienza.>> A quelle parole, arrossì di botto ricordandosi della scena immaginata quella stessa mattina. Si tirò indietro, mostrando una finta smorfia di disgusto e senza dire altro, camminò a grossi passi verso la porta, fermandosi solo per dire un'ultima cosa.
<<Sorella o meno, non te lo avrei permesso a prescindere.>> Dopodiché, si udì solo il suono stridulo della porta di ferro che veniva richiusa con forza.

Innamorarsi per caso - Jude Sharp - IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora